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In chiusura di tournèe, venerdì 6 e sabato 7 dicembre, Silvio Orlando e la Popular Shakespeare Kompany hanno portato in scena, presso il Teatro Petruzzelli di Bari, "Il Mercante di Venezia" di William Shakespeare, con la regia di Valerio Binasco.
Quest’anno la Popular Shakespeare Kompany che, dopo il battesimo ufficiale con lo spettacolo “La Tempesta” all’interno del Festival Shakespeariano di Verona nel 2012, si impegna ogni anno a mettere in scena un classico, affronta una delle opere più note dell’autore inglese, Il Mercante di Venezia. Una storia molto conosciuta, che rimescola profondamente le categorie di “bene” e “male”, arrivando al cuore della questione: lo scontro tra la collettività di uguali – i cristiani di Antonio – e il singolo diverso – l’ebreo Shylock.
Lo scena, resa in maniera molto essenziale e contraddistinta per lo più da suoni (fischi di navi che attraccano, urla di strada), riproduce da un lato Venezia, un mercato frenetico di fine XVI secolo, colmo di grida e attività, frequentato da molte imbarcazioni, e dall’altro Belmonte, un’isola assolata della vicina Dalmazia.
Mentre lo squattrinato Bassanio trascina l’amico Antonio lungo una strada che rischia di portarlo alla rovina, la bella Porzia aspetta invano qualcuno che la liberi dal voto paterno e che ne faccia una donna a tutti gli effetti. Il loro incontro determina l’inevitabile contaminazione di quei due mondi che vedono l’amore e la generosità di Porzia in grado di superare con l’intelligenza e con il perdono il tradimento che l’amante compirà ai suoi danni per favorire l’amico Antonio, che proprio lei riuscirà a salvare.
Diverso è l’esito della partita fra l’Ebreo e il Mercante cristiano. Una libbra di carne umana è l’immagine che segna la vicenda e crea il collegamento tra la carne e il male: il denaro. Quando si traffica con esso, si ha a che fare direttamente con la carne degli uomini, i loro corpi e i loro destini. Anche amori, affetti, passioni in questa storia si traducono in denaro, in oro, in gioielli.
La storia dell’ebreo Shylock – magistralmente interpretato da Silvio Orlando, che risulta essere non tanto l’eretico quanto l’outsider – rappresenta il testo realistico al quale si mescola la favola legata alla storia di Porzia e dei sui scrigni. E’ l’unione di queste due parti a dar vita al tono tragicomico dell’opera.
L’attualità de "Il mercante di Venezia" risiede pertanto nei temi che affronta: intolleranza e razzismo, senso dell’etica e denuncia delle false apparenze. Ancora una volta Shakespeare riesce a superare il limite temporale e a fornirci materia per riflettere su di noi e sul nostro presente.
Nel Mercante, tutto gira intorno a un gruppo di amici. Gli eroi di questa storia non sono degli eroi. Stanno in seconda e terza fila nella vita. Ma hanno delle inquietudini. Una spinta che li porta al gesto rischioso. Tuttavia, il fatto che siano sempre avventure condivise con gli amici fa di loro degli eroi un po’ paesani, creatori di aneddoti più che di leggende. Il testo appare dunque come "una cupa contro-favola", una storia che sembra una favola, ma che fa sorridere solo gli adulti, perché han perso ogni speranza. […] Noi dobbiamo fare del mercante una grande favola, e una festa del teatro. Cioè della speranza. E queste sono le intenzioni. […]
Mi trovo completamente d’accordo con Auden quando dice: "Ne Il Mercante di Venezia le differenze religiose sono tratteggiate in modo fatuo: non è un problema di fede, ma di conformismo. L’essenziale, riguardo a Shylock, non è che un eretico o un ebreo, ma che è un outsider". Outsider, qui, vuol dire qualcosa di più di diverso. Vuol dire proprio straniero. Estraneo. […] La terribile, umiliante, meschina sconfitta di Shylock giusta o non giusta che sia, mi mette a disagio. Annuncio fin d’ora che starò dalla sua parte. Del resto, il bene e il male si spostano di continuo nel corso della pièce. Dipende dalle circostanze. Questa è una verità moderna e inattaccabile. La verità di una favola che rivela che non c’è nessuna verità.
Dopo il successo di Romeo e Giulietta la Popular Shakespeare Kompany, che ha esordito con La Tempesta, porta in scena Il mercante di Venezia. Insieme a loro in questo allestimento Silvio Orlando, che alterna i ruoli teatrali alle interpretazioni cinematografiche con i più importanti registi italiani. Per la stagione 2013-2014 la compagnia affronta Il Mercante di Venezia, una delle opere più famose e rappresentate di Shakespeare. Il regista Valerio Binasco scrive, a proposito dello spettacolo: «Non avevo mai pensato al Mercante come ad un’opera teatrale che mi potesse interessare direttamente. Non incontravo né personaggi né situazioni che mi sembrassero familiari, o che avessero una qualche familiarità con la mia immaginazione. Questo perché alla sensibilità contemporanea una storia come quella del Mercante e di Shylock sembrerebbe dire ben poco.
Opera ambigua e complessa, in cui si intrecciano conflitti sociali e culturali, valori come legalità e giustizia, passioni ed intrighi amorosi, intolleranza e razzismo, Il Mercante di Venezia è tra i capolavori shakespeariani di più forte impatto etico. Un’opera in cui a prevalere è il potere del denaro: tutto si compra e si vende, anche un brandello di carne umana, anche l’amore. Grande prova d’attore di Silvio Orlando nei panni di Shylock.
Nel Mercante, tutto gira intorno a un gruppo di amici. Gli eroi di questa storia non sono degli eroi. Stanno in seconda e terza fila nella vita. Ma hanno delle inquietudini. Una spinta che li porta al gesto rischioso. Il testo appare dunque come “una cupa contro-favola”, una storia che sembra una favola, ma che fa sorridere solo gli adulti, perché hanno perso ogni speranza. Noi non dobbiamo cedere a questa tentazione, anzi: noi dobbiamo fare del Mercante una grande favola, e una festa del teatro. Cioè della speranza.
Opera ambigua e complessa, in cui si intrecciano conflitti sociali e culturali, valori come legalità e giustizia, passioni e intrighi amorosi, Il mercante di Venezia è tra i capolavori shakespeariani di più forte impatto etico. Un’opera in cui a prevalere è il potere del denaro: tutto si compra e si vende, anche un brandello di carne umana, anche l’amore. Silvio Orlando interpreta Shylock, un vecchio, dice l’attore, “che si mette di traverso alla felicità dei giovani, facendo saltare il patto delle generazioni. Un po’ quello che succede oggi. Ma il regista Valerio Binasco lo vuole anche ferito e dolente”.
“L’essenziale, riguardo a Shylock – dice il regista – non è che un eretico o un ebreo, ma che è un outsider. La terribile, umiliante, meschina sconfitta di Shylock mi mette a disagio. Annuncio fin d’ora che starò dalla sua parte”.