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Una grande croce, trafitta come il martirio di San Sebastiano. Così, disvelando l’opera del maestro dell’arte povera contemporanea, Jannis Kounellis, tornerà a bruciare, il 16 gennaio, in segno propiziatorio la Fòcara, il fuoco più grande del Mediterraneo che da secoli viene acceso a Novoli (Le), nel cuore del Salento, alla vigilia della festa del Santo patrono Antonio Abate. Tradizione antica, a metà tra sacro e profano, l’immensa pira (25 metri di altezza e 20 di diametro) ogni anno viene «costruita» a partire dall’8 dicembre con il rito della Festa della vite e del Paesaggio del Parco del Negramaro, accatastando oltre 80 mila fasci di tralci di vite secchi. Ma il rito popolare negli ultimi dieci anni è diventato anche un evento da 110 mila visitatori e 300 mila euro di budget, con musica, enogastronomia, fotografia e arte. «Abbiamo processato la Fòcara – spiega il sindaco Oscar Marzo Vetrugno – perchè parlasse un linguaggio moderno e attuale». Così, aggiunge l’assessore al Mediterraneo della Regione, Silvia Godelli, «si è riusciti caricare un rito pagano, quasi selvaggio, di simbolismo e valori dell’arte contemporanea. Anche questa è una delle esperienze che ha permesso a Lecce di candidarsi, con grandi chance, a Capitale Europea della Cultura». Dopo il giapponese Hidetoshi Nagasawa, quest’anno manifesto e opera cardine sono firmati dal maestro greco Jannis Kounellis, che ha voluto letteralmente «entrare» nell’anima della Fòcara, con un’istallazione che si vedrà pienamente solo dopo che la pira sarà bruciata. «Esistono vari tipi di fuoco – spiega Kounellis – C’è quello punitivo dell’inferno e quello rinascimentale dell’inizio di una nuova stagione. Il fuoco di Novoli è popolare, segno di unità e partecipazione. È un rituale quasi teatrale, una vittoria perchè tutto rinasce». Con la direzione artistica di Giacomo Zaza, alla base della pira Kounellis installerà una croce di pietre vive e una campana, da cui partirà un’altra croce altissima, anima e scheletro della Fòcara, che sarà invece quasi trafitta da due grandi putrelle, in un’immagine che ricorda il martirio di San Sebastiano. Mentre un cappotto appeso richiama alla «misura d’uomo». Tra cortei storici (in collaborazione con il Comune di Oria), il Premio Fòcara Fotografia 2015 a Paola Mattioli e la mostra con gli scatti di Peppe Avallone, torna poi anche il Fòcara Festival (16-18 gennaio) a cura di Loris Romano, con, tra gli altri, il ritorno di Emir Kusturica & the no smoking band, il rock francese multiculturale di Rachid Taha, i messicani IMS (Instituto Mexicano del Sonido) e Lee «Scratch Perry», tra le figure più importanti della musica giamaicana.