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Non era lei che doveva fare l’attrice ma la madre Romilda Villani che aveva vinto un concorso della Metro Goldwin Mayer per una controfigura di Greta Garbo. Non se ne fece niente, Romilda aveva una vita sentimentale ‘sgarruppata assai’: era perdutamente innamorata di Riccardo Scicolone un giovane romano dal tratto aristocratico che dopo averle dato e riconosciuto due bambine rifiuta di sposarla. Sofia, la primogenita, nasce a Roma il 20 settembre 1934 e la madre, impegnata fra una comparsa e l’altra, porta le due bambine a Pozzuoli, dove crescono, in casa dei nonni materni. Romilda non riesce a sfondare nel cinema e, come spesso accade, trasferisce sogni e ambizioni artistiche sui figli, su Sofia che sembra la più promettente.
A dodici anni la chiamavano stecchino, tanto era magra. A 14 era un’altra persona. Aveva avuto uno sviluppo rigoglioso, si era allungata e aveva messo carne nei posti giusti: labbra carnose, occhi grandi e luminosi, gambe lunghe ben tornite e busto fiorente. La ragazza non solo era la più bella di Pozzuoli, ma mostrava qualche anno in più dei suoi coetanei. Una signorina piacente per quanto acerba e la madre Romilda la toglie ai nonni e la porta con se a Roma per trovarle un lavoro nel cinema. Alla fine degli anni Quaranta arrivano a Cinecittà gli americani per produrre i loro Colossal. Cercano comparse, tante comparse e mamma e figlia cominciano a fare la fila ovunque capita. Ma se Romilda si perde tra la folla, Sofia che è più alta della media, non passa inosservata: c’è sempre una voce che da un megafono grida ‘tu, laggiù, moretta, fatti avanti’ e la mamma spinge!
Comincia così la carriera di Donna Sufì che alterna ‘comparsate’ in pellicole mediocri che imitano le compagnie di varietà, con i fotoromanzi sul set dei quali deve fare i conti con l’invidia dei suoi partner maschili che non potendo sfogarsi con lei per la sovraesposizione della sua femminilità in ogni inquadratura per la sua straordinaria presenza scenica, se la prendono con i fotografi che le ronzano intorno come api sul miele. Nei studi dei fumetti, allora molto diffusi, Sofia si prende le prime cotte giovanili. Con il ‘bello’ della canzone italiana Achille Togliani, un fusto da un metro e novanta. Sofia arriva fino a fidanzarsi. Poi, d’improvviso, lo pianta. Un’altra ‘sbandata’ la prende con Ettore Manni, un attore interessante, lui pure con un fisico imponente, ma anche quest’amorazzo giovanile sarà senza storia. La madre l’esorta a non allacciare legami impegnativi «devi pensare alla carriera. Vedrai, prima o poi troverai l’uomo adatto a te».
Infatti lo trova a Colle Oppio, vicino Roma, nel settembre del 1950 durante il concorso di Miss Roma dove Sofia viene eletta Miss Eleganza. Alla manifestazione c’era anche Carlo Ponti, che aveva appena fondato la Società di produzione Ponti-De Laurentiis, ed era in cerca di talenti. Non si sa se è stato lui a mettere gli occhi addosso a lei, che non passava inosservata, o viceversa. Resta il fatto che i due si conoscono. Non è quel che si dice una bella coppia, ma la vita è piena di sorprese e non è raro che una ‘reginetta’ sposi il ‘brutto anatroccolo’: Carlo Ponti è basso, tozzo, occhi sporgenti, calvo, sposato ed è di un quarto di secolo più grande della bella Sofia. In compenso Ponti è ricco, potente e sicuro di sé come dimostrerà nel corso della sua vita.
Intanto Sofia Scicolone, con il nome d’arte di Sofia Lazzaro, è chiamata a recitare piccole parti in diversi film. È ballerina in Luci del varietà nel 1950 per la regia di Lattuada e Fellini alla sua prima esperienza fallimentare; in Anna, ancora di Lattuada, è una cameriera; ne Il sogno di Zorro di Mario Soldati, è Conchita e, in tre film del 1951 di Marchesi e Metz, fa di volta in volta la commessa di un bar in Milano miliardaria, la sposina ne Il Mago per forza e in Era lui, sì, sì le vengono affidate addirittura due particine: la modella e l’odalisca! Sono piccole modeste parti in commedie altrettanto modeste che tentano di portare sullo schermo il varietà il quale, invece, furoreggia in tutti i teatri d’Italia. Nel frattempo un rotocalco dell’epoca le dedica un servizio fotografico presentandola come una ‘bellezza violenta ed aggressiva’. Comincia a guadagnare benino, ma ancora non riesce ad emergere.
Finalmente, nel 1952 Luigi Comencini le offre una piccola parte nel film La tratta delle bianche, ma è ‘schiacciata’ da un cast di tutto rispetto: Eleonora Rossi Drago, Ettore Manni, Silvana Pampanini, Vittorio Gassman, la fascinosa Tamara Lees e perfino Enrico Maria Salerno. Sofia appare, nel ruolo di Elvira, in poche inquadrature, ma bastano. L’anno dopo il regista Giovanni Roccardi la volle come protagonista nel film Africa sotto i mari. Il film racconta di una improbabile spedizione scientifica in Mar Rosso, in realtà è solo un pretesto per mostrare il corpo statuario, sempre bagnato, della bella Sofia, che entra ed esce dalle verdi acque orientali. Una pellicola che non sarebbe stata ricordata se non rappresentasse un nuovo passo nella scalata al successo di Sofia Lazzaro che, per volontà del produttore Goffredo Lombardo, in questo film appare per la prima volta con il suo definitivo nome d’arte: Sophia Loren!
Intanto il rapporto con Carlo Ponti si consolida. Sophia firma un contratto per un lungo periodo con la Ponti-De Laurentiis e nel 1954, quando la casa produttrice romana finanzia il film a episodi L’oro di Napoli diretto da Vittorio De Sica, la ‘pizzaiola’ Sophia Loren schizza come un missile fra le stelle del cinema italiano. Donna Sufì ha incontrato il secondo uomo della sua fortunata carriera cinematografica. De Sica è il suo pigmalione, l’uomo che le insegna il mestiere dell’attrice, la costringe ad esplorare e mettere a nudo le vaste possibilità della sua vena artistica per farle raggiungere livelli sempre più altri d’interpretazioni fino a La ciociara dove le viene attribuito l’Oscar per la miglior attrice protagonista.
Poi, nella sua strada professionale incontra Marcello Mastroianni e si consolida un nuovo sodalizio, fra De Sica, Loren e Mastroianni che li condurrà ai livelli più alti della cinematografia mondiale. Nel 1991 le viene attribuito l’Oscar «per una carriera in film memorabili che hanno dato maggiore lustro alla nostra forma d’arte».
«Quello che conta nella vita è ottenere più dei sogni. Così tutto diventa una favola. A me è successo proprio così».
Buon compleanno Donna Sufì!
Nicola Mascellaro