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“Sarai libero di non credere a niente di quello che ho scritto, ma è così che sono andati i fatti. I luoghi e i personaggi di questo libro non sono frutto di invenzione”: sono le parole di Leandro Capasso, autore del romanzo Donna fotocopia, un’opera surreale e a tratti gotica, ma anche una dolorosa storia di formazione.
Il protagonista, Charles de Deschain-Dantes, viene presentato al lettore prima da anziano e poi da giovane e da adulto. In un viaggio dal presente al passato, l’autore ci racconta di un’esperienza assurda e intensa, che ha cambiato per sempre la vita del protagonista.
Charles, è stato un giovane uomo pieno di vizi, soprattutto per quanto riguarda la passione per il genere femminile; dopo una cocente delusione d’amore ha deciso di non farsi più coinvolgere dai sentimenti e di divertirsi con le donne, non curandosi dei loro sentimenti. Nonostante ogni tanto abbia dei ripensamenti e si senta colpevole, la brutale fine della sua storia d’amore lo spinge ad essere insensibile alle emozioni altrui. Ma una notte, che non scorderà mai, un evento sconvolge la sua vita: Charles vede apparire sul pavimento della sua stanza una porta marrone, dalla quale proviene una forte luce rossa; è l’ingresso verso un’orribile dimensione infernale.
Il protagonista si sente quasi obbligato a varcare la soglia, spinto da una forza invisibile che gli spalanca la porta e lo fa entrare in una realtà agghiacciante. In una versione parimenti terrificante dell’inferno dantesco, Charles viene condotto dal suo Virgilio personale – un suo amico morto tempo prima di nome Edward – verso un castello minaccioso dal quale provengono urla disumane. All’interno del castello vi sono nove porte, e Charles viene condotto nell’ultima, dove assisterà a violenze e torture in cui le protagoniste sono sempre delle donne, nel ruolo di vittime e di carnefici.
Charles ritorna più volte in questo inferno chiamato Aramat, senza comprendere davvero se si tratti di un incubo troppo vivido o di un’atroce realtà parallela. Una volta varcata la nona porta, Charles viaggia attraverso le epoche storiche e incontra donne spietate, come Ilse Koch e la contessa Bàthory, e soprattutto sperimenta i loro crimini. L’Aramat diventa una sorta di sublimazione del trauma emotivo che Charles non è mai riuscito a superare nella realtà; attraverso questo spaventoso percorso di purificazione riuscirà però a riconciliarsi con l’amore e a comprendere che non tutte sono “donne fotocopia”, e che può ancora innamorarsi di una persona speciale, che potrà guarire le sue ferite.