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Scrivo questa recensione di It-Capitolo Secondo diretto dall’argentino Andrés Muschietti, che fu il regista anche del precedente It, (2017) volutamente con ritardo rispetto all’uscita ufficiale, come spiego più avanti, ovvero far smaltire la troppa affluenza di maleducati che si precipitano in sala soltanto per disturbare e non seguire realmente la trama, del resto abbastanza corposa e complicata.Prima dell’uscita ufficiale (l 5/9/2019) e contestualmente ad essa, si verificavano in varie parti della nostra Penisola episodi di gente che, travestita da Samara, la bambina protagonista della serie horror The Ring, (personaggio dall’aspetto terrificante) spaventava passanti e gente sconosciuta in strade pubbliche generando panico e malori in persone anziane. Tale "gioco" era stato lanciato dal web, una moda horror praticata e accolta incredibilmente da molte donne, finanche adulte. Alcune tra queste venivano picchiate dalla gente che assisteva agli assalti per "vendicare" le vittime di essi.
In una mia lettera inviata e dunque pubblicata dal Corriere della Sera criticavo certe derive culturali e arretratezze "di ritorno" che generano questi episodi, o attacchi. Va detto che il pubblico che affluisce, soprattutto nei primi giorni di programmazione, a vedere i film dell’orrore (tutti quanti e non solo It )è composto da moltissimi disturbatori, incivili, di basso livello culturale e sociale e che rendono il godimento della visione agli altri precario o inesistente, in quanto disturbano in sala per tutta la proiezione con le loro grida, commenti volgari, pernacchie e quant’altro. Se si "osa" protestare si rischia la propria incolumità e il personale di sala non si arrischia a intervenire, come mi è stato confidato da un dipendente di un cinema barese, per timore o vero e proprio terrore. Altro che It.Questo comportamento obbrobrioso e incivile (mi è stato narrato anche che alcuni disturbatori, insoddisfatti dal film in questione che non era abbastanza spaventoso per i loro gusti, hanno invaso altre sale del multiplex ,disturbando spettatori ignari di quanto accaduto altrove) si è verificato puntualmente anche stavolta, dunque m così come di recente per il nuovo Annabelle e qualunque horror esca (e uscirà, si è capito) .Nella lettera sopra citata, criticavo anche la promozione che ha accompagnato l’uscita del film tratto da Stephen King a Bari, esercitata presso uno dei due multiplex che avevano It -Parte Seconda in cartellone..
Un figurante, o attore che dir si voglia, girava per la spiaggia di Pane e Pomodoro mascherato da Pennywise, il terrificante killer- clown del romanzo, stupendo i bagnanti.Condannavo questo tipo di promozione che oltre ad essere discutibile si fermava ad un aspetto esteriore del film e non al suo reale contenuto.Gli horror nascondono infatti dei sottotesti e sono in definitiva, al di là di opere ideate per generare attrazione sullo spavento, delle metafore di questioni più elevate, ovvero è questo e la plebe ignorante non capisce.In It 2 -e in maniera ancora più accentuata del primo episodio – si desume che la rappresentazione del clown in realtà è appunto una metafora delle paure dei protagonisti, alcune insediatasi fin dall’infanzia, altre formatesi in seguito ad accadimenti spiacevoli dell’età adulta.Sconfiggere, uccidere, far sparire il clown maledetto equivale a guarire dai propri terrori.Affrontare il mostro e vincerlo vuole dire affrontare le proprie paure per poterle superare.In realtà in questo secondo episodio Pennywise appare molto meno che nel primo e questa seconda parte si attesta come migliore per qualità della prima. Nel primo tempo c’è poco horror e si scandaglia la personalità dei protagonisti, ossia il Clan dei Perdenti della cittadina di Derry, situata nel Maine. Il carattere più interessante e ricco di risvolti è quello di una donna, Beverly Marsh, interpretata dalla bravissima Jessica Chastain.La Chastain si immerge in una torbida storia di violenza carnale. Abusata dal padre sin da bambina, lo sarà anche dal marito, dal quale sfuggirà chiamata dai "perdenti" che la convocano in quanto il "pagliaccio malefico" si è rifatto vivo e li minaccia da lontano, ma anche da vicino, perché inizia ad ucciderli per gradi. It -seconda parte è in definitiva un film di denuncia contro le violenze perpetrate nei confronti delle donne, ma tale denuncia è anche estesa al bullismo e all‘omofobia.La scena iniziale che vede due giovani omosessuali pestati quasi a morte da un gruppo di omofobi incontrati al luna park e uno dei due ucciso da Pennywise che gli strappa il cuore ( la vittima in questione è interpretata da Xavier Dolan, regista e sceneggiatore canadese, premiato a Cannes per Mommy e E’ solo la fine del mondo)è certamente eccessiva e un giornalista di Libero ha denunciato che in una sala siciliana il tutto veniva applaudito da un pubblico omofobo e intollerante e che insultava le vittime approvando gli omicidio virtuali ( "gli sta bene ai froci, bravo Pennywise!")Tali consensi, applausi, insulti nei confronti dei gay rappresentati sul grande schermo si sono registrati in ogni parte d’Italia ( per riallacciarci al discorso di prima sulla Samara di The Ring) e non solo nel ragusano.Qualcuno si chiederà, non avendo visto il primo episodio, se accedendo alla seconda parte finirà per capirci almeno qualcosa.Questo seguito (ma si è deciso in questi giorni per un terzo episodio) offre dei rimandi al film precedente, dunque niente paura.Ad esempio nel caso del ragazzo perseguitato perché cicciottello, viene mostrata di nuovo la scena dell’incisione con un oggetto appuntito ( sulla carne viva del suo pancino) di una scritta offensiva, ad opera dei bulli.Ma It -seconda parte ha anche dei difetti: sono presenti scene prolisse, che andavano tagliate, o meglio ridotte.
C’è poi una svolta comica: alcune sequenze e sono involontariamente, ma vieppiù volontariamente, rese ridicole, come la visita di Beverly in casa di colei che si rivela essere l”anziana figlia di Pennywise, il quale in realtà fu un personaggio impiegato in un circo dove svolgeva appunto il ruolo del pagliaccio.Pennywise è un personaggio ottocentesco la cui origine misteriosa è spiegata verso la fine del film. Una delle scene che scatena l’ilarità è quella della "signora Pennywise" (figlia del clown) la quale,l completamente nuda, si sposta a velocità pazzesca in casa sua, dopo avere accolto Beverly in visita.
Stephen King si è riservato un cameo nei panni del vecchio che gestisce un negozio di antiquariato .Egli rappresenta però l’alter ego di se stesso (autocitazione) nel personaggio di Bill, lo scrittore del gruppo (l’attore che gli dà volto è Bill Hader, attore comico statunitense).Di questa apparizione, testimonianza di un sovranismo-esibizionismo sgradevole, da parte di King, ne avremmo fatto volentieri a meno: che nostalgia delle comparsate-lampo del grande Alfred Hitchcock!Anche in questo seguito un ruolo interessante è quello di un bambino. Qui troviamo il piccolo Dean (Luke Roessler ) che abita nella stessa casa di Bill quando costui vi risedeva col fratellino Georgie, la prima vittima di Pennywise, ucciso mentre raccoglieva la sua barchetta che stava finendo in una fogna.