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Sarà presentato il prossimo il prossimo 16 dicembre presso la libreria “Le Muse” (via Cifarelli 14 di Bari) il disco di esordio del docente di Composizione del Conservatorio di Matera, Vito Liturri, dal titolo “After The Storm”. Noi di LSDmagazine sempre attenti alle nuove realtà del territorio pugliese (sempre più fervido) abbiamo recensito in anteprima il disco.
Le dieci tracce che compongono “After The Storm” il disco di esordio di Vito Liturri, si sono imposte prepotentemente nel panorama jazzistico locale e noi di LSDmagazine abbiamo avuto la fortuna di poter recensire questo pregevole lavoro in anteprima. La freschezza compositiva più che promettente, confermano che il pianista/compositore barese è uno dei musicisti da tenere d’occhio nel pur riccamente popolato agone jazzistico pugliese.
Il disco, prodotto dallo stesso Vito Liturri e da Gabriele Rampino per Dodicilune e distribuito da IRD, “After The Storm” è un album che punta la prora al jazz, quello puro, e veleggia verso diverse contaminazioni musicali, con un itinerario che sa farsi suggestivo nelle sue fascinose evoluzioni ritmiche e melodiche, ma che al contempo non perde mai di vista il jazz di un tempo, qui assurto a ruolo di stella polare, principale riferimento cardinale del Nostro e dei suoi compagni di navigazione. Sono, in questa circostanza Marco Boccia al basso, e Lello Patruno alla batteria, musicisti con cui Liturri collabora da anni e con cui ha sviluppato un notevole interplay, e le cui presenze contribuiscono in modo significativo ad arricchire ancor più le atmosfere dell’incisione.
Liturri firma otto dei dieci brani in scaletta, a partire dall’iniziale Soul Dance, la cui melodia s’impone per una fresca cantabilità che trova il suo giusto completamento negli interventi solistici. Deserti di Verde è un suggestivo tema da viaggio «irrobustito» da un bell’assolo centrale di Liturri, a tratti riecheggiante lo stile di Bill Evans. After The Storm si ricollega idealmente ai trascorsi artistici di Liturri e brilla, tra l’altro, per un autorevole assolo di basso di Marco Boccia, vero «valore aggiunto» di un brano già di per sè molto indovinato.
L’obiettivo di questo Trio è sempre stato quello di integrare le diverse anime che lo compongono, superando le differenze tra jazz e classico, tra la cura per gli arrangiamenti e la spontaneità dell’improvvisazione collettiva, tra la ricercatezza melodica e armonica e l’urgenza della sperimentazione. In questo disco si riesce ad apprezzare l’unità che lega i diversi momenti, al punto da far sembrare i brani come diversi movimenti di un’unica composizione.