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Sarà presentato in anteprima venerdì 23 gennaio al cinema Galleria di Bari, “Quello che conta”, il primo esperimento di film partecipato.
Il progetto prevede la partecipazione di “Non professionisti” del cinema che si trovano per la prima volta insieme per conoscere e sperimentare il set, accompagnati da tutor professionisti pugliesi: Vincenzo Ardito per la Regia, Sergio Recchia per la Sceneggiatura, Nicola Pertino per la Direzione della Fotografia, Marco De Michele per la Scenografia, Renato Minichelli per la Ripresa del Suono, Andrea Cramarossa per la Recitazione, Anna Giulia D’Onghia per la Produzione.
L’esperimento è stato pensato dall’associazione Sinapsi Film, progetto vincitore di Principi Attivi 2012 che ha permesso a sessanta persone che vivono la città di Bari, di provare l’esperienza di una produzione cinematografica “partecipata”. Anche la colonna sonora è tutta barese, infatti si è voluto dare spazio a talenti come il compositore Vincenzo Varvara, i Bari Jungle Brothers, i Kinky Atoms, i Redrum Alone,i Modaxì e Sara Schiralli.
Per l’occasione LSDmagazine ha intervistato Vincenzo Ardito ideatore del progetto insieme ad Andrea Sgobba e Ilaria Schino che saranno presenti in sala per la prima di ‘Quello che conta’.
Come nasce Sinapsi e cos’è?
Nasce da un’idea che mi frullava che in testa, quella di realizzare con i cittadini della mia città un film. Un film che fosse il risultato di un’esperienza collettiva estesa a tutti e a non solo a professionisti del settore, che riuscisse a raccontare la mia città da un altro punto di vista, quello degli spettatori. Questa idea un po’ pazza e ambiziosa l’ ho condivisa con due amici,Ilaria e Andrea grazie a loro è diventata qualcosa di concreto: abbiamo scritto il progetto “ sinapsi film” presentandolo al bando Principi Attivi, sono stati cinque mesi belli pieni di confronto su come dovessimo strutturare il tutto: l’idea principe era quella di realizzare un film partecipato, un film come strumento di cittadinanza attiva e inclusione sociale che però andasse oltre quello che è di solito l’approccio laboratoriale, non un laboratorio fine a se stesso ma un percorso che portasse a un film vero e proprio, un lungometraggio”. Il bando di principi attivi lo abbiamo vinto e a Marzo 2013 è iniziata questa meravigliosa avventura.
Puoi spiegarci meglio come funziona un film partecipato?
Il film partecipato è un particolare modo di raccontare storie e parlare attraverso le immagini.
Non è una tecnica, ma una pratica di produzione. La sua peculiarità è la costruzione collettiva del prodotto. Ciò non significa la scomparsa dei ruoli all’interno della troupe, ma a messa in comune di singole abilità al fine di realizzare un’opera audiovisiva il più possibile condivisa.
Un gruppo di persone sono state selezionate in un tour che abbiamo lanciato a settembre 2013 e che ha girato in diversi luoghi della città. Dopo oltre duecentotrenta interviste siamo arrivati a selezionare questo gruppo socialmente eterogeneo che ha in comune la voglia e la determinazione di seguire questo piccolo grande sogno: scoprire cosa c’è dietro lo schermo del cinema.
Abbiamo catapultato questo gruppo (inizialmente sessanta persone) nel pieno della produzione di un film facendoli incontrare con le maestranze pugliesi che lavorano nell’industria
cinematografica ed affidandoli in gruppi di diverso numero a un tutor per reparto di produzione (fotografia, regia, scenografia, recitazione, trucco, costumi, suono, produzione, edizione). Il compito è stato di rappresentare una città che cambia, che si ritrova metropolitana e farla raccontare dalle persone che la vivono ogni giorno attraverso le esperienze e le aspirazioni quotidiane.
Risultato dal punto di vista sociale è stato impressionante: abbiamo creato una piccola comunità di età, sesso, cultura e provenienza totalmente diversa che ha iniziato a vivere il cinema, in maniera totalmente diversa, più consapevole.
Cosa racconta ‘Quello che conta’?
Un film che racconta la città di Bari attraverso storie legate da un unico filo conduttore: il sogno. Domenico è un ricercatore universitario che per seguire il successo nella sua carriera decide di lasciare città e affetti. Il suo treno in partenza incrocerà quello di Gianni che invece torna a Bari dopo una dozzina d’anni di assenza. Qui ritrova il suo amico d’infanzia Sereno e con lui s’impegna a realizzare un sogno di gioventù: quello di aprire un locale in città. Poco lontano una mamma, Mary, vive in simbiosi con il più piccolo dei suoi figli, Francesco. Il ragazzo lotta per i suoi spazi in casa e per una maturazione costruita coltivando la propria passione per il disegno. Tra le fila di questi destini incrociati si muove, in un paesaggio urbano notturno, una figura onirica, narratore e custode dei sogni di questi personaggi.
Come avete esplicato il lavoro durante quest’anno di realizzazione?
E’ stato un percorso che ha visto molte fasi. Siamo partiti dalla selezione dei partecipanti, avvenuta realizzando un vero e proprio tour d’interviste che ha toccato vari contesti, come centri commerciali, università, cinema, pub, strade del centro città incontrando più di 250 persone.
Ne abbiamo selezionati sessanta che hanno affrontato un percorso formativo con dei tutor professionisti, uno per ogni reparto di produzione. Dopo questa prima fase, abbiamo chiesto ai partecipanti la loro idea per raccontare Bari, città metropolitana. Tutte le idee raccolte le abbiamo dato in pasto al gruppo sceneggiatura che dopo 2 mesi di scrittura e lavoro condiviso hanno dato vita alla sceneggiatura del film.
Con la sceneggiatura in mano, siamo passati alla fase di pre-produzione dove tutti i reparti hanno lavorato alla preparazione del film e poi finalmente è iniziat sul set, dove tutti i partecipanti si sono a provato sul campo l’esperienza di fare un film supportati dai tutor professionisti.
L’ultima fase è stata quella della condivisione del montaggio del film e ora aspettiamo con ansia e orgoglio la prima del film il 23 gennaio al cinema galleria di Bari.
Come nasce il titolo del film?
Il titolo nasce sempre in maniera partecipata con il tutto il gruppo, l’idea era quello di giocare su “ quello che conta” che per noi sono le relazioni, ma quello che conta è anche “il contabile”, il personaggio filo conduttore di tutte le storie.
Siete intenzionati a realizzare un altro progetto simile?
Si la nostra idea è proprio questa, quello di poterlo replicare anche in forme diverse in altre città e in contesti diversi e diffondere esperienze simili a questa. Ora però vorremmo che il nostro film fosse visto da più gente possibile iniziando dai cittadini baresi.