Tempo di lettura: 4 minuti
Ilare, dissacrante, drammatico e commovente quanto i ruoli e le prove attoriali nella gloriosa carriera del suo indiscusso protagonista : Michael Caine.
“Best Sellers” di Lina Roessler approda al Teatro Petruzzelli per l’Anteprima Internazionale del Bifest del 29 settembre (serata che si apre con un lungo video con i volti ed i sorrisi dei grandi del cinema che hanno calcato il palco del Teatro nelle precedenti 11 edizioni del festival).
Un’opera convincente e che fin dalle prime battute sa come catturare l’attenzione dello spettatore.
Cinematograficamente parlando, la vita di un burbero, solitario e disilluso scrittore in crisi può ramificarsi con due esisti possibili: il primo è quello della follia, delle visioni, di una lenta discesa nel baratro (ed in tal caso è assolutamente consigliata la visione del film “Secret Window” con Johnny Depp, thriller tratto da una novella del maestro del brivido Stephen King), alternativamente il genio creativo prevale sui profondi dissidi interiori come nel caso di “Best Sellers”.
Così quando la nota casa editrice Stanbridge entra in crisi, la giovane e neo-direttrice Lucy ( interpretata da una splendida Aubrey Plaza e nel film figlia del noto predecessore Joe Stanbridge, editore di successo e volto del mondo della cultura americana) reputa una buona idea rintracciare l’ormai anziano Harris Shaw, autore di uno dei grandi titoli di successo nel passato della Stanbridge, per provare a salvare la storica impresa dal fallimento o dalla vendita.
Nonostante l’iniziale diffidenza, il vecchio decide di onorare gli antichi accordi che lo legano alla casa editrice e decide di partire in tournée con la giovane, periodo durante il quale emergeranno ricordi, segreti, dissidi e le differenze psicologiche dei due protagonisti.
Shaw è l’antitesi di Lucy. Scontroso, solitario, burbero, irascibile, sprezzante verso la vita e perfino verso la propria arte, tanto da reputarla un’insieme di “coglionate”.
Dal rifiuto di Shaw di leggere passi del proprio libro dinnanzi ai critici (che disprezza) ed ad un pubblico più giovane (che considera poco incline alla condivisione di riflessioni ed alla divulgazione culturale), il regista rappresenta sullo schermo i drammi della società moderna.
Shaw spopola sui social grazie agli hashtag ed ai commenti a seguito di alcune dissacranti performance pubbliche, ma il suo libro accumula polvere sugli scaffali e le vendite sono un fallimento.
L’ultimo romanzo dello scrittore è proprio una denuncia sociale sotto forma di romanzo distopico. C’è un lieto fine, ma è preceduto da immani sofferenze.
Shaw è un personaggio tormentato che ama affogare i suoi dispiaceri nell’alcol e nel fumo di pregiati sigari, ma nasconde uno spessore psicologico notevole e la sua evoluzione nella pellicola (che segue di pari passo quella di Lucy) è uno tra i punti di forza di “Best Sellers”, con Lina Roessler capace di presentare sullo schermo una commedia capace di evolversi progressivamente e suscitare nello spettatore emozioni contrastanti. Permette di ridere e sorridere, ma soprattutto di riflettere sul senso della vita e degli affetti, sul valore della cultura che perde sempre più spessore e cede il passo alla vacuità ed al mero materialismo ed esibizionismo della società odierna.
Non mancano nel corso della narrazione riferimenti a letture ed icone della letteratura mondiale.
Shaw e Lucy leggono assieme passi del capolavoro di Scott Fitzgerald “Il Grande Gatsby”, il romanzo che ricorda al vecchio scrittore l’amore indomito e mai dimenticato di sua moglie.
Un ritratto dei roboanti anni 20 negli States, di un misterioso miliardario e del suo sogno incorruttibile.
Un romanzo di eterno spessore e rara bellezza che ci porta a riflettere sul significato del futuro orgastico che anno dopo anno indietreggia davanti a noi.
“Best Sellers” non è solo un viaggio alla scoperta dei dissidi interiori di un cupo scrittore scomparso dalla scena pubblica per oltre 40 anni, è lo specchio sulla sua vita, sui suoi tormenti e sui suoi ricordi in cui esperienze presenti, passate e future si fondono indissolubilmente al fine di permettere allo spettatore di riflettere sul senso dell’esistenza e della cultura che la anima.
Alarico Lazzaro