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Ben is Back è un dramma/ thriller diretto da Peter Hedges con Julia Roberts e Lucas Hedges, ma avrebbe potuto anche intitolarsi Christmas (Baby Please Come Home) come la celebre canzone scritta da Phil Spector.
Questo perché narra del figliol prodigo ( quello cioè del personaggio interpretato da Julia Roberts) che torna a casa per Natale, ma contravvenendo alle regole della rehab nella quale è alloggiato.
Il giovane Ben infatti è affetto da una grave tossicodipendenza, che gli ha causato molti problemi con la famiglia di origine.
Famiglia che è formata dal secondo marito di Holly (Julia Roberts) alias Neal, interpretato dall’attore afroamericano Courtney B. Vance, dalla secondogenita Ivy (Kathryn Newton) sorella del giovane e dai due piccoli fratellastri, un maschio e una femmina.
Della pellicola va detto che mischia con abilità molte tematiche sociali, come la droga, le famiglie allargate e in questo caso, anche interrazziali.
Inoltre coesistono riferimenti alle comunità di recupero, che negli Stati Uniti funzionano dietro generosi compensi delle famiglie interessate,
Ovvero, chi è povero finisce per drogarsi per strada e senza assistenza, con scarse possibilità di salvezza.
Va detto che la sceneggiatura è una palestra di bravura per Julia Roberts e ancora di più per Lucas Hedges, figlio del regista e sceneggiatore.
L’interpretazione di questo giovanissimo interprete, di soli 22 anni, è talmente misurata ma nello stesso tempo coinvolgente da aderire perfettamente a quella "sopra le righe" ed enfatica della Roberts.
La coppia funziona in pratica grazie ai contrasti e in alcune sequenze a causa della capigliatura dello stesso colore (rossa) i due protagonisti sembrano davvero madre e figlio. Holly è la classica madre coraggio che è disposta a tutto pur di contrastare la deriva psicologica, psicotica e di dipendenza di un Ben che, come si evince, in passato ne ha combinate di tutti i colori.
Alcune volte però la sceneggiatura contrasta col buonismo e dunque la pellicola non è affatto edificante "per forza" e piace in quanto diventa "pian pianino" un road movie a tutti gli effetti, con una genitrice impazzita nel tentativo di orchestrare, in una sola notte, la rinascita del figliolo alla guida della macchina di famiglia in una corsa folle attraverso sobborghi degradati (e non) nei pressi di N.Y.
Tale azione di recupero si affaccia su un burrone perché la situazione si collega ad altri contesti altrettanto (se non ancora di più) precari : vecchi "amici" drogati all’ultimo stadio e delinquenti che si riavvicinano pericolosi, madri che hanno perduto le figlie ( amiche adolescenti di Bill) a causa di abuso di stupefacenti etc…
Il contrasto al buonismo di maniera si evince dall’incontro (casuale) in un centro commerciale di Holly con il dottore che curò un trauma fisico di Ben quanto questi aveva solo 14 anni. Contro il parere della madre, il professionista continuò a imbottirlo di antidolorifici pericolosi, rendendolo un tossicodipendente a vita.
La donna, approfittando della momentanea lontananza della moglie del medico, non troppo lucido a causa di demenza senile, gli ricorda la sua storia personale augurandogli una morte lenta e dolorosa.
Questa sorta, diciamo così, di ordalia, riunisce il buonismo e il "cattivismo" del film, nel quale il marito di lei non risparmia strali al figliastro, che per lui è pari a un intruso che mina la pace e la serenità familiare, rovinando appieno il Natale del classico nucleo "felice" di certe commedie americane.
Ma tale (secondo marito) Neal è anche un nero ricco che ha riportato la famiglia di Holly al benessere, inficiato dal brusco congedo del padre di Bill ad opera della donna, per il cui disagio ella si ritiene responsabile : tale trauma avrebbe condotto, al pari di altre situazioni il primogenito alla attuale situazione di reietto.
La pellicola può considerarsi pienamente riuscita anche per il finale al cardiopalma "ad effetto" e non zuccheroso cosicché Ben is Back offre un ottimo intrattenimento natalizio pur non essendo una commedia "rilassante", ma riuscendo a piacere al pubblico delle feste stufo di altri prodotti più risaputi e "commerciali" che poi al botteghino non stanno incassando quanto era nelle intenzioni di certi produttori nostrani.