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Il boom di un esplosivo diventa il tormentone del racconto di un racconto: la storia immaginata di un kamikaze raccontata da un kamikaze in persona nelle sue ultime ore.
Non è semplice parlare di uno spettacolo che affronta un tema del genere, coi tempi che corrono. Cosa succede però, se le vicende sono guardate da un altro punto di vista? Cosa c’è dietro l’esistenza malata di un Kamikaze? Una vita “non vita”.
Lo spettacolo con la regia di Giuseppe Isgrò su testo di Giuseppe Massa è andato in scena in questi giorni ai Teatri di Vita di Bologna.
In scena un abile istrione – Woody Neri – notevole attore toscano vincitore del Premio Plauto nel 2013 – qui attore-performer di spiccato e abile camaleontismo su ogni ruolo impersonato.
Kamikaze Number Five è uno e solo o è tutti i personaggi insieme – i suoi parenti – che possono essere chiamati e immaginati durante il giorno del giudizio finale, o essere delle pure materializzazioni della mente, su un palco dove si esplica il gioco macabro dei ricordi di morte. Disprezzo, rimpianti, sofferenza, pensieri, un turbine di eventi. Siamo di fronte a una danza ossessiva o a un rituale viscerale e preciso di gesti, reiterazioni e parole impazzite che si ripetono.
La prima parte è un’invocazione ai fantasmi della famiglia distrutta del Kamikaze – sua madre e suo padre – e infine un invito al perdono di Dio. Un monologo multivocale sempre sopra le righe, una corsa a ostacoli senza tregua – l’attore utilizza in scena una corda per saltare – si veste, si spoglia, è infetto di peccati, si purifica dando le spalle al pubblico e facendo la pipì in un secchio rosso sangue (con una certa frequenza voluta).
La storia diventa un’ossimorica barzelletta-seria, sadica, triste e crudele, presentata in vicende e casi-tipo prima di un’esplosione. Cosa succede in media prima di un’esplosione? Dove ci si trova? In cassa a fare la fila, in un bar, ovunque. Un telo viene usato per tutto il tempo come strumento-mezzo di impersonificazione – indossato e tolto per uscire e entrare nei personaggi.
Dalla barzelletta seria si passa all’esplicazione di sapore enciclopedico delle tipologie di esplosivi utilizzati o utilizzabili con nomenclature impronunciabili e sillabe infinite. Sembra una masochistica televendita di esplosivi di sapore macabro e terrificante che si conclude con dettagli di morte post-esplosione. Lo spettacolo si chiude con l’immagine del niente, del nulla, del cimitero. Il cimitero interiore del Kamikaze, che non vive più.
Kamikaze Number Five è una riflessione intelligente, originale, spietata e anche sensibile di un dramma contemporaneo e universale, l’alienazione che ci colpisce ogni giorno ribaltata e guardata dall’ottica del potere di chi ci opprime, ma con uno sguardo inaspettato e che merita approfondimenti presenti e futuri.
Lavinia Morisco