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Sanremo è Sanremo, si sa. Ma quello targato Fabio Fazio sarà un’altra cosa: da un lato la kermesse nazional popolare all’insegna dell’ultima canzone; dall’altro un’occasione per cercare di portare al grande pubblico anche momenti di cultura ‘altà, di «musica d’arte». Invece di nomi altisonanti dello spettacolo internazionale, nomi altisonanti della più alta tradizione musicale italiana, a cominciare da Giuseppe Verdi. E sul palco direttori di livello mondiale come Daniel Barenboim o Daniel Harding, oppure voci come quella di Caetano Veloso o Andrea Bocelli (ospite nella serata finale).
Questo il Festival numero 63 della canzone italiana, annunciato oggi a Sanremo da Fabio Fazio. Con lui Luciana Littizzetto, a detta di Fazio l’emblema stesso della tv che lui vorrebbe riuscire a fare dal teatro Ariston: «veicolare attraverso il vettore Sanremo, che è per sua natura popolare, anche contenuti ‘altrì, nel segno dell’ottimismo, della speranza, della bellezza, del rispetto». Rispetto anche per le regole della par condicio, visto che si va in onda in piena campagna elettorale: «Gli artisti avranno piena libertà»’, garantisce il direttore di Rai1 Giancarlo Leone. Nessun bavaglio, dunque, «ci si affida al buon senso di tutti».
A differenza del passato, quando sul palco si presentavano star hollywoodiane come John Travolta o Hugh Grant (e relativi cachet), oppure big assoluti come gli U2, nel Sanremo targato Fazio-Littizzetto arriveranno quest’anno, in qualità di ospiti, artisti e personaggi di casa: Neri Marcorè, Claudio Bisio, Roberto Baggio, Flavia Pennetta, Beppe Fiorello. Oppure l’ex premiere dame di Francia Carla Bruni, che porterà una sua canzone. «Il massimo sarebbe un duetto con Sarkozy – ha detto Fazio – ma per il momento ci accontentiamo».
Più che il Sanremo dell’austerity, è il Sanremo della sobrietà. «Sarebbe un sogno se Barenboim arrivasse anche a dirigere l’orchestra – ha detto Fazio -. Il tentativo è stato questo: portare dentro al Festival, che è per sua natura da prima serata su Rai1, anche un pò di Che Tempo Che Fa. Con la voglia di unire ciò che apparentemente non può stare insieme. Con allegria, e sempre rispettosi».
Per raggiungere questo obiettivo, la musica è il collante naturale, tanto più in un luogo così ‘italianò come il Festival. «Il festival è il festival, e gli vogliamo bene proprio per questo. È un pezzo di storia d’Italia». Non a caso la quarta serata riserverà una speciale ‘Sanremo Story’, con una carrellata delle canzoni e dei volti che hanno fatto la storia del Festival. «Cercheremo, sempre, di essere allegri, sorridenti e rispettosi» ha commentato Fazio.
E’ vero che la legge degli ascolti – come sottolineato dal direttore di Rai1, Giancarlo Leone – vincola la Rai a puntare all’obiettivo del 40% di share. Ma è vero anche che l’obiettivo può essere raggiunto grazie ad una proposta televisiva «fatta in casa». Per puntare a un minimo di tv di qualità, costi relativamente contenuti e artisti ‘nostranì: nella giuria specializzata nomi come Carlo Verdone, Serena Dandini, Stefano Bartezzaghi; tra i ‘presenter’ (i ‘proclamatorì), personaggi come Marco Alemanno (il compagno di Lucio Dalla, che salirà sul palco nella prima serata), Vincenzo Montella, Carlo Cracco. O il volto italianissimo di Beppe Fiorello/Domenico Modugno.
Volti italiani, pronti a entrare nelle case d’Italia nè più nè meno come facevano dal palco dell’Ariston Nilla Pizzi e Luciano Tajoli, Domenico Modugno e Luigi Tenco; Lucio Dalla e Nicola di Bari; Nada e i Ricchi e Poveri. Nello stesso tempo ci sarà spettacolo nel segno della musica, in una contaminazione ideale tra le ‘canzonettè di oggi, quelle ieri (da ‘Piazza grandè a ‘Che freddo fà) a quelle che – 150 anni fa – la gente fischiettava sulle note del ‘Và Pensierò. «Non mi piace la divisione tra ‘altò e ‘bassò – ha detto Fazio -. Mi piacciono i contenuti». Si comincia il 12 febbraio.