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Nella nostra discografia c’è un cd che ha un posto d’onore; lo ha sempre avuto, sin dal primo ascolto. Quel cd ha per titolo “Casa” e – la leggenda vuole – fu registrato nella abitazione in Rio de Janeiro di colui che – a ragione – è considerato uno dei più grandi autori del Novecento nonchè il più significativo compositore di una delle musiche culto del ventesimo secolo, la bossa-nova: Antonio Carlos “Tom” Jobim. Quella magnifica operazione con cui si volle provare a “trattare le canzoni di Jobim come "lied" di Schumann, come melodie di Debussy, così da creare il giusto anello di congiunzione fra l’estasi della classicità e la turbolenza del rock” aveva la firma di tre Artisti smisuratamente preziosi: Ryuichi Sakamoto ed i coniugi Jaques e Paula Morelenbaum. Ebbene, pur in assenza del Maestro Sakamoto, cui non possiamo esimerci dal fare i più sentiti auguri di pronta guarigione dalla grave malattia che lo ha colpito di recente, quelle stesse vibranti atmosfere ci hanno catturato nel concerto di apertura della nuova Stagione del Teatro Forma di Bari allorquando hanno guadagnato il palcoscenico i due ideatori di quel progetto da noi tanto amato, che ora hanno ripreso quella esperienza mutuandola sotto l’egida del “Cello Samba Trio”. E c’era il pubblico delle grandi occasioni ad applaudire Jaques, musicista validissimo, tra i migliori violoncellisti in circolazione, ma soprattutto eccelso arrangiatore, delle cui doti si è già avvalsa, oltre allo stesso Jobim, gente del calibro di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Chico Buarque, per non dir di Sting (erano sue le orchestrazioni del concerto organizzato – per una sfortunata coincidenza – nel medesimo giorno dell’attacco alle Torri Gemelle), David Byrne, Dulce Pontes e della mai abbastanza compianta Cesaria Evora; è lui il signore indiscusso della prima parte – a tratti sublime – del concerto: con la complicità di Lula Galvão alla chitarra e Rafael Barata alla batteria, ci mostra di quale luce accecante possano brillare le versioni strumentali delle composizioni del Maestro, tra cui occorre ricordare “So danço samba”, “Radamés y Pelé” e la magnifica “Retrato em branco e preto”, che vengono intervallate da una composizione dello stesso Morelenbaum “Maracatuesday”, costruita sui ritmi della danza maracatu, e la splendida “Coracao vagabundo” del già citato Caetano. Poi entra in scena la Signora Morelenbaum, certamente una delle voci più rappresentative delle armonie brasiliane, e la performance si fa più eterea e coinvolgente, pregna di quella soffusa eleganza, di quella strabiliante gentilezza interpretativa rese proverbiali, quarant’anni fa, da João Gilberto e da sua moglie Astrud, grazie anche alle riconoscibilissime armonie delle celeberrime “Desafinado”, “Vivo Sonhando”, “A felicidade”, “Corcovado”, “Ela è carioca”, fino all’immancabile “Águas de Março” che regala al quartetto la giusta ovazione.