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Grande successo per il primo appuntamento di JAZZaltro, la rassegna organizzata da Area 101 e Abeat Records e, per questo primo concerto, in collaborazione con l’Università il Melo di Gallarate e Jazzappeal, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Gallarate.
Coltrane Project, con Riccardo Fioravanti Trio + Trumpet: Riccardo Fioravanti al contrabbasso, Bebo Ferra alla chitarra, Andrea Dulbecco al vibrafono, accompagnati dalla tromba di Dino Rubino.
Ascoltare la musica di Coltrane senza un sassofonista sul palco potrebbe risultare strano, ma in fin dei conti non lo è poi tanto, perchè l’universo creativo di Coltrane ha dato voce ad una poetica musicale che non solo ha rivoluzionato la storia del Jazz, ma è stata anche fonte di ispirazione per diversi generi musicali. Non è quindi difficile imbattersi in qualche tributo a questo grande artista, ma ogni volta è interessante cogliere le trasmissioni sinaptiche che le note di Coltrane hanno generato nella mente e nel cuore di altri artisti, e sorprendersi come, in alcuni casi, delle "interpretazioni" divengano esse stesse delle "creazioni" di grande valore. E se nell’arte, come sosteneva Goethe, "la bellezza è negli occhi di chi guarda", nella musica la bellezza spesso la trovi nelle mani di chi sa ascoltare.
Il concerto non ha subito un crescendo, come a volte accade, ma ha rapito e coinvolto il pubblico sin dalle prime note. E’ cominciato con un brano di atmosfera, quasi mistico, ma al tempo stesso dal forte impatto, una sorta di presentazione, sia degli elementi del trio, grazie ad un susseguirsi di bellissimi assoli, sia della grandezza di Coltrane, partendo con i primi due movimenti di quello che è considerato da molti il suo capolavoro, nonché uno dei dischi più importanti della storia del jazz, ossia "A love supreme". L’assolo di Fioravanti si articola sull’ostinato di basso in fa del celebre riff di Acknowledgement, che ha segnato quello che può considerarsi un risveglio spirituale per Coltrane e che lui ha riversato in questa specie di mantra ripetuto all’infinito.
Le variazioni del vibrafono cominciano ad emergere, a galleggiare per poi divenire fluide in una sorta di coro a più voci, portando l’ascolto all’estasi, mentre le note della chitarra creano un’intimità e profondità quasi sentimentale. Il pezzo si evolve nella seconda parte della suite a quattro movimenti, ossia Resolution, legandosi poi a Impression, una composizione dello stesso Coltrane basata sulla celebre So What di Miles Davis.
Dopo questo inizio suggestivo Fioravanti afferisce allo spettacolo un tono quasi didattico e divertente al tempo stesso, raccontando sia il perchè della scelta dei brani, che la storia degli stessi, ma anche aneddoti simpatici su un pavone residente nella struttura che ospita il concerto.
Allo stesso pavone dedicano Lazy Bird, un pezzo che Coltrane ha composto con un tempo velocissimo, ma che Ferra e Dulbecco trasportano in un’intima ballata.
A questo punto arriva sul palco Dino Rubino, conosciuto a moti come pianista, ma che questa sera delizierà il pubblico con tromba e flicorno. Il quartetto ci presenta un brano che in realtà è un mascheramento, ossia ciò che nel jazz indica la prassi di sfruttare la struttura armonica di un brano sovrapponendo un tema differente. In questo caso parliamo di Fifth House, il pezzo di John Coltrane che deriva da Hot house di Tadd Dameron, a sua volta ispirato a What is This Thing Called Love di Cole Porter.
Seguono Mister Syms, un Blues che Coltrane ha dedicato al suo barbiere di Philadelphia, e Gentle Giant Steps, rivisitazione di Bebo Ferra del brano Giant Steps.
La Tromba di Rubino si avventura nel Blues e a tratti quasi ruggisce nel brano Cousin Mary, per poi diventare più dolce, insieme alla chitarra, nell’arrangiamento di Bebo Ferra di Moment’s Notice. Seguono lo standard jazz Equinox e per finire un brano di Fioravanti che unisce due delle composizioni di Coltrane con gli accordi più intricati, ossia Giant Steps e Countdown, mischiati al pezzo di Kenny Dorham, Blue Bossa, il risultato è un’originalissimo Blue "Trane" Bossa.
Il trio è nato come quartetto in origine, con il grande batterista Giampiero Prina, scomparso nel 2002, e il concerto è stato, come sempre, dedicato a lui.
Da questo progetto è stato prodotto un album (Abeat Records) i cui temi sono interpretati da tre dei migliori trombettisti della scena jazz europea: Fabrizio Bosso, Giovanni Falzone, e Dino Rubino.
Prossimo appuntamento di JAZZaltro: Domenica 21 Aprile al Cinema Teatro Nuovo di Olgiate Olona, in un progetto che vede fondersi Gospel, Spiritual e Jazz con un trio incredibile: alla tromba e flicorno Fabrizio Bosso, all’ hammond: Alberto Marsico, alla batteria: Alessandro Minetto.
Foto di Mariagrazia Giove, riproduzione riservata.