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Si snoda fra riflessione e divertimento, nuove tecnologie e vecchie nevrosi, mulini a vento e lettini da psicanalista, la terza stagione di prosa di AncheCinema. Presentato questa mattina nella Sala Giunta del Comune, il cartellone inanella 6 appuntamenti, dal 28 novembre al 16 aprile (come da comunicato che si allega) a costruire la trama di una contemporaneità consapevole dei propri pregi ma anche dei propri difetti, dei quali ci si può ritrovare a discutere come a sorridere. “Una stagione che di questo nostro tempo mette insieme le questioni spinose, ma anche il colore”, spiega infatti Mara Salcuni, curatrice dei progetti di AncheCinema. In rilievo sembrano essere le contraddizioni della tecnologia tentacolare – oggetto del Donchisci@tte firmato dalla premiata coppia Benvenuti-Fresa, come del Mi piace… di più di Gabriele Cirilli; la visione sempre più condivisa, ma ancora offuscata, di un mondo sostenibile – come lo immagina distopicamente Giobbe Covatta nel suo Sei gradiPiaghe narrate da Arianna Porcelli Safonov); le storie di varia umanità narrate da Ascanio Celestini in Barzellette e infine il crollo (e il danno) delle ideologie, che diventa roba da psicanalisti grazie ad Anna Foglietta.
“Posso dire che Il comunismo ha rovinato la vita anche a me” scherza infatti Ines Pierucci prendendo in prestito il titolo dello spettacolo che chiuderà il cartellone ad aprile. Reduce da un giro dei Municipi per la stesura dei programmi natalizi, l’assessora alla Cultura del Comune di Bari si trova a proprio agio mentre parla di un luogo (“che non mi piace definire contenitore”) che offre “servizi, non prodotti, culturali” e si impegna a portare avanti la propria battaglia in favore di questa imprenditoria più illuminata, capace di coniugare stabilità e qualità dell’offerta.
E magari anche “polifunzionalità”, tratto distintivo di AncheCinema nei sogni e nei progetti di Andrea Costantino, amministratore dedito al lavoro di équipe, grazie al quale si giunge al piccolo traguardo di una terza stagione di prosa, mentre è già partito “Anche Recital”, cartellone di “musica, libri e food” e mentre si sperimentano sempre nuove collaborazioni con altri teatri, con operatori culturali, artisti e associazioni no profit. “Più che vendere prodotti, miriamo a creare una rete di relazioni”, spiega infatti Costantino, secondo il quale “questa è l’unica via per battere la concorrenza del divano”, postazione dalla quale è ormai possibile, grazie alla tecnologia, godere di tutta l’offerta culturale possibile. A scapito però della reale connessione umana. Ecco perché oggi investire in un progetto culturale significa prima di ogni altra cosa “creare fiducia e comunità”, conclude.
Il teatro apre quindi le porte alla città, facendosi contenitore di storie prima e più che di spettacoli. E’ un “teatro abitato”, spiega Salconi, dal quale passare in qualunque sera della settimana anche soltanto per condividere un pensiero. O magari per immaginarne di nuovi.