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Forse il frastuono della Croisette non si placherà, forse l’ansia per l’attesa dei divi sul tappeto rosso non verrà meno ma oggi, almeno per un momento, ogni appassionato di cinema salendo le scale verso il Grande Auditorium Lumière nel cuore del Palais du Festival, rivolgerà un pensiero ai fratelli Auguste e Louis Lumière che 120 anni fa, di questi tempi, sperimentavano per la prima volta in pubblico il loro nuovo ritrovato: il cinematografo.
Per onorare la ricorrenza, il direttore Thierry Fremaux (che del resto del celebre Istituto Lumière di Lione è anche il direttore) ha aperto le porte della sala Lumière ai suoi fondatori con un programma speciale di 93 minuti che mette insieme i frammenti indimenticabili della loro leggenda (l’uscita dalla fabbrica alle officine Lumière, l’arroseur arrosè, l’entrata in stazione del treno) con materiali molto più rari, di solito riservati alla venerazione degli esperti. Il risultato, stupefacente, di "Lumière!" (questo il titolo del filmato) è che ancor oggi riesce a suscitare la meraviglia, la sorpresa, il fascino, nonostante 120 anni di visioni, effetti speciali, nuove meraviglie. Basti però ricordare che la ripresa in 3D fu sperimentata dai due fratelli come la colorazione della pellicola e che la moderna idea del documentario fu da loro sviluppata fino a diventare una vera impresa multinazionale con corrispondenti e cineasti in tutto il mondo. Con loro, in parallelo a Meliès, nasceva il cinema, un cinema moderno, al passo coi tempi nuovi.
"Se tutti sanno che molto dobbiamo ai due geniali inventori – racconta Fremaux – molti meno sanno che il festival di Cannes ha una storia diretta con Louis Lumière, quello che dei due amava di più fare il regista. Nel 1939 tutto era pronto per inaugurare a Cannes il secondo festival del mondo e Louis sarebbe stato il presidente della giuria. Lo stop arrivò a poche settimane dal taglio del nastro, a causa della guerra e l’occasione non si sarebbe più ripresentata fino al 1947 quando a Louis restava appena un anno da vivere. Anche per questo – sottolinea Fremaux – abbiamo scelto di affidare la presidenza della giuria a due fratelli (i Coen) e abbiamo voluto che alcune delle grandi coppie di cineasti oggi in attività fossero con noi a celebrare l’invenzione del secolo scorso che ancora adesso ci appare nuovissima".