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Uno va al concerto di Brad Mehldau, uno dei più acclamati pianisti al mondo, la cui fama non ha certo bisogno della nostra povera presentazione, e si ritrova davanti alla esplosiva Arte di Chris Thile, uno dei più grandi virtuosi del mandolino di ultima generazione, conosciuto soprattutto come cantante e musicista della band di musica acustica Nickel Creek, anche se attualmente è leader dei Punch BrotherShowville di Bari senza che, alla fine della tenzione vi fosse un vero vincitore se non il nostro appagatissimo piacere di amanti della ottima musica. Impegnati a rivisitare in modo più che atipico un repertorio a dir poco eclettico, i due creavano un interplay eccezionale, prendendosi gioco delle etichette e dei generi, ma anche di loro stessi e della immagine che il pubblico ha di loro; soprattutto Brad accettava di buon grado di tralasciare le discese ardite e le risalite che ne hanno fatto la fortuna per dedicarsi appieno al progetto comunitario; e nei rari momenti in cui pareva voler riprendere gli antichi ardori, abbandonandosi alla improvvisazione più sfrenata come solo lui riesce a fare, appariva il folletto Chris che con le note del suo mandolino sembrava andarselo a riprendere per riportarlo nei fantastici ranghi della loro collaborazione.
Ma non crediate che questo abbia tarpato le ali al concerto o lo abbia reso povere di idee; al contrario Mehldau & Thile, immersi nel loro “singolare esperimento nell’alveo di una contemporaneità che trova stimolo nell’abbattimento di tutte le barriere di genere e stile”, riuscivano a materializzare davanti ai nostri occhi sentieri mai battuti, risultati così freschi e piacevoli da catturare anche l’orecchio più mal disposto. Alla fine non importava più se i due fossero impegnati nell’esecuzione di brani originali o di un antica ballata irlandese o di composizioni firmate Bob Dylan, Radiohead, Elliott Smith, Randy Newman, Fiona Apple, Charlie Parker, Joni Mitchell o quant’altri: il gioco era perfetto, divertente, ipnotico, persino eccitante, al punto da farci desiderare che non avesse fine.
Foto di Quatermass