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Un viaggio sentimentale, una spirale di ricordi e di passioni. Una riflessione riguardo la vita ed il suo tramonto. “The Last Bus” è uno tra i capolavori della rassegna “panorama internazionale”, proiettato al Bifest nella serata del 30 settembre al Teatro Petruzzelli.
Nella giornata del 1 ottobre, al Teatro Margherita, l’onore per la stampa di poter ascoltare l’intervento del grande Timothy Spall.
Un interprete versatile e sempre capace di trasformarsi e metaforicamente di evolversi costantemente. Sempre capace di interpretare personaggi difformi con la stessa intensità.
Dal teatro britannico (fondamentale per la formazione classica dei migliori attori della tradizione angolossassone) a Peter Minus in “Harry Potter”, passando per “Sweeney Todd” di Tim Burton come braccio destro del crudele giudice Turpin (l’indimenticabile Alan Rickman) fino all’apoteosi nel 2014 con “Turner”, con l’interpretazione del tormentato artista che gli valse il premio miglior attore protagonista a Cannes.
Un racconto che comincia con un educato e tipicamente britannico “Good Afternoon” e che ripercorre le passioni di Mr. Spall con stile ed eleganza.
In ogni interpretazione c’è sempre passione, capacità di interiorizzare la crescita di un personaggio analizzandone il percorso (specialmente in caso di profili peculiari, dimenticati o persino detestati dal pubblico).
Nel caso di “The Last Bus” , racconto di un anziano 90enne, Spall racconta di come il suo personaggio sia stato modellato mettendone in evidenza idiosincrasie e difficoltà. Il protagonista è un uomo malato nel fisico ma guidato da una straordinaria forza di volontà, con sogno incorruttibile ed un desiderio di vivere un’ultima odissea per raggiungere un risultato importante. Uno spirito indomito che anima un corpo malato, prostrato e sfibrato che combatte contro gli spettri del suo passato.
Come ricorda Sir. Spall anche un pezzo di carta lasciato sulla strada può essere un pericolo per un anziano che avrà la medesima mobilità ridotta e difficoltà sia nello scende da un marciapiede che nel salire un gradino. Per i giovani è una banalità, per gli anziani è come attraversare il Nilo e risalire la vetta di un vulcano. Un’impresa a dir poco titanica.
“The Last Bus”, il cui titolo è una grande e romantica allegoria, è un viaggio di consapevolezza ed accettazione , il “canto del cigno” di un uomo che rinasce psicologicamente con l’ultima epopea della sua vita, confrontandosi con un presente di modernità e che si evolve con intensità a tratti disarmante.
Spall impreziosisce l’intervento raccontando al pubblico la sua passione per i viaggi (e le imprese passate fra le onde del mare tra cui la ripetuta circumnavigazione del Regno Unito). Per Sir Spall un viaggio è sempre un’esperienza significativa, in cui il percorso ha sempre un valore intrinsecamente superiore rispetto alla nota meta. Tra i luoghi del cuore di un attore straordinario da quest’anno anche Bari, oltre alla sua amata Londra, dove vive sulle sponde del Tamigi.
Capace di animare i volti di grandi icone della settima arte, di catturare l’attenzione ed il plauso della critica internazionale per bravura, eleganza, ed eccellenza artistica, capace di prestare la voce in capolavori di animazione come “Galline in Fuga” , “Alice in Wonderland” ed “Alice attraverso lo specchio”, Sir. Spall conclude raccontando l’importanza dell’analisi psicologica (oltre che fisica) dei personaggi, con un focus deciso su background e ricordi.
Per ogni ruolo, Sir. Timothy Spall scava a ritroso nel passato, dall’infanzia e le relative esperienze fino al momento in cui la vita, prendendo il sopravvento, spalanca le porte alle azioni ed alle gesta. Quella di un grande attore è la ricerca della perfezione, e conoscendo i personaggi peculiari, malvagi e spesso tormentati quanto misteriosi portati sul grande schermo, quella di Spall è una dissezione psicologica di grande profondità e profondo fascino, proprio come il loro interprete che ha onorato il Bifest della sua splendida presenza.
A cura dell’inviato Alarico Lazzaro