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Si è appena concluso il Medimex, il salone dell’innovazione musicale, che quest’anno ha compiuto il quarto giro di boa, Ancora una volta luogo d’incontro ideale per la conoscenza e lo scambio per addetti ai lavori, per chi vi lavora ed appassionati e curiosi dell’industria musicale.
Ancora una volta è stato luogo d’incontro il Medimex, esattamente posto ideale per la conoscenza e lo scambio tra addetti ai lavori e fruitori, tra chi vi lavora, tra appassionati e curiosi dell’industria musicale.
E così, tra una stretta di mano e l’altra, il 30 ottobre volutamente mi imbatto in un cantautore nostrano, tale Brunori Sas, e in Matteo Zanobini, che ne cura il management. Esclusa la possibilità di realizzare un’intervista in giornata, in virtù di impegni già presi, Matteo m’invita a contattarlo il mattino dopo. E così il giorno a seguire intervisto Brunori per LSDmagazine, stand 97 del Medimex.
Colpisce subito la semplicità, ergo la bellezza, della persona che incontro, affabile quanto un vecchio amico. Come mia abitudine, arrivo a questo momento ‘nudo’, ovvero senza domande preconfezionate. “Bravo, questo piace anche me, improvvisiamo, vediamo cosa viene fuori”, le sue prime battute.
Tralasciando il percorso musicale formativo, Brunori esordisce nel 2009 con l’album “Vol 1”, un disco bellissimo, fortemente autobiografico, ma anche un disco che racconta storie quotidiane che appartengono al vissuto di tutti e perciò capace di arrivare dritto al cuore delle emozioni. E’ così, per esempio, con pezzi quali Italian Dandy “Avevo dieci anni ma pensavo già alle donne E chiuso nel mio bagno amavo Edwige Fenech”, Nanà “Le giornate passate a giocare in un mondo inventato Le ginocchia sbucciate, il pallone bucato da un vicino incazzato”, Come Stai "Come stai?" È la frase d’esordio nel mondo che ho intorno Tutto bene, ho una casa E sto lavorando ogni giorno” e con la splendida e nostalgica Guardia ’82.
Due anni dopo, nel 2011, pubblica “Vol 2 – Poveri Cristi”, album che s’inserisce dritto dritto sulla scia del primo: “Il giovane Mario”, “Lei, lui, Firenze”, “Una domenica notte”, “Bruno mio dove sei”, per citare alcuni brani che lasciano lividi di emozioni.
Il 2012 è l’anno di “E’ nata una star”, colonna sonora dell’omonimo film di Lucio Pellegrini, che diventa il suo terzo disco. Anche qui potrei elencare una serie di titoli che mi garbano non poco, ma potrebbe sembrare una sviolinata nei confronti di Brunori Sas. La realtà, invece, è che mi piace davvero!
E in questo 2014 vede la luce “Vol 3 – Il cammino di Santiago in taxi”, prossimo ad essere accarezzato in quel di Francoforte (25 novembre), Amburgo (26), Berlino (27), Bruxelles (29), Londra (30) e Lugano (2 dicembre).
Ma qual è il disco che senti più tuo? “Istintivamente ti direi l’ultimo, quello temporalmente più vicino, perché io considero i dischi come fotografie di un momento particolare della mia esistenza e quindi dall’ultimo, ora, mi sento un po’ più rappresentato; dal punto di vista sentimentale, invece, ti dico il primo, non solo perché è quello che ha fatto iniziare il tutto ma anche perché tra i quattro è quello in cui c’è un modo espressivo, un filo conduttore, una coerenza dell’opera che mi è in parte mancata successivamente.
Brunori Sas è lo pseudonimo di Dario Brunori, nato a Guardia Piemontese (Cosenza) nel 1977. Quando hai realizzato che non eri più Dario e sei diventato Brunori? “In realtà non è una cosa che realizzi; realizzi, invece, il fatto che quando ti proponi e ti esponi ad un pubblico all’inizio hai un momento di difficoltà emotiva perché per te, interiormente, sei sempre Dario, mentre effettivamente ti rendi conto che c’è un’immagine di te che è Brunori Sas e quindi o lavori per dividerle queste due figure o lavori per metterle insieme; al momento me la vivo come un supereroe, come superman, m’infilo in una cabina telefonica e da Dario Brunori divento Brunori Sas, poi quando torno a casa sono Dario.
Poco prima di sederci per l’intervista, durante l’incontro d’autore realizzato presso la Hall 1 del Medimex, Brunori dichiara che ad un certo punto, quando fai una vita da artista, perdi il contatto con la realtà, con il quotidiano. Mi chiedo, come può accadere questa cosa? “Ovviamente non lo perdi completamente ma, lavorando anche come produttore di altri artisti con l’etichetta, oltre che come Brunori, sono molto preso dal lavoro e da quanto prima mi occupava di meno. Oggi mi trovo spesso a confrontarmi con una realtà, quella musicale, che vivo di più; in passato, invece, quando avevo un lavoro tra virgolette normale, avevo contatti con persone che non avevano neanche idea delle mie passioni musicali, per cui lo scambio era ad un livello in cui io potevo osservare delle dinamiche senza che dall’altra parte ci fosse l’idea che io ero Brunori.
Questa cosa qui ti cambia un po’, perché comunque vivi micro rapporti anche un po’ superficiali in cui tu sei una figura già riconosciuta prima ancora che mi si conosca e questa cosa, secondo me, mi toglie quel privilegio di poter osservare una dinamica in modo neutro. Ma fortunatamente non sono ad un livello di popolarità in cui mi senta isolato dal mondo, anzi, se posso, cerco di moltiplicare le possibilità di entrare in contatto con realtà diverse”.
Nell’ascoltare i dischi di Brunori si ha una percezione più raccolta, più intimistica, poi lo vedi in concerto e sul palco è una “bestia”! Scoppia in una divertita risata a questa mia affermazione, che condivide in pieno: “Si, infatti è una cosa che spesso viene fuori. I dischi hanno un tempo di meditazione più lungo, quindi gioco forza viene fuori più la mia parte emotiva e meno quella carnale, chiamiamola così; sul palco, invece, mi piace molto ‘darmi’, cioè finisco i concerti che sono sempre sudato, può sembrar strano ma ho un’attitudine più rock n roll, al live mi do molto e sono molto contento di avere questo approccio”.
E contento lo è anche il pubblico con il quale si realizza un intenso rapporto, come ho avuto modo di constatare durante il live set di 40 minuti circa tenuto la sera del 30 ottobre presso il Medimex.
Contento e soddisfatto sono anche io, lieto di aver avuto la fortuna di conoscere un pezzettino di Dario Brunori, che ringrazio di cuore, così come tengo a ringraziare Matteo Zanobini per la disponibilità accordatami.
E, infine, l’ultimo ringraziamento voglio esprimerlo a quel matto di Michele Traversa, direttore di LSDmagazine, per l’esperienza vissuta al Medimex 2014.
Le foto di Fabio Palmisano sono state scattate durante l’intervista al nostro stand e durante il live serale durante il Medimex