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Non c’è nessuna «alternativa possibile alla pace“: Papa Francesco ha lanciato un forte appello per il Medio Oriente, terra «calpestata» per interessi altrui, devastata a causa della corsa al riarmo, sfruttata per i suoi giacimenti energetici. E allora il pontefice, anche a nome delle Chiese cristiane radunate a Bari, dice al mondo una serie di “Basta!”: «Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!». E basta anche all’indifferenza perché «uccide, e noi vogliamo essere – ha sottolineato il pontefice – voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze». «Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si proseguono sfrenate corse al riarmo“; poi Francesco condanna anche chi «non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrarsi giacimenti di gas e combustibili senza ritegno e senza scrupoli».
Nella preghiera e nel discorso del Papa risuonano i pianti dei bambini che hanno conosciuto solo guerra. «L’umanità ascolti, vi prego, il grido dei bambini. E’ assicurando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità». «Non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki» e «non si trasformino le terre d’Oriente in buie distese di silenzio», ha ammonito Francesco.
Il Papa ha negli occhi le distruzioni della guerra in Siria ma anche il «fondamentalismo» che ha devastato l’Iraq. Prega per Gerusalemme «amata da Dio e ferita dagli uomini» per la quale chiede il rispetto dello ‘status quò e un negoziato che porti a “due Stati per due popoli».
Bergoglio pone anche la questione dei cristiani, in tutte quelle terre minoranza, per i quali chiede «cittadinanza» piena con tutti i diritti perché «un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente».
Bari ha vissuto oggi una giornata storica con il Papa e i capi delle Chiese cristiane di tutto l’Oriente, dalla Terra Santa all’Egitto, dall’Iraq alla Siria, dal Libano alla Turchia. Tutti in una preghiera comune per dire all’umanità che i conflitti nell’area, così strategica per tutte le potenze del mondo, debbono cessare. Bari è stata scelta perché conserva le reliquie di San Nicola, santo dei cattolici e degli ortodossi, caro ai cristiani di ogni latitudine, capace di riunire dove sottigliezze teologiche ancora dividono. Ripartire dunque dal dialogo tra cristiani per essere una presenza pacificatrice nell’area tanto martoriata. Sono giunti nel capoluogo pugliese con i loro pesanti pastorali, i copricapo neri, le croci di diverse fattezze a seconda del rito. E anche con le loro preghiere antiche, in siriaco, assiro, greco, arabo. Accanto al Papa ci sono diciassette Patriarchi, un leader luterano e una rappresentante, unica donna dell’evento, del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Un cammino non facile, quello ecumenico, ma fortemente voluto da Francesco che negli anni non solo ha avviato il dialogo ma ha stretto veri e propri rapporti di amicizia, come quello con il Patriarca Bartolomeo o il Papa copto Tawadros. I capi delle Chiese si spostano insieme in un pullman scoperto.
Ad accogliere questa preghiera ecumenica, non così frequente nella storia della Chiesa, è una Bari calorosa, con 70mila fedeli dislocati fin dalle prime ore dell’alba tra il lungomare e la basilica di San Nicola, i due luoghi dove si sono svolti gli eventi. C’è stato anche un momento a porte chiuse introdotto dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. Un momento per confrontarsi su come essere Chiese cristiane in un contesto cosi modificato, di come garantire la tutela e assistenza da chi è piegato dai conflitti, e anche come accogliere i migranti, che non trovano alternative a quella di abbandonare la propria terra. Il tavolo dell’incontro al centro della bella basilica di San Nicola è tondo. Anche in queste scelte la volontà di nessuna primazia: un dialogo franco e aperto. «E’ un evento che non ha precedenti sul piano della sinodalità da parte delle chiese cristiane, sinodalità significa camminare insieme e non si era mai verificato un incontro tra tante Chiese cristiane e qui è accaduto nel nome di San Nicola», ha commentato l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons.Francesco Cacucci.
Il santo Padre dice: la “differenza uccide” allora vediamo se venga organizzato un tavolo di pace anche per L’Abcasia. “Spero che il Santo Padre vorrà prendere in considerazione anche le nostre grida di pace” ci dice Vito Grittani, ambasciatore a.d. presso il MAE (ministero degli affari esteri) della Repubblica di Abcasia: “Spero che il Santo Padre vorrà prendere in considerazione le grida di pace di questo stato non ancora riconosciuto dalla maggior parte degli Stati dell’Onu.
Foto di Michele Traversa (riproduzione riservata)