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Con “The Donald” momentaneamente fuori dai giochi, il debate vicepresidenziale a Salt Lake tra Mike Pence e Kamala Harris acquisisce grande importanza.
Non sarà in grado di traghettare voti ad uno dei due candidati o modificare l’umore degli elettori a poche settimane dal 3 novembre, ma senza ombra di dubbio cancella parzialmente le ombre dell’ultimo dibattito presidenziale, definito dagli spettatori e dai quotidiani USA come uno “tra i peggiori della storia”.
Pence ed Harris, separati da un plexiglas per ridurre al minimo la possibilità di un nuovo “focolaio elettorale”, danno vita ad un testa a testa pacato, riflessivo, contenuto ed estremamente istituzionale.
Ci si aspettava un dibattito condito da molti attacchi da parte della Harris, che spesso non si era risparmiata neanche contro il suo attuale candidato presidente Biden durante le primarie. Ci si aspettava una condotta caratterizzata da messaggi ben più radicali ma espressi in modo autorevole ma sempre pacato dal Vicepresidente Pence.
Non sono mancati gli attacchi personali, ma i due sfidanti si sono rispettati dal primo fino all’ultimo minuto, considerato che tra 4 anni potrebbero essere nuovamente faccia a faccia per la corsa alla White House.
Sono variati i temi. Si è parlato riprendendo quelli dello scorso dibattito, tra cui economia, ricostruzione post pandemia, ambiente ed emergenza climatica. Pence lapidario accusa Harris di conoscere la realtà ma di cambiare “i fatti” dopo che la vp democrats colpisce sulla questione tasse e presidenza Trump.
Si parla di terrorismo, della minaccia crescente durante la presidenza Obama-Biden ma eliminata durante la presidenza Trump.
Forte e toccante il ricordo commosso dei genitori della giovane Kayla Mueller, attivista cristiana rapita e uccisa in Medio-Oriente.
La tensione sale al massimo quando si parla di Cina, un nervo scoperto per l’orgoglio americano, con la sensazione che le prossime elezioni possano consolidare la posizione USA, o rappresentare un “salto nel vuoto” ed una profonda subordinazione alla superpotenza cinese.
Pence accusa la rappresentanza Biden di essere eccessivamente permissiva e profondamente collusa con la potenza Cinese.
Il VP di Trump modella il proprio dibattito sugli interessi americani, promuovendo sempre la linea dialettica del “abbiamo agito per il bene del popolo americano”.
Kamala Harris attacca sugli argomenti sensibili e risponde sicura agli attacchi di Pence.
Per la CNN Kamala Harris vince il debate con il 59% delle preferenze, ma per molti elettori la parità è stata sostanziale dall’inizio alla fine.
Al termine del dibattito ognuno dei candidati ha superato l’altro sulle tematiche relative ai propri programmi e punti di forza: ordine, economia, antiterrorismo ed identità Mike Pence. Ambiente, progressismo e ricostruzione post gestione disastrosa della pandemia, Kamala Harris.
Un futuro nebuloso sui prossimi dibattiti potrebbe aver chiuso anzitempo la propaganda elettorale americana.
Le proiezioni attualmente danno in vantaggio Biden con una forbice compresa tra il +8 ed il +16 e con oltre 300 grandi elettori probabilmente conquistati (ne bastano 270 per vincere).
Con le roccaforti repubblicane, come il Texas, sostanzialmente in parità e divenuto “battleground” , il Grand Old Party è alle strette. Il recupero lampo di Trump non ha influito sui sondaggi, se non in negativo.
La negativizzazione del tampone presidenziale sarà fondamentale per permettere lo svolgimento dei futuri dibattiti, ma la sensazione tangibile è che per il tycoon la situazione diventi sempre più difficile.
Alarico Lazzaro