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Il nome in codice è Tldr , acronimo di Too long, don’t read (troppo lungo, non leggerlo) e, nei progetti della banda Zuckerberg, sarà uno strumento in grado di passare in rassegna tutte le notizie contenute in un articolo e, grazie all’intelligenza artificiale, riassumerle in un elenco puntato che metterà in evidenza fatti e dettagli più salienti. In poche parole un sintetizzatore di articoli in grado di far guadagnare tempo ai lettori. Non sarà più necessario quindi dover leggere l’intero articolo per conoscere tutto il contenuto, anzi potrebbe non dover essere necessario leggere affatto visto che il progetto prevederebbe anche un sintetizzatore vocale, che leggerebbe le notizie per noi e sarebbe in grado di rispondere ad eventuali domande inerenti l’articolo.
Secondo BuzFeed sarebbe stato il direttore tecnico di FB, Mike Schroepfer, ad illustrare il progetto nel corso di una recente riunione aziendale. Se confermata, la notizia rappresenterebbe un altro importante capitolo della storia infinita tra il social network ed il mondo delle news. Di certo la notizia non fa piacere agli editori online che da tempo trattano con Fb e gli altri grandi Big tech per ottenere un riconoscimento economico per la condivisione dei loro contenuti. La prospettiva che si presenta loro è di una lettura sempre più veloce e superficiale e sempre meno click sugli articoli “nativi”.
Per Facebook, d’altra parte la posta in gioco è ben più alta della semplice pubblicazione delle notizie ma riguarda soprattutto la gestione del rapporto con il lettore/utente. Ciò che interessa a Menlo Park è la raccolta dei dati personali di questi ultimi, che sono il vero petrolio per le grandi aziende della Silicon Valley. In questo senso un servizio come Tldr rappresenterebbe per gli utenti un vero e proprio plus in un mondo in cui il tempo è una risorsa sempre più rara e preziosa.
L’idea di Fb è proprio quella di farci risparmiare tempo prezioso lasciando all’intelligenza artificiale il compito di scegliere per noi cosa è importante di una notizia e fornirci in “pillole” il contenuto. Poco male, pensano a Menlo Park, se l’utente dovrà “ingurgitare” la pillola come un automa in modo sempre meno approfondito.