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C’è una componente che rende Paola Cortellesi, Silvio Orlando e Michele Placido degli interpreti estremamente profondi e versatili: il sapersi destreggiare fra dramma e commedia con eccellenti risultati e talvolta prestarsi ad un connubio perfetto delle due componenti.
La prima giornata del Bifest accoglie al Teatro Piccinni e Kursaal la proiezione de “Il Posto dell’Anima ” ed al Teatro Margherita inaugurano il filone di interventi legati ai 20 anni della 01 Distribution il regista Riccardo Milani e la dinamica protagonista Paola Cortellesi. Una denuncia sociale forte e di grande impatto, attuale quanto profonda nonostante siano trascorsi ormai oltre 18 anni dall’uscita in sala della pellicola. Un filone narrativo replicato anche da Francesco Ghiaccio nel recente 2015 con “Un posto sicuro” i cui protagonisti, Matilde Gioli e Marco D’Amore intrecciano una storia d’amore “ai tempi dell’amianto”.
“Il posto dell’anima” racconta di una lotta per la sopravvivenza in cui quest’ultima non è garantita. Lo fa attraverso le voci degli operai che hanno vissuto quel dramma contribuendo successivamente alla realizzazione del film, ripotando sullo schermo istanze, riflessioni ed esperienze.
Quando nel piccolo borgo di Campolaro, in provincia di Brescia, la Carair, ricca multinazionale americana di pneumatici con sedi in tutta Europa, decide di chiudere i battenti, la vita di oltre 1000 operai affonda nel baratro delle indecisioni, difficoltà ed incertezze.
La regia di Milani ramifica il dramma vissuto filtrandolo attraverso i tre volti della “rivolta”.
Salvatore (Michele Placido) rude e pragmatico sindacalista, con un rapporto conflittuale con il figlio (troppo dedito al gioco online), Antonio (uno straordinario Silvio Orlando) che sogna di trascorrere il resto della sua vita con la compagna Nina (Paola Cortellesi) e Mario (Claudio Santamaria) il più ingenuo e meno affine alle logiche della “politica” fra i tre.
Tra viaggi e numerose peripezie che porteranno i protagonisti a visitare il Parlamento Europeo a Bruxelles e la sede centrale della Carair negli Stati Uniti, Milani racconta dei drammi provocati dalla povertà nel tessuto sociale: violenza domestica, insicurezza, liti, la disgregazione morale di chi ha perso tutto.
“La Carair ci uccide due volte” recita uno striscione dinnanzi al cancelli della fabbrica, una frase lapidaria che rende tangibile il disagio di chi non vive per lavorare, ma lavora per sopravvivere nonostante i fumi tossici, il rischio di ammalarsi e le mai dimostrate correlazioni con il dramma dei tumori e delle malattie mortali ed i massacranti turni lavorativi.
Nonostante la leggerezza dei protagonisti il film fornisce una lettura profonda su un dramma quanto mai attuale: l’inquinamento ambientale, le precarie tutele dei lavoratori ed il burrascoso rapporto fra questi ultimi ed le politiche sempre più inumane delle Multinazionali.
Con il ritorno in sala è proprio la settima arte a farsi carico di veicolare messaggi di denuncia sociale e come riferito anche dalla stessa Paola Cortellesi la necessità di tornare in sala per condividere emozioni e rari momenti di bellezza è e sarà quanto mai determinante per riscoprire i viaggi catartici che solo la magia del cinema permette di vivere appieno.
A cura degli inviati Alarico Lazzaro e Beppe Dammacco
Foto Di Rossella Fasano