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Sergio Cammariere è tornato! E sembra essere di nuovo quello dei tempi migliori, quello che ci fece gridare al miracolo risvegliando le nostre stanche menti di ascoltatori passivi di italiche canzonette in un ormai lontano passato. Naturalmente non ci riferiamo al periodo post Festival di Sanremo 2003, quello di "tutto quello che un uomo" per intenderci, perché lì erano buoni tutti a tessere le lodi della nuova star della musica italiana; noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo ben prima, catturati anche noi, come tutti i fortunati che affollavano le sue serate in piccoli locali, dalla strana mistura di musica classica, sudamerica e jazz che quello straordinario pianista si era messo in testa di creare sin dagli anni ottanta e che si era materializzata solo nel 1993 con la pubblicazione de "ricordi e le persone", primo album (anticipato da un Ep a nome tress Band) firmato a quattro mani con Roberto Kunstler, ancora oggi autore dei meravigliosi testi utilizzati da Sergio. Da allora ad oggi tanta acqua passata sotto i ponti ed i piccoli locali si sono trasformati nel Teatro Petruzzelli di Bari che ha registrato un sold out da record per il concerto con cui di fatto Sergio ha presentato al mondo il suo ultimo lavoro discografico mano nella mano, album uscito a settembre, una produzione di altissima classe, dai suoni raffinati ed avvolgenti ma anche pi diretti ed accattivanti rispetto al recente passato, immaginato come un ideale viaggio tra melodie latinoamericane, francesi e genovesi, quest’ultima presente con un sentito omaggio al mai abbastanza compianto Bruno Lauzi. E che ci sia una rinnovata voglia di raccontarsi in musica evidenziato anche dalle collaborazioni di cui gode il disco: oltre all’ottimo gruppo di lavoro di sempre, che lo stesso Cammariere definisce la sua famiglia, formato da Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso e, sopra tutti, il grandissimo Fabrizio Bosso alla tromba, Sergio si circondato di eccelsi musicisti quali il mitico Gegè Telesforo (presente nel finale del brano ed ora), il Maestro Antonello Salis alla fisarmonica, Bruno Marcozzi alle percussioni nonchè due fantastici rappresentanti del Brasile quali Roberto Taufic ed Alfredo Paixao.
Con il solo apporto della sua famiglia, peraltro un po’ rimaneggiata a causa della sostituzione di Bulgarelli con Francesco Puglisi, e l’aggiunta delle percussioni di Marcozzi, Cammariere salito sul palco del Petruzzelli nell’ambito dell’annuale cartellone del Teatro Forma e Bass Culture, offrendo una prova assolutamente strepitosa, aperta dall’artista, visibilmente emozionato, con il solo suono del suo prodigioso pianoforte nell’Intro del Tema di Malerba, tratta dalla sua pi recente colonna sonora, per poi proseguire con brani (non molti per la verit, scelta strana ma assolutamente da lodare) tratti dall’ultimo lavoro discografico, tra cui la title track, La vita ci vuole, Io senza te, tu senza me di Lauzi, Le incertezze di marzo, Ancora non mi stanco, prima di giungere ai successi tra cui Sorella mia, Le porte del sogno, L‘amore non si spiega, Padre della notte, splendida in versione piano e voce, Via da questo mare, 泥alla pace del mare lontano, Libero nell’aria, Tempo perduto, Cantautore piccolino e Nuova Italia, solo accennata prima del finale con la gi citata ed ora che ha fatto letteralmente saltar su e ballare ogni singolo membro dell’osannante pubblico. Ed il già ricordato successo del Sanremo 2003? Ma se che era in scaletta anche l’immancabile Tutto quello che un uomo, come in molti già sapranno dato che, per espressa concessione dello stesso Cammariere, tutti gli astanti hanno potuto cantarne una parte a gran voce registrandola sul proprio cellulare per poi inviarla in rete, in un momento di tale bellezza e candore che sarebbe bastato a far definire magico questo concerto; del resto, se è vero come è vero che egli stesso definisce la sua una Vita d’artista senza illusioni, vivendo i sogni nelle canzoni, dove la musica diventa magia, trasforma le lacrime in una poesia; vita da artista, simile ai folli, sempre sull’orlo dei loro sogni, dove la vita è un contorno indeciso, tra il giorno e la notte, tra il pianto ed il riso, non vi è dubbio che l’alchimia gli sia riuscita ancora una volta. Bentornato Sergio.
Foto Fabio Palmisano