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Dopo Luca Ronconi e Massimo Castri, che lo misero in scena rispettivamente nel 1982 e nel 1988, è Piero Maccarinelli a subire il fascino di “John Gabriel Borkman”, di Henrik Ibsen, e a curarne adattamento e regia in una nuova versione tradotta da Claudio Magris.
La penultima opera teatrale dell’autore norvegese scritta nel 1896 prima della morte, è la storia di forti passioni e di conflitti famigliari, in cui ognuno è al tempo stesso vittima e carnefice.
John Gabriel Borkman è un brillante banchiere, figlio di un minatore, stimato ed apprezzato da tutti fino a quando, spinto dal desiderio di riscatto e dal sogno dello sviluppo industriale del suo paese, decide di appropriarsi illegalmente dei soldi dei suoi investitori. Dopo otto anni di carcere e il tracollo finanziario e familiare, si chiude per altri otto in casa dedicandosi alla musica e continuando ad inseguire la sua utopia di ricchezza. Gunhild, la moglie, ed Ella, sua gemella, l’unica donna amata ma respinta, sono le donne della sua vita che sfogano le loro frustrazioni affettive su Erhart, figlio naturale della coppia, che Ella ha cresciuto come un figlio da quando la famiglia Borkman ha subito il fallimento economico. Il giovane, schiacciato tra due forme possessive di amore che lo trasformano in un oggetto di contesa, deciderà di allontanarsi dalla famiglia, seguendo una ricca conoscente più anziana di lui, finalmente libero di scegliere. John Gabriel Borkman è un Massimo Popolizio che conferisce al personaggio tutta la cieca ostinazione e supponenza di un uomo che non smette di inseguire un sogno che risulterà irrealizzabile. Asciutto e maestoso al tempo stesso, sia nella figura che nei toni, dà un’interpretazione di grande classe.
Ella è Manuela Mandracchia, abilissima nell’esprimere la sofferenza e l’intensità di un personaggio costretto a rinunciare all’amore per tutta la vita. La gemella Gunhild è Lucrezia Lante Della Rovere che offre un’interpretazione molto sicura e rispettosa di un personaggio che oscilla tra il dolore, la forza d’animo e la disperazione. Bravi anche: Mauro Avogadro, Vilhelm Foldal, l’unico amico rimasto accanto a John Gabriel, che viene metaforicamente investito, quindi passato sopra, dalla figlia in fuga verso la realizzazione dei suoi sogni; Alex Cendron, Erahrt Borkman, il figlio, che rende bene l’angoscia del personaggio schiacciato dal desiderio di possesso dei familiari ed una fresca Ilaria Genatiempo che dà molta naturalezza al suo personaggio di donna molto realistica; bella presenza scenica invece per Camilla Diana la cui fluente chioma rossa dà luce ad una storia dai toni grigi. Molto essenziale la scena dove sei sedie e due grossi lampadari ben disegnano il decadimento ed il vuoto creatosi in una casa un tempo ben più arredata, e molto efficace visivamente la comparsa del bosco dai fusti spogli e nodosi. Maccarinelli ha il merito di dare modernità ed attualità al capolavoro di Ibsen, asciugando il testo rispetto all’originale e costruendo dialoghi serrati e coinvolgenti ad una Compagnia di attori tutti in parte ed efficaci. Un testo che affronta lucidamente il tema dell’impossibilità dell’uomo di realizzare i propri sogni, di amare ed essere amato, il crollo dell’utopia davanti al cinismo della realtà.
Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dal 7 al 18 novembre 2012
Massimo Popolizio in
John Gabriel Borkman
di Henrik Ibsen
Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16. Lunedì riposo.
Foto di scena Tommaso Le Pera
Informazioni e prenotazioni 848800304 – www.piccoloteatro.org