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Dal grande amore per il cinema e la letteratura alla scrittura di un vero romanzo il passo è lungo e tutt’altro che facile. Lo sa bene Fabrizio Leonetti, barese classe 1963, che nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro “L’assenza della luce” per la Books Print Edizioni. Un percorso che passa per la “Scuola di espressione e interpretazione scenica” diretta da Orazio Costa Giovangigli, l’approfondimento della recitazione con Nikita Mikhalkov, l’avvicinamento alla scrittura cinematografica grazie a uno stage con Suso Cecchi d’Amico e la lettura di tanti e tanti libri. Fabrizio Leonetti, voce per 10 anni di uno dei primi programmi radiofonici baresi dedicati al cinema, pur lavorando in un Istitito di credito, non ha mai abbandonato la sua passione per la cultura e la scrittura. Con “L’assenza della luce” prende forma la sua prima storia letteraria, un racconto a tinte horror ambientato nelle campagne di Monopoli, dove, fra gli ulivi secolari, misteriosamente si perdono le tracce di sei ragazzi baresi…
Noi di LSDmagazine lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande su questo libro che sarà presentato alle 18,30 alla Libreria Feltrinelli di Bari e sarà introdotto dalla giornalista Felicita Scardaccione.
Questo è il suo primo libro. Cosa l’ha spinta a cimentarsi con la scrittura?
La scrittura è una passione innata che mi accompagna fin da bambino. Amo così tanto scrivere che dal 1979 al 1996 ho tenuto costantemente un diario personale, arrivando a riempire le pagine di ben 18 agende a cui ho affidato i miei pensieri per tutti questi anni. Poi nel 2013 ho finalmente deciso di scrivere e pubblicare il mio primo libro.
Come mai ha scelto il genere horror per il suo esordio letterario?
Sono sempre stato affascinato da racconti e film horror e soprattutto dalle storie di fantasmi. Amo raccontare questo genere di storie ai miei amici a cui ho regalato molte notti insonni. Sono stati proprio loro a spingermi a cimentarmi con una storia letteraria di mia invenzione. Il genere horror permette allo scrittore di scatenare la fantasia senza troppi vincoli di plausibilità narrativa, per questo ho scelto di scrivere una storia del terrore.
Perché questo titolo “L’assenza della luce”?
Il buio è l’elemento scatenate di ogni nostra paura, ci costringe rapportarci con il non visto, con l’ignoto, con lo sconosciuto. Per questo il buio, come la nebbia, sono elementi fondanti in ogni storia horror.
Per anni ha condotto una rubrica radiofonica sul cinema, di cui è grande appassionato. Pensa di cimentarsi anche con questa forma espressiva in futuro?
Il cinema è una delle mie grandi passioni, ho anche seguito un corso di sceneggiatura con la grande Suso Cecchi D’amico. Scrivere per il cinema ha tecniche e regole ben precise, è un percorso difficile ma mi piacerebbe provarci. Molto spesso mi dicono che “L’assenza della luce” ha forti richiami cinematografici e mi hanno già chiesto di farne un adattamento cinematografico partecipando alla sceneggiatura, anche se la cosa non è poi andata in porto. Credo che dalle pagine di questo libro trapeli tutto il mio amore per il cinema horror e molte sono le citazioni che vengono da quel mondo.
Fra tutti i film horror che ha visto quali sono quelli che preferisce?
Sicuramente “Il bacio della pantera” nella versione del ’42 di Jacques Tourneur, ma anche “Rebecca la prima moglie” di Hitchcock, pur non essendo un horror, mi ha segnato molto. Proprio ieri invece ho visto in tv un film del 2013 davvero spaventoso “L’evocazione”.
Sono in programma presentazioni del suo libro?
A fine agosto c’è stata una bella presentazione a Rosamarina, con grande partecipazione e coinvolgimento del pubblico. La prossima invece è prevista alla Feltrinelli di Bari il 5 novembre alle 18.30, mentre il 26 novembre sarò alla Libreria Luxemburg di Torino.
Quali sono i suoi nuovi progetti letterari?
Quasi tutti i miei lettori reclamano a gran voce il seguito di“L’assenza della luce”: il finale aperto ha lasciato tutti con il fiato sospeso e per questo chiedono di sapere come finisce la storia. In effettici sto già lavorando. In futuro mi piacerebbe anche cimentarmi con una ghost story di stampo classico.