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Compie venti anni di storia CONTEMPORANEA FESTIVAL che sta inaugurando le attività della nuova stagione del Teatro Metastasio di Prato.
In questa nuova edizione l’attenzione è rivolta in modo prevalente al pensiero delle donne, alla loro visione politica del mondo. Al loro processo creativo è affidato il compito di accompagnarci nella lettura di un tempo e uno spazio a volte intraducibile perché composto da codici nuovi, lontani da stereotipi e condizionamenti culturali. Una visione che apre lo sguardo a una diversa prospettiva del futuro.
Per l’occasione il 27 settembre alle ore 22:30 è in programma per il Progetto Alveare la performance inedita "Lingua Erotica" di e con Licia Lanera e con Danilo Giuva al Teatro Magnolfi di Prato.
di Licia Lanera
In questo momento in Italia sto assistendo ad un processo inarrestabile di analfabetismo, distruzione del linguaggio e arretratezza del pensiero, in una parola: barbarie.
Per vederlo chiaro questo processo feroce basta spostare l’occhio su quella che oggi è la vera piazza pubblica, il vero luogo di discussione e di confronto, cioè la rete.
Attraverso la rete, e in particolare attraverso i social network, oggi si parla, si scrive e si dibatte degli argomenti più disparati, ma soprattutto di politica.
Ma la questione è: che lingua viene utilizzata per parlare di questi grandi temi sociali e politici? Qual è il livello di conoscenza sull’argomento di colui che lo propone? E ancora, qual è il livello di conoscenza di colui che è invitato a partecipare al dibattito?
Oggi con l’uso dei social la questione politica si è ridotta a una faziosità da stadio priva di qualsiasi coscienza e conoscenza; siamo nel regno del sentito dire, dei titoli devianti, di un telefono senza fili che deforma la storia e la riduce a chiacchiera. E qui torno ancora sulla lingua: per i grandi temi viene utilizzata una lingua appunto da social network, basica, ignorante e superficiale. Mi concentro sulla questione grammaticale-linguistica perché credo che in essa sia conservata questa sindrome contemporanea, in particolare sulla distruzione dell’area semantica. Per area semantica si intende, in linguistica, l’area di significato coperta da una parola o da un gruppo di parole in stretta relazione di significato; dunque ogni argomento o luogo linguistico dovrebbe avere un vocabolario attinente, appropriato. Spostando il luogo della politica, cioè catapultandolo nel mondo delle chiacchiere, del divertimento, del gioco, del mostrare se stessi, cambia anche la lingua e dunque, di conseguenza, i contenuti. Ora che i social sono diventati il luogo dove si fa politica, dove la gente sceglie chi votare, dove si sprecano giudizi e parole ignoranti e feroci verso l’altro, i nostri nuovi politici hanno costruito un elettorato, lavorando sulla loro parte più irrazionale e ignorante per mettere in piedi un governo. Ciò che rende il nostro ministro degli interni un leader o ciò che fa di un migrante un nemico, non ha nulla a che vedere con la parte razionale o politica di un popolo ma è conservata solo nella sua totale irrazionalità, nel suo essere aizzati e infoiati da tutto un corollario di parole che attendono all’irrazionale, all’eros appunto: bacioni, quintali di bacioni, mandati da un politico in segno di spregio che si moltiplicano tra i commenti diventando milioni, milioni di bacioni.
Tutto ciò è fuori da ogni ragione, il logos lascia spazio all’eros.
Un po’ di anni fa mi laureai con una tesi su Carlo Emilio Gadda e in particolare su Eros e Priapo, un pamphlet divertente e violentissimo che si prende gioco del Duce e del delirio erotico e irrazionale di cui erano preda gli “italiani” durante il Ventennio. Seguendo la pagina di Matteo Salvini, così popolata di infiniti commenti di uomini ma soprattutto di donne letteralmente infoiate dalle parole del capitano (come abbiamo detto parole barbariche, semplici al limite dell’analfabetismo; un vocabolario fatto di pochissime parole, sempre le stesse), ho subito pensato a quel libro su cui tanto avevo ragionato durante il periodo universitario. Qui viene analizzato, secondo Gadda, quel delirio erotico di cui l’Italia era vittima, una sorta di eccitamento nazionale, in cui Mussolini era appunto il soggetto erotico.
Questo argomento mi sembrava profondamente attuale, perciò ho cominciato a ragionare su questo primo studio teatrale, pensato per Contemporanea Festival, che vede come tema la lingua e le donne. Io, con il mio microfono (ormai diventato un mio arto prolungato) cercherò di dare voce a queste due lingue: quella delle donne, irrazionale ed eccitata, che popola la pagine facebook dei nostri governatori, e la lingua gaddiana, al contrario così tremendamente sofisticata, lucida, razionale e affilatissima.
Mi interessa seguire il processo che porta mie coetanee a diventare queste invasate, aggressive, eccitate italiane che commentano a più non posso, che sputano sentenze sgrammaticate contro immigrati, “pidioti”, contro pure il Papa alcune (se contraddice il capitano), che si eccitano a vedere quel bell’uomo del Capitano ingozzarsi nei ristoranti di mezza Italia e che mandano tanti tanti bacioni. Sono femmine, femmine come me, femmine che ogni giorno parlando di patria e famiglia fanno torto non solo a se stesse e a noi che siamo intorno, ma soprattutto fanno torto alla storia.
“ Ora tutto ciò è Eros, non Logos. […] Ma le femmine “li giovini” e li portino a letto e non pretendano di acclamarli prefetti e ministri alla direzione d’un paese. E poi la femmina adempia ai suoi obblighi e alle sue inclinazioni e non stia a romper le tasche con codesta ninfomania politica, che è cosa ìnzita. La politica non è fatta per la vagina: per la vagina c’è il su’ tampone appositamente conformato per lei dall’Eterno Fattore […] Talune gorgheggiavano e nitrivano, gargarizzandosi istericamente di “Patria“, talaltre di “Inghilterra deve scontare i suoi delitti“[…] Ma la funzione di Logos non è quella di satisfare alle vagine, ma di predisporre l’andamento generale del laborioso incedere umano.”