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La celebre testa dell’imperatore Lucio Vero, capolavoro della scultura romana del II secolo d.C. ritrovata al teatro di Dougga (Thugga). E poi la statua di Giove con il corno dell’abbondanza da Oued R’mel, i mosaici coloratissimi da Uthina e Gightis, con la Dea Cerere e i Lottatori in presa. Sono alcuni dei tesori che la mostra ‘Il Bardo ad Aquileia‘, dal 6 dicembre al 31 gennaio, porterà per la prima volta al Museo Archeologico Nazionale della città friulana. Otto opere in arrivo dal Museo del Bardo di Tunisi, scrigno di tanti capolavori dell’arte romana e teatro dell’attentato terroristico del 18 marzo, che segnano anche la prima tappa del progetto ‘Archeologia Ferita‘, che la Fondazione Aquileia con la Soprintendenza Archeologia e il Polo Museaele del Friuli Venezia Giulia vorrebbe alimentare a cadenza semestrale, con altre esposizioni di reperti da siti colpiti dal terrorismo fondamentalista.
"L’idea di questa mostra – racconta Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, presentando la rassegna alla presenza dell’ambasciatore tunisino Naceur Mestiri – nacque quando accompagnai il Presidente Mattarella in una visita a Tunisi che voleva significare la vicinanza italiana al popolo e al governo tunisino in un momento molto complicato. Il Bardo è il più importante museo dell’Africa settentrionale, dopo quello del Cairo, e le sue opere dimostrano come il Mediterraneo duemila anni fa fosse luogo di convivenza e scambio reciproco". Proprio come Aquileia, iscritta dal 1998 nell’Heritage List dell’Unesco, sede di un bellissimo Foro Romano, ma soprattutto "città di confine e di passaggio", come dice il Presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, dove per secoli hanno convissuto pacificamente Romani, Giudei, Greci, Alessandrini. "Questa mostra offre la possibilità di raccontare la nostra Storia e il nostro presente – spiega Serracchiani -. Sono convinta che la risposta migliore a quello che sta accadendo non siano solo soluzioni militari, ma anche e soprattutto la via culturale. Dobbiamo approfondire la conoscenza reciproca, ovviamente nel rispetto delle diversità che ci tengono insieme. Gli europei dovrebbero ricordarlo di più".
Sulla via della convivenza e del dialogo, la mostra, costata 100 mila euro, porterà dunque ad Aquileia uno spaccato dell’arte e dell’alto artigianato delle province africane in età romana tra il I e il III secolo d.C., tenendo viva l’attenzione anche sul tema della distruzione di monumenti di eccezionale valore. Tra le opere, anche due esempi nella preziosa terra sigillata africana, con una Brocca e una Bottiglia da El Aouja, del tipico color rosso-arancio. E la Stele di Marco Lucio Fidelis, cavaliere della Legione Augusta, sepolto nel I d.C ad Ammaedara. "Ci sono mostre – commenta il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini – importanti per il valore scientifico dell’operazione e delle opere. E altre che lo sono per il messaggio che trasmettono. Oggi – dice – la vera sfida è dimostrare che il Mediterraneo unisce e non divide".