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Si trova nel Parco nazionale del Pollino, al confine tra Calabria e Basilicata, a quota duemila metri, l’albero vivente più antico d’Europa: si chiama Italus, è un pino loricato, e con i suoi 1.230 anni strappa il record detenuto dall’albero della sua stessa specie, che si trova in Grecia, con 1.076 anni. L’età di Italus è stata stabilita con l’acceleratore di particelle Tandetron del Centro di fisica applicata datazione e diagnostica (Cedad) del dipartimento di Matematica e Fisica Ennio De Giorgi dell’Università del Salento, specializzato nel campo delle tecniche nucleari per la datazione e le analisi isotopiche e dei materiali.
Il risultato, informa una nota, è stato presentato nel corso della conferenza internazionale ‘Radiocarbon’ a Trondheim, in Norvegia, dal team di ricerca multidisciplinare italo-americano che ci ha lavorato, guidato dal professor Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia di Viterbo.
Gli scienziati del Cedad hanno usato una serie di anelli di accrescimento annuale di Italus, selezionati dagli altri ricercatori coinvolti nel progetto, come archivio per ricostruire il contenuto di radiocarbonio nell’aria negli ultimi 1.230 anni. Il radiocarbonio (un isotopo radioattivo del carbonio), noto per il suo uso nella datazione dei reperti archeologici, si produce infatti continuamente nell’atmosfera della Terra per effetto dei raggi cosmici che provengono dal Sole e dal resto dell’universo. Quanto più intenso è questo bombardamento, tanto più radiocarbonio si produce e tanto più ne viene assorbito dagli organismi viventi. Qui entrano in gioco Italus e l’idea degli scienziati: misurando la quantità di radiocarbonio in ogni singolo anello di Italus è possibile risalire all’intensità del bombardamento in un determinato anno.