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Barbara Bernardi e Fausto Caviglia vivono a Berlino. Si sono trasferiti lì per differenti motivazioni e in periodi diversi, ma li unisce un’ amicizia decennale e una grande passione per il loro lavoro: essere videomaker e poter documentare la realtà in modo schietto e onesto (cosa che Fausto Caviglia ha sempre fatto anche attraverso la fiction nei suoi cortometraggi).
Questo documentario (che ha avuto l’onore di essere proiettato a Berlino al cinema “Babylon Mitte”) parla di differenti realtà unite da un filo comune: essere italiani trasferiti a Berlino. C’è la famiglia che proviene da Napoli, c’è la famiglia che arriva da Bologna, c’è la trentenne emigrata da Bolzano, ci sono gli architetti fuggito da Firenze. Ma la cosa fondamentale è che tutti loro hanno deciso, con grandissimo coraggio, di abbandonare vita e lavoro in Italia per vivere e lavorare a Berlino. A fare da contraltare ci pensa Mirko, un berlinese che parla dell’ Italia, paese da lui molto ben conosciuto.
In questo documentario noi vediamo la bella e sempre malinconica Berlino, città europea simbolo di dolore e di riscatto, di morte e di rinascita, di meltin’ pot razziale e culturale, che negli ultimi anni ha accolto tantissimi italiani in cerca di una nuova vita, donando loro non soltanto un lavoro, ma anche un nuovo modo di vivere la società, la politica, l’ istruzione e l’integrazione comunitaria.
L’atmosfera che si respira a Berlino in ogni momento dell’anno è perfettamente sottolineata dalle musiche composte dal gruppo “Le Gros Ballon”, che accompagnano con note lente e malinconiche prima, più allegre e spedite poi, le immagini di questo lavoro molto ben realizzato dalla coppia Bernardi-Caviglia. Ma passiamo a parlare degli intervistati.
La coppia proveniente da Napoli non tornerebbe mai in Italia e i loro bambini men che meno, dopo aver provato l’esperienza della scuola italo-tedesca di Berlino (che quest’anno ha avuto un boom di richieste per le iscrizioni).
L’architetto fiorentino e la moglie (anche lei architetto) avevano approcciato Berlino solo per fare un investimento immobiliare, trovandosi poi a decidere di trasferirsi lì. Ilaria, la ragazza di Bolzano, non ne poteva più delle vessazioni tipicamente italiane nel lavoro e nella società, basate sulle apparenze, sulle raccomandazioni e sulla disonestà. E ha trovato la meritocrazia.
L’osteopata con tanti problemi causati dalla sanità e dalla politica italiana in un ospedale pubblico ha trovato lavoro e tranquillità in una clinica privata berlinese.
Tutti loro conoscono Corrado Lampe, presidente dell’associazione culturale Malaparte, intellettuale d’altri tempi che con molta semplicità e competenza riesce ad aiutare tutti gli italiani che arrivano a Berlino.
Questo documentario non dice banalità né trasmette luoghi comuni sulla famosa “erba del vicino sempre più verde”, ma dice tante verità soprattutto sulle differenze abissali che si possono trovare a livello burocratico, sociale e lavorativo tra il nostro Paese e la Germania. Partendo dalle cose più semplici, come ad esempio la perfetta funzionalità dei mezzi pubblici e il largo utilizzo della bicicletta per spostarsi in città.
Di contro, ecco il berlinese Mirko che ci dice come, comunque, anche Berlino abbia i suoi problemi, come ogni città del mondo. E ci racconta in modo molto divertente la sua visione dell’ Italia, un paese favoloso in cui fare il turista e vivere un po’, ma dal quale sarebbe impossibile prendere esempio per quanto riguarda il lavoro, la politica e le responsabilità civili. L’Italia, agli occhi di un berlinese, è un paese davvero molto strano, ma tanto divertente.
Questo documentario fa parte dell’ iniziativa “Mercoledì DOC – Documentari di Origine Cinematografica” e consiglio vivamente di andarlo a vedere, non solo per la bellezza in sé del documentario cinematografico, ma anche perchè quando vedi al cinema qualcosa che ti stimola immediatamente domande e curiosità, significa che è un prodotto di qualità e può davvero coinvolgere l’interesse di tutti. Anche se non siete mai stati a Berlino.
Noi di LSDmagazine abbiamo incontrato i registi Barbara Bernardi e Fausto Caviglia i due registi insieme a Mirko, uno dei protagonisti del documentario che si sono raccontati.
Da cosa nasce l’idea di questo documentario?
Barbara: nasce dalla scoperta dell’ Associazione Malaparte e del suo presidente, Corrado Lampe, il quale ci ha messi a conoscenza delle “biografie” degli italiani emigrati a Berlino. Persone molto serie, con un lavoro e una famiglia, non ragazzi che volevano solo fare un’esperienza di vita. Insomma, gente consapevole di dover ricominciare la propria vita da capo creando una vera rottura con la propria terra d’origine.
Ma Berlino che situazione economica e sociale ha?
Fausto: intendiamoci, vivere una cosa simile a Berlino non è tutto rose e fiori. A Berlino c’è tantissima disoccupazione, l’età media è molto bassa, tanti arrivano a Berlino pensando di vivere in stile Bohémien e poi rimangono delusi dal fatto che prima o poi bisogna rimboccarsi le maniche. Berlino ha un sistema di sussidi economici per i disoccupati, ma troppe persone ne approfittano e a volte, sembra un paradosso dirlo, c’è più occupazione in Italia rispetto alla capitale tedesca. Difatti le altre città della Germania non vedono di buon occhio Berlino.
Mirko: però la grande differenza la fa la società civile, la burocrazia; le tante piccole cose che devi affrontare durante le tue giornate sono agevolate da sistemi perfettamente funzionanti in Germania. Se solo paragono l’efficienza dei mezzi pubblici berlinesi con le situazioni di traffico e stress che ho visto a Roma…
Come hanno reagito i tedeschi a questo documentario?
Barbara e Fausto: dopo la proiezione al cinema “Babylon Mitte” i berlinesi ci hanno detto che in questo documentario la loro città risulta essere eccessivamente bella (a livello estetico). In generale sia loro sia gli italiani presenti in sala si sono divisi sulle opinioni. Alcuni hanno detto che non si riconoscevano per niente, altri hanno oltremodo apprezzato il documentario e si rivedevano nei protagonisti intervistati.
Fausto: il problema dei berlinesi è che non capiscono con quanto dolore questi italiani si siano separati dal proprio Paese per emigrare. Loro hanno una concezione completamente edulcorata e idealizzata dell’ Italia.
Mirko, tu come vedi Berlino?
E’ vero, Berlino funziona bene per quanto riguarda la burocrazia, i mezzi pubblici, l’amore per la società, la meritocrazia, i diritti riconosciuti ai cittadini, la giovane classe dirigente. Però, stando spesso in Italia, noto che da voi i rapporti interpersonali sono molto più caldi e noi siamo molto meno socievoli, sia nella vita privata sia sul lavoro.
In questo documentario ci sono molte inquadrature di gru che costruiscono. Cosa rappresentano, a livello ideale e registico?
Barbara: rappresentano una società che continua a costruire e ad andare avanti, pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone. Ma senza più un muro che divida le persone. Un vero meltin’ pot in cui tutti possono aiutarsi a vicenda e creare qualcosa con la propria volontà e la propria passione.
Il documentario sarà dal 30 gennaio al cinema Palestrina di Milano e al Nuovo Cinema Aquila di Roma.