Tempo di lettura: 3 minuti
La Vita Degna di Dario Buzzolan (autore anche di alcuni programmi di Rai Tre) edito da Manni, è un romanzo semplice e complesso.
Questa sorta di ossimoro è presto spiegato: Leonardo Bolina, vincitore di un concorso da funzionario amministrativo, diventa per 30 anni il responsabile di uno Sportello Giovani presso un ufficio comunale.
Tale sistemazione stride però con altre sue ambizioni, che non si sono completate appieno: in gioventù Leonardo ha scritto, recitato e diretto commedie in teatro, collaborando con l’amico impresario Max.
La scelta di una vita borghese, di una moglie come tante, Giulia, l’arrivo di due figli, Matteo e Maddalena, anziché un punto fermo, con l’arrivo della pensione costituiscono l’oggetto di una disamina esistenziale considerata sfavorevole, in quanto la vita fino allora vissuta è percepita come piatta, ordinaria e prevedibile.
Il romanzo borghese di Dario Buzzolan pone allora al lettore un dilemma amletico: è possibile realizzare nella terza età (il protagonista ha ormai 64 anni) i sogni incompiuti della giovinezza, puntando soltanto su essi come al tavolo della roulette e impiegando tutti i fondi del trattamento di fine rapporto per la loro esecuzione pratica?
Questo dubbio rende la storia universale, facendo compiere al lettore un proprio viaggio a ritroso e interrogandolo sulla stessa questione.
L’intreccio diventa sempre più drammatico laddove Leonardo sembra essersi auto- intrappolato in una sorta di cul de sac : egli deve rispondere soltanto a se stesso circa i rischi delle sue tardive ambizioni o dare conto (necessariamente) anche alla sua famiglia, rallegrata intanto dall’arrivo di una nipotina, figlia del primogenito?
Leonardo è convinto di riconquistare la propria libertà utilizzando il tesoretto della sua pensione (pag.85) per allestire uno spettacolo teatrale tratto da una sua pièce scritta 30 anni addietro e che l’amico Max allestirà col denaro dell’altro.
Ma un articolo scandalistico di un critico (pag.95) stronca lo spettacolo Il Lungo Viaggio nel quale Leonardo ha investito tutti (o quasi) i risparmi segnando la rottura definitiva con la famiglia.
Il romanzo, anche se introspettivo, include molti colpi di scena, che si intersecano nell’intreccio portante davvero inaspettati, recando molte separazioni.
Maddalena, la figlia (pag.143) è l’unico essere vivente che Leonardo ama in modo incondizionato, ma il padre precipita in un cupio dissolvi dove sono assenti le figure di riferimento.
Tali si riveleranno invece Adele e Lis.
Le due donne sono madre e figlia: la prima fu un amore di gioventù di Leonardo, mentre la seconda, ventenne, nasconde una passione per il teatro e la recitazione.
Questi due punti fermi nella deriva esistenzial-psicologica di Leonardo, indicano che è possibile trovare in figure esterne al proprio nucleo familiare una protezione di fatto disinteressata.
"Era oggetto delle loro attenzioni, della loro cura".
Ma lo stesso il nichilismo del personaggio non trova pace, tentando l’approccio trasgressivo con un travestito molto "maschile" e con il Crater Lake, un luogo simbolico dell’Oregon che rappresenta una sorta di metafora della morte.
Un improvviso colpo di scena metterà ancora in discussione tutto, ponendo lo scetticismo di Leonardo al di sopra di qualsiasi possibile forma di redenzione e avvicinandolo a una scelta definitiva e senza ritorno.
Gli istinti vitali rappresentati dal mondo dell’infanzia creano però una via alternativa.
Nonostante sembri un romanzo esistenziale dai temi classici, La Vita Degna non lo è.
In una sua sezione Buzzolan pone il protagonista di fronte a uno di quei nuovi mestieri che le persone ormai fuori dal mondo del lavoro affrontano, come i call center ; in questo caso il mail boy, ovvero il "ragazzo" che consegna col motorino pacchi al domicilio di utenti privati nell’ambito di piccole ditte postali gestite da giovanissimi.
Il contatto brutale con un torrente di montagna e le sue fredde acque è una sfida con l’aldilà, ma funge da elettrochoc.
Il messaggio dello scrittore è quello di una rinascita che avviene con una vita vera, e perciò degna, a contatto con la natura e lontano dalla civiltà.
Lo stile è molto veloce, concentrato, preciso e icastico nell’accompagnare il lettore in una vicenda che risulta affascinante perché mette in discussione luoghi comuni e messaggi rassicuranti, ponendo la questione che attraversare i propri limiti e quelli del destino a volte più che necessario è obbligatorio perché è la nostra stessa voce interiore a imporcelo.