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Mattinata coinvolgente al Teatro Manzoni di Milano per la rassegna di Aperitivo in Concerto. Salgono sul palco i Pyramids, gruppo ideato e guidato dall’eccentrico Idris Ackamor, che si è distinto come uno dei più importanti nella storia dell’improvvisazione afro-americana.
Cinque elementi non più giovanissimi, ma dall’energia invidiabile. Un’esplosione di ritmo e creatività, una fusione spontanea fra il free jazz, il funk, la libera improvvisazione e gli infiniti colori dell’africa nera.
Come ci racconta lo stesso Idris, la storia dei Pyramids nasce negli anni 70 a Chicago (la sua città), dall’incontro con il bassista Kimathi Asante e la flautista Margaux Simmons e grazie ad una borsa di studio, i tre hanno la possibilità di passare diverso tempo in Etiopia, Ghana, Kenya, alla ricerca delle ritmiche e sonorità delle proprie origini. È così che viene fuori la loro musica nera, la loro “negritudine” per mescolarsi al contesto dell’America britannica dove erano cresciuti.
In questo percorso hanno accumulato tantissimi strumenti, alcuni anche rudimentali, per sorprendere con un gioco di suoni e rumori sempre diversi. E i cinque elementi si divertono ad alternarli. Idris Ackamoor, si muove sul palco con gestualità teatrale, danze scatenate e costumi sfavillanti. Il suo sassofono si esprime in sonorità classiche del jazz per poi avventurarsi fra percorsi più liberi. Quando lascia il sassofono incede con qualche strumento bizzarro, in una sorta di rituale tribale. Quando Ackamoor si acquieta, Kenneth Nash diventa quasi il capo tribù, alternando le percussioni, alla batteria e al piano. Kimathi Asante ha una postura più seriosa, con una specie di copricapo arabo, ma con la sua compostezza fa ringhiare il suo basso per poi passare a flauti e sonagli. Frederick Harris sorprende al piano, e regala al pubblico anche uno splendido assolo, più ricercato ed intimo, a contrasto con l’energia della band. Mark “Heshima”Williams, fa vibrare le corde del suo contrabbasso al passo coi bonghi africani.
Tutti gli elementi sono scesi più volte dal palco per suonare fra il pubblico e lasciare che il ritmo si infiltrasse fra la gente, per coinvolgerla ed entusiasmarla.
Un grande show quindi, che ha registrato il tutto esaurito. Domenica prossima sarà la volta del bassista Michael Henderson, una delle colonne portanti dei gruppi di Miles Davis nel periodo della cosiddetta “svolta elettrica”.
Foto di Mariagrazia Giove, riproduzione riservata.