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‘Giochi di vita nell’età del sogno’ è poesia che si fa musica per divenire giochi d’ombra danzanti sul filo della follia, è una fuga dalla realtà e dalle visioni mostruose da essa generate, è un viaggio che termina in un luogo dove tutte le parole non significano nulla.
Andato in scena ieri all’interno del suggestivo Auditorium La Vallisa di Bari, ‘Giochi di vita’ e uno spettacolo di poesia in movimento che nasce dai testi di Pippo Marzulli e si sviluppa attraverso la collaborazione tra diversi artisti, nell’interpretazione dell’idea aborigena di vita, secondo la quale questa non è altro che sogno.
Da questo concetto si sviluppano, dunque, i monologhi che narrano la vita dalla nascita alla morte; una persona nasce e la sua condizione umana è del tutto accidentale, attribuitagli dal fato nella casualità del momento.
Così l’uomo si ritrova catapultato nella società, senza aver avuto possibilità di scelta, una società fatta di metropoli disumane e gabbie sociali. In suo aiuto giunge l’amore, il sentimento più forte che si possa provare e si rompe il guscio individualista che lo ha sempre tenuto al sicuro dal mondo esterno, cosa che gli fa prendere coscienza del mondo e della condizione di miseria e pochezza spirituale in cui versa l’uomo moderno.
Combattuto tra razionalità e passione, che nello spettacolo sono personificate grazie alle voci fuori campo, il protagonista si lascia trasportare da un sentimento di ribellione nei confronti della società e del sistema deviato che la governa e intraprende un viaggio di ricerca interiore e di scoperta del mondo che gli stravolgerà la vita.
In questo viaggio il nostro protagonista si spoglierà della sua umanità meccanizzata e stereotipata per tornare alla natura “madre”, caratterizza anche dalla scelta scenografica (un palco spoglio accoglie come unico elemento tangibile un albero bianco) e musicale (rumori ed elementi ancestrali riempiono la scena di pathos).
Il ritorno alla natura e al primordiale spingerà, quindi, il protagonista all’inevitabile ricerca spirituale fatta di molte domande e poche certezze.
Infine giunge la morte e solo ora l’uomo farà un resoconto della propria vita e s’interrogherà su cosa lo attende.
POESIA: Pippo Marzulli
VOCE: Ilaria Strippoli e Mario Scrima
RAP: Giuan Petruzzelli
TEATRODANZA: Valentina Basile, Giovanna Quinto e Grazia Marsico. MUSICHE: Michele Magno, Marco Malasomma e Luca Antonazzo
SCENOGRAFIE E COSTUMI: Jime Ghirlandi
REGIA AUDIO: Luca Ippolito