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LSDmagazine ha incontrato I KACHUPA, eclettica band piemontese che presenta il nuovo lavoro “TERZO BINARIO”: un cofanetto contenente l’album “TERZO BINARIO” ed il libro “SE LA TARTARUGA S’ABBRONZA” (a cura di Mauro Borra – pref. di Carlo Petrini e Gianmaria Testa) che racconta la particolare storia della band.
La band prende il nome dal Kachupa, piatto tipico di Capo Verde (Africa) con verdura, frutta, legumi, cereali e pesce, ingredienti poveri ma ricchi di vitamine e di vita! L’energia Kachupa nasce da questa semplice zuppa, simbolo di semplicità e di amore verso la natura.
La Kachupa Folk Band nasce come band di strada, e di strada ne ha mangiata davvero tanta in giro per l’Europa! All’inizio c’era un piccolo carretto sul quale il batterista suonava cassa e pentole e il resto della band suonava intorno alla carovana. Questo carretto magico ha fatto vendere circa 5000 cd alla band in Italia e Francia. Iniziano a poco a poco ad arrivare e-mail di gente che vuole i Kachupa alle varie feste di paese, matrimoni, vendemmie e via dicendo. Da questo momento in poi la band conquista il pubblico e si esibisce in prestigiosi festival e rassegne, condividendo il palco con importanti artisti.
Quanto dunque l’ultimo lavoro è intriso di questa vita?
L’ultimo album è il riassunto di dieci anni di strada assieme, in cui convivono infinite suggestioni e moltissimi generi diversi. Ci piace sperimentare da sempre con il linguaggio musicale, cercando di non farlo diventare un esercizio di stile, ma sempre coerente e al servizio della musica stessa e del messaggio che vogliamo trasmettere.
Perché la scelta di creare un cofanetto così da unire l’arte della musica e della scrittura?
Per noi scrivere un libro che parlasse della nostra storia, intrecciata alla nostra visione del mondo, è stato un bisogno, più che una scelta decisa a tavolino. Rivivere tutto il nostro percorso è stato quasi terapeutico. Ci sembrava di avere avuto un percorso originale, che molti dei nostri fan non immaginano nemmeno. Molte idee, anche sociali, è difficile renderle in musica in maniera approfondita, così abbiamo utilizzato un nuovo strumento per comunicare, e ci è piaciuto moltissimo.
I 13 brani di “TERZO BINARIO” sono caratterizzati da sonorità tipiche del folk e del patchanka, e unisce la musica del Mediterraneo a quella dei Balcani (la cantante, Lidiya Koycheva, è di origini bulgare).
Sonorità, queste, che voi producete già da anni ma che nel frattempo sono state assimilate da altre band. Quale è dunque la vostra peculiarità?
Il nostro sound attuale è frutto di anni passati a mischiare generi tra loro, il mix è venuto fuori in maniera autonoma, come se il progetto avesse vita propria. Essendo una band è facile trovarsi in mezzo ad arrangiamenti che non sarebbero venuti in mente da soli, la comunione è appunto questo. Pensiamo che ciò che ci caratterizza sia un sound etnico, ma molto attento ai suoni più moderni e alla ricerca di sonorità più orientali, unite a una tecnica di esecuzione non comune, che ci da la possibilità di sperimentare in maniera più convincente.
I Kachupa sono, inoltre, ambasciatori del progetto “Mille Orti in Africa” di SLOW FOOD: parte del ricavato delle vendite del cofanetto verrà devoluta all’associazione per sostenere la realizzazione di orti in Africa.
Avete molti punti in comune con SLOW FOOD, ed intendete creare uno sviluppo attraverso la musica: “unire tradizioni lontane, cibi, profumi e colori di etnie diverse in un’integrazione che non distrugga le differenze, ma che le faccia convivere con orgoglio”
Ci spiegate meglio questo concetto? E come mai vi siete avvicinati a Slow Food?
Ultimamente è normale sentire gruppi di persone che, cercando di creare unione tra i popoli, uccidono in realtà le differenze, al grido di “Siamo tutti uguali”. Per nostra fortuna non siamo tutti uguali invece e si spera di non diventarlo mai. Il segreto dell’integrazione non è appiattire le differenze, ma farle convivere tra loro, ognuno con i suoi spazi e le proprie volontà personali. Il processo è già iniziato nelle nostre città, i conflitti possono accadere e sono naturali, ma da migliaia di anni i popoli si fondono tra loro, non abbiamo inventato nulla. Slow Food fa da anni questo in gastronomia: cerca le piccole realtà locali, le fa conoscere globalmente e le fa convivere con altri prodotti mantenendone la dignità. Con il progetto “Mille orti in Africa” non vogliamo solo fare opera di carità verso alcuni popoli, che stanno iniziando a prendere consapevolezza della loro forza già autonomamente, ma creare progetti di sviluppo autonomo in modo che inizino a creare la propria ricchezza e a rivalutare le proprie radici, cosa che le multinazionali stanno combattendo da sempre.
Quali sono i prossimi progetti?
Il progetto dei “Mille orti in Africa” ci sta assorbendo tutte le energie, ma riusciamo a ritagliarci degli spazi per scrivere nuovi brani, per comunicare con la gente e per pianificare il tour estivo. Andremo presto a Londra come premio per il concorso Inedited World Music Festival, e saremo ospiti degli studi di produzione di Bluey Maunick, fondatore degli Incognito e creatore dell’acid jazz. Per noi sarà un onore visitare la City in loro compagnia e lavorare con professionisti di questo calibro e fama mondiale.
Avete un tour in programma?
Stiamo ancora pianificando le date, di sicuro il modo più semplice per seguirci è visitare il nostro sito www.kachupa.com o la nostra pagina facebook, per essere sempre aggiornati sulle date dei concerti.
Dove vi esibirete? Quali sono le location che preferite?
Frequenteremo molti piccoli locali questa estate, in tutta Italia. Per noi è una novità, abituati alla strada o ai palchi più grossi, è una via di mezzo che ci mancava. Abbiamo vissuto talmente tante situazioni diverse che una preferenza forse non ce l’abbiamo, ma direi che in linea di massima le emozioni che dà la strada non è possibile trovarle altrove. Anche il rapporto più istituzionale dei teatri è affascinante, sono tutti linguaggi diversi per esprimere il nostro amore per ciò che facciamo.
LINE UP BAND
Lidiya Koycheva: voce
Davide Borra: fisarmonica, voce
Alberto Santoru: basso elettrico, voce
Mattia Floris: chitarre, voce
Corrado “Annibale” Vergano: percussioni
Angelo Dalmasso: piano, tastiere
Manuel Prota: batteria