Tempo di lettura: 3 minuti
Raccontano di un cammino, lungo e difficile, per la conquista dei diritti. Marciano verso vittime innocenti. Sono rosse e vuote le scarpe di Elina Chauvet, l’artista messicana che ha realizzato “Zapatos Rojos”, il progetto di arte pubblica contro il femminicidio.
Per la prima volta al Sud Italia, Elina Chauvet, presenterà personalmente la propria performance dal titolo Zapatos Rojos (“Scarpe rosse”). L’appuntamento è ad Andria, il 12 aprile, in Piazza Vittorio Emanuele II dalle 12.00 alle 22.00.
Un progetto artistico finalizzato a contribuire al cambiamento sociale attraverso processi partecipativi che interessano lo spazio pubblico e il Web. Il gesto di uno che diventa azione collettiva, movimento di opinione e si staglia nella cronaca quotidiana. Dalle violenze, alla parità di genere il tema è uno dei più discussi del momento.
"Ricordo ancora il 22 agosto del 2009 quando sono andata a Juarez Avenue a mettere la mia prima scarpetta rossa – racconta Elina Chauvet – Avevo in mente non solo le donne di quel luogo ma tutte coloro che sono morte per il sol fatto di essere donne. Mi chiedo spesso come sarebbe la vita senza violenza nei nostri confronti, come sarebbero le famiglie in cui il rispetto e l’uguaglianza sono la priorità. Io credo che saremmo società più sane. Ecco perchè questa battaglia non è di pochi ma una mobilitazione per un cambiamento sociale".
Un significato speciale è quello che Andria conferisce a questa marcia silenziosa di donne assenti. Quello di una città del Sud che intende uscire dai luoghi comuni, che vuole reagire e farsi portatrice di un messaggio forte e chiaro di dissenso. Ma anche di proposta.
“Lanciamo questa sfida – spiega Stefania Campanile, Consigliera di Parità della Provincia di Barletta Andria Trani – al tema del femminicidio. Intendiamo farci garanti di cambiamento, protagonisti di un processo sociale profondo che passa per la cultura e quindi parte dall’educazione familiare e scolastica. La nostra è una marcia quotidiana che non inizia e non finisce il 12 aprile, un modus operandi a livello istituzionale e sociale che possa garantire pari opportunità reali, cultura del rispetto, coraggio nella denuncia”.
Della stessa idea anche Francesca Guerisoli, curatrice per l’Italia del progetto artistico: “Le scarpe rosse visualizzano una marcia di solidarietà sia verso le donne di Ciudad Juarez che sono state rapite, violentate e uccise, sia verso tutte le donne che, nel mondo, hanno subito violenza. L’arte che si misura con lo spazio urbano e la partecipazione collettiva può divenire un efficace strumento di cambiamento sociale, aprirsi all’ascolto e alle domande espresse e inespresse delle comunità e fornire immagini condivise attorno alle quali portare avanti battaglie per i diritti umani. “Zapatos Rojos” è tutto questo”.
COSA È ZAPATOS ROJOS
Il progetto è nato nel 2009 a Ciudad Juárez, città di frontiera tra Messico e Stati Uniti in cui fu utilizzato per la prima volta il termine “femminicidio”, dove centinaia di giovani donne vengono rapite, stuprate e uccise nella più totale impunità. Fulcro di “Zapatos Rojos” è la sua natura processuale, che porta alla realizzazione di un’installazione di scarpe femminili rosse nello spazio urbano. Rosso. Come il sangue che ogni giorno le donne versano per mano degli uomini, siano essi della famiglia siano estranei. Rosso. Il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti. Rosso. Il colore scelto dell’artista messicana Elina Chauvet per la sua installazione: “Zapatos Rojos”, ossia “Scarpe rosse”.