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Da giorni infuria la polemica sul Festival di Sanremo. Mentre tutti i teatri rimangono chiusi, senza contare ovviamente i ristoranti, bar, palestre, insomma tutti i luoghi destinati al pubblico, c’è chi vuole a tutti i costi aprire il teatro Ariston per il Festival di Sanremo.

E se non si potrà aprire il teatro con il pubblico, verranno chiamati persino dei “figuranti speciali” a spese dei contribuenti ovviamente.

Gli organizzatori si trincerano dietro il fatto che i protocolli di sicurezza verranno rispettati, e tra le tante proteste sui social, quella dell’attore Gennaro Cannavacciuolo ha fatto il giro del web, con un video breve e molto efficace.

Questo in sintesi il discorso del video di Cannavacciuolo:

“Se l’Ariston può riaprire “in sicurezza” perché non possono farlo anche gli altri teatri?

La verità è ben altra: il Festival di Sanremo drena interessi economici colossali, per la Rai, per le case discografiche, per gli sponsors e quindi va fatto. Solo che questi interessi sono quelli di una manciata di persone, fra cui personaggi pubblici visti e rivisti negli anni che prendono cachet da capogiro spesso ingiustificati.

Non si pensa invece che attorno allo spettacolo dal vivo in Italia girano centinaia di migliaia di lavoratori e le loro famiglie, che purtroppo sono tutti a casa da un anno e rischiano di restarci ancora per parecchi mesi. Al contrario un manipolo di “stars” dell’Ariston, invece, in baffo a tutti, prenderanno in 4 giorni quello che un comune attore o musicista prende in mesi se non anni di lavoro: una triste realtà, vergognosa per principio.

Non si discute che ci possa essere sicurezza all’Ariston (come alla Scala o in altri mille teatri e cinema italiani con le precauzioni che conosciamo ormai tutti), ma è la disparità di trattamento che suscita sdegno.

Perché chi è in vista, e chi ha soldi e potere tutto può, mentre gli altri no.

Per Cannavacciuolo, vi è una sola parola sulla vicende: “Vergogna!”

Il video di Cannavacciuolo è disponibile al link https://fb.watch/3dwUojs1-4.

Redazione

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