Tempo di lettura: 3 minuti
“We are such stuff as dreams are made on; and our little life is rounded with a sleep.”
Solo qualche giorno fa, disquisendo, su queste stesse telematiche pagine, del quadricentenario della morte di William Shakespeare, avevamo confessato di non gradire gli anniversari, non fosse altro che per quella strana febbre che ammorba l’universo della cultura, in qualche modo obbligato a confrontarsi con l’Artista commemorato ed a recuperarne perlomeno un’opera, in uno strano gioco al massacro che ammette ogni espediente pur di esserci; ebbene, non potete sapere quale sia stata la nostra sorpresa nel sentir ripetere, se non proprio le medesime parole, lo stesso concetto proprio da Shakespeare in persona, il quale, davanti a foltissimo ed osannante pubblico, si lamentava di non aver più avuto una sola notte di pace e riposo a far data dalla sua dipartita, grazie alla sua continua ed irrefrenabile menzione, diceva lui, ovvero, azzardiamo noi, a causa dei tanti che ne nominano invano il nome, facendolo incessantemente rigirare nella tomba, mettendo in atto operazioni che puzzano di vecchio e stantio sin da lontano e che non rendono onore al genio del più grande drammaturgo di tutti i tempi.
Eppure vi sono ancora infinite possibilità di rendere omaggio al grande Bardo senza cadere nello scontato e nella retorica; basterebbe lasciarsi catturare da quella vena di gioiosa leggiadria e di drammatica follia alla base di ogni opera shakespeariana, farsi cullare dal suono delle sue parole, abbeverarsene come fosse acqua sorgiva, consegnarsi a loro senza difese così da esserne attraversati, per riscoprirne appieno la magia. È quello che ha fatto la Compagnia ResExtensa con il suo “Shakespeare in dream – L’isola magica”, andato in scena in anteprima assoluta nell’ambito dell’annuale cartellone del Teatro Pubblico Pugliese per una serie di repliche sold out nella rinata sala dell’AncheCinemaRoyal di Bari, allorquando ha messo mano ad estratti da tre dei testi più “sognanti” della produzione di Shakespeare, “La tempesta”, “Macbeth” e “Sogno di una notte di mezza estate”, per unirli alla proverbiale magia della danza aerea, così da creare una commistione tanto inedita quanto vincente. La geniale intuizione si deve ad Elisa Barucchieri, direttrice artistica dell’ensemble ed incontestabile deus ex machina dell’intera piéce, cui si devono anche le coreografie nonché le scelte musicali, tratte da opere di Luigi Maiello, e vocali, affidate all’interpretazione della stessa Barucchieri, Lucia Zotti, Clio Mandrelli, Selene Favuzzi (autrice anche della parte del testo non estratta dai capolavori shakespeariani), Alan Favuzzi e Paolo Proietti, recitanti tanto in italiano quanto in inglese, proprio per evidenziare l’innata musicalità intrinseca alle parole del Bardo.
Naturalmente le attenzioni maggiori ricadevano sull’ottimo corpo di ballo composto dalla coreografa stessa e da Mariangela Massarelli, Anna Moscatelli, Lucia Della Guardia, Teresa Demma, Nico Gattullo, Francesco Lucarelli e Paolo Proietti, tutti molto bravi, con più di un talento in evidenza, spesso vicini alla perfezione pur nella difficoltà della danza aerea, sempre ipnotici, anche grazie ai costumi di Angela Gassi ed alle luci di Stefano Limone. Il valore aggiunto della riuscitissima performance veniva poi dalla presenza in scena del nostro Francesco Carrassi, attore tra i nostri preferiti in assoluto, che, nei panni del divino William, sapeva infondere allo stesso tempo grazia, ironia e, qualora ve ne fosse stato ancora bisogno, un ulteriore pizzico di sublime magia.