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LSDmagazine ha incontrato l’attore romano Maurizio Battista al teatro Diana di Napoli nel corso delle tre giornate nella quali il comico ha fatto il sold-out con il suo spettacolo. Il comico racconta gli episodi che gli sono successi nella sua vita prendendo in giro anche i romani che lui giudica naturalmente scherzando “dei perfetti ignoranti”. Racconta gli episodi deludenti nei suoi viaggi all’estero e chiude il suo spettacolo con la bella e commovente lettera finale che dedica alla madre scomparsa prematuramente.
Fai il tuo esordio come comico nel 1989, ma quando hai capito che potevi diventare un grande attore?
Ma praticamente subito, perchè i talenti si vedono subito e inutile perdere tempo (ma ride n.d.r). No naturalmente sto scherzando. Ma a dire la verità non l’ho capito ancora perchè la carriera va avanti giorno dopo giorno, ad esempio oggi sono contento perchè abbiamo conquistato una parte di Napoli e devo dire che era la prima volta che venivo in questa città e usciamo a testa alta da una piazza difficile.
Da una piazza difficile in che senso?
Nel senso che è una piazza a livello canoro e comico presuntuosa a titolo, perchè sa giudicare sempre in maniera obiettiva e subito riconosce se sul palco c’è una persona che vale.
E allora in questo senso Napoli e Roma si somigliano un po’ giusto?
Si, certo ci somigliamo abbastanza, ma qui c’è tanta creatività anche tra le persone comuni, tanti comici che sono persone normali che in realtà non sanno che fanno teatro ogni giorno per strada. Se tu incontri due napoletani per strada e li guardi attentamente puoi senz’altro dire che stanno facendo teatro in quel momento e loro non lo sanno ma è così. Lo dicevo anche prima con Maurizio Casagrande che ho incontrato nei camerini: il film che ho fatto con lui e con Giacomo Rizzo (Napolitans n.d.r.) è stato straordinario in tal senso, perchè quando ho lavorato con loro non sapevo quando finiva e iniziava una scena perchè il napoletano non fa finta di fare l’attore, il napoletano recita in maniera semplice e per me che sono di Roma è stato veramente difficile capire quando ad esempio cominciavano una scena oppure quando la finivano.
In questi tre giorni hai fatto il sold-out al teatro Diana, ma raccontaci un episodio che ti è rimasto impresso al di fuori del contesto teatrale.
E’ stato bellissimo anche ad esempio prendere la funicolare che qui ho scoperto è di quasi due secoli fa. E’ bellissima anche perchè mentre eravamo dentro c’era anche la musica: si, c’era il ragazzo che suonava ed è stata una scena bellissima. Poi ho visto tutti scendere e meno male che mi sono seduto, ma non avevo capito una cosa: che ero arrivato e dovevo scendere. E’ fantastico girare per Napoli, impari un sacco di cose. Fuori casa non sto tanto bene perchè mi viene un po’ di nostalgia, ma qui a Napoli mi sono trovato bene.
Ci racconti il tuo spettacolo che hai portato al Diana di Napoli?
Qui a Napoli dovevo portare lo spettacolo “Oggi non è giornata”, ma abbiamo deciso di esordire a Roma al teatro Sistina fra una settimana, qui invece ho portato un mix delle mie battute migliori e spezzoni dei miei spettacoli. Ma l’importante guarda è ridere e far ridere, io non faccio mai nei miei spettacoli ad esempio battute politiche per far ridere, quello lo lascio ad altri, ridiamo con le cose nostre di tutti i giorni.
Tu porti la tua semplicità sul palco. E’ questa la chiave del tuo successo ?
Ma credo di si, l’importante sul palcoscenico è essere se stessi. Ed io porto davvero me stesso in teatro, non fingo e penso che questo piaccia alla gente.
Tu a fine spettacolo saluti il pubblico in maniera originale. Rimani sul palco e sei tu a salutare la gente che è venuta a vedere il tuo spettacolo. Ci spieghi?
Perchè mi sembra assurdo che a fine spettacolo sia l’attore ad andare via. Rimango sul palco per ringraziare il pubblico che mi è venuto a vedere. Se tu pensi che hanno comprato il biglietto, hanno parcheggiato, hanno fatto la fila, preferisco così perchè è un modo originale certo ma è anche una forma di rispetto per chi ha avuto fiducia in me.
Nei tuoi spettacoli hai dato sempre molto risalto alle donne. Ma tu nella vita sei più cacciatore o preda?
Io mi sento più bracconiere (ride n.d.r.)
Ma cosa si deve fare per far avvicinare di più i giovani al mondo del teatro?
Mah, io non farei niente, tanto se una persona è portata per il teatro si avvicina da sola. Ci sono tanti ragazzi che entrano in questo mondo pensando di diventare famosi il più presto possibile. Non c’è cosa più sbagliata, bisogna fare teatro perchè questo mestiere lo si deve amare, altrimenti è inutile. Sai quanti ne ho visti che hanno cominciato e dopo poco non avendo le capacità hanno abbandonato la scena ? Sono davvero pochi gli attori teatrali che diventano famosi, e forse è meglio così.
Tu hai lavorato anche con registri del calibro di Pupi Avati e Leonardo Pieraccioni. Quali sono le differenze che hai riscontrato tra i due?
Ma guarda Pupi Avati è un maestro, uno che fa questo mestiere da quaranta anni, è maniacale anche nella ripresa cinematografica di due secondi. Uno che è senz’altro parte della storia del cinema italiano. Leonardo, chiaramente è più giovane, uno col quale ci puoi anche scherzare, uno di quei registi che ti consente di lavorare con molta serenità e con lui ho in programma un altro film che parte a giugno.
I tuoi prossimi impegni?
Da martedì 19 febbraio sarò a Roma al teatro Sistina con “Oggi non è giornata”, il calendario è lungo fino alla metà di marzo, ma nei limiti perchè non mi esprimo per un periodo lunghissimo anche perchè ho bisogno più di emozioni che di soldi e le emozioni per me sono importanti.
Maurizio ti ringrazio personalmente ed a nome del mio direttore Michele Traversa per averci concesso questa intervista.
Grazie a voi e saluto tutta la redazione di Bari, ciao ciao.
Ma scusa sai che abbiamo la redazione anche a Londra, ci saluti anche la redazione inglese?
Ma io l’inglese non lo conosco…Posso solo dire Thank you very much…
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