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Da Buonanotte, amore ciao di Michele Soavi ad uno dei successi italiani della stagione, La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, premiato anche con il David, Alessio Boni ha sempre alimentato una relazione profonda con il noir e thriller. Un percorso che si rinnova con Respiri, l’opera prima di Alfredo Fiorillo in anteprima come evento speciale al Festival del Cinema europeo di Lecce, in attesa dell’uscita in sala dal 7 giugno con Europictures e L’Age d’or.
Nel film, che ha nel cast anche Eva Grimaldi, Pino Calabrese Lidiya Liberman, Milena Vukotic, Lino Capolicchio e la bravissima piccola co-protagonista Eleonora Trevisani, «sono Francesco, un padre bipolare, lancinato da una tragedia, che spera di ritrovare la serenità tornando nella casa d’infanzia, e invece sbaglia tutto. Era un ruolo delicato, ho fatto molte ricerche, e ho potuto vedere in veri malati a che punto di dramma si possa arrivare con questa patologia» spiega l’attore. E’ un personaggio di quelli «che amo di più interpretare, complesso, con una febbre interiore, le parti ‘da mulino biancò non mi interessano. Poi mi piace la sfida di lavorare con registi esordienti in cui trovo idee nuove. Alfredo ha un immaginario molto forte e preciso, tra noi c’è stata una grande collaborazione».
Il noir tornerà nei prossimi film dell’attore, Non sono un assassino di Andrea Zaccariello, con Riccardo Scamarcio, Edoardo Pesce e Claudia Gerini (“una storia d’amicizia d’infanzia tradita e di lotta alla criminalità”) e Tutte le mie notti di Manfredi Lucibello, con Barbora Bobulova, prodotto dai Manetti Bros, «dove ho una piccola parte ma faccio un pò da deus ex machina alla vicenda. Vediamo raccontato quel mondo parallelo fatto di festini pieni di personaggi importanti, cocaina e baby prostitute». Cosa le piace di più dei noir e dei thriller? «la tensione continua, ancora ricordo l’emozione che mi ha dato fino all’ultimo secondo Il silenzio degli innocenti. Il pubblico è reso più partecipe». Dopo i grandi ascolti nel 2017 su Rai1 con ‘Di padre in figlià, e poi a inizio stagione con La strada di casa, sempre su Rai1, tornerà anche alla tv con la nuova serie ideata da Ivan Cotroneo, La compagnia del cigno, su un gruppo di giovanissimi musicisti talentuosi che frequentano il Conservatorio Verdi di Milano.”Io interpreto un loro professore, un direttore d’orchestra severissimo, un vero bastardo, più cattivo forse anche di quello di Whiplash» sottolinea.
Inoltre Boni è nell’adattamento per il piccolo schermo de Il nome della rosa, nel ruolo dell’eretico Fra Dolcino, con un cast internazionale che comprende il protagonista John Turturro e Rupert Everett. «Dovrò tornare sul set per una scena, quella dove mi daranno fuoco – spiega scherzoso -. Ero preso da tanti altri impegni ma quando Giacomo (Battiato, il regista) mi ha offerto il ruolo, ho detto subito sì, è un personaggio meraviglioso, una specie di Robin Hood molto violento, come lo erano quei tempi. Le idee di Dolcino erano visionarie, molto avanti. Voleva una Chiesa spoglia di tutto, pensava che un religioso non dovesse avere una mela in più di quanto gli fosse necessario e che le donne fossero paritetiche all’uomo e potessero diventare non solo preti ma anche Papa». Com’è stata l’esperienza sul set? «Incredibile, mi sono emozionato, tra le ambientazioni, le abbazie, i costumi e la cura infinita in ogni dettagli, ti sembra veramente di tornare indietro nel tempo».