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Laggiù, dove il mondo dei vivi confina con quello dei morti, se ne va il protagonista del nuovo romanzo di David Grossman, Caduto fuori dal tempo (Mondadori), che esce domani, nella traduzione di Alessandra Shomroni.
A sei anni dalla morte del figlio Uri, portato via dalla guerra israelo-libanese del 2006, e dopo il libro a lui dedicato, ‘A un cerbiatto somiglia il mio amorè(Mondadori), lo scrittore riparte con il viaggio di un uomo verso un luogo sconosciuto dove ritrovare se stesso e la forza e delicatezza della creatività. Lungo la strada, che non si sa dove porterà, si costruisce una storia a più voci che è pura poesia, come si intuisce anche solo fermandosi al titolo del romanzo, scritto da Grossman in ebraico, come tutti i suoi libri. All’uomo che saluta la moglie per andare «laggiù» si uniscono altri genitori che hanno vissuto il suo stesso dramma, in una sempre più ampia marcia intorno alla città.
«Quando dopo mesi ho ritrovato la capacità di inventare, sono riuscito a infondere nuova vita e passioni ai miei personaggi, sense of humour. Così ho potuto superare la gravità del lutto che mi aveva colpito. Il sentimento è quello dell’esilio completo, nulla può più essere dato per scontato nella tua vita dopo un dolore così» aveva raccontato lo scrittore parlando del suo atteso nuovo romanzo all’ultima edizione di Anteprime.
Diverso dagli altri libri dell’autore di ‘Vedi alla voce: amorè, ‘Il libro della grammatica interiorè e ‘Qualcuno con cui correre, il nuovo romanzo di Grossman, 58 anni, si sviluppa attraverso monologhi o dialoghi in cui una serie di personaggi che vivono lo stesso dolore parlano del loro desiderio di rivedere almeno una volta il proprio figlio che se ne è andato per sempre.
Ci sono lo Scriba delle Cronache cittadine, un ciabattino, una levatrice, un anziano insegnante e uno strano Centauro con la parte inferiore diventata nel tempo una scrivania, il cui unico desiderio è riuscire a trovare le parole per raccontare la morte di un figlio, in cui si può riconoscere qualche somiglianza con lo scrittore israeliano. «Scrivere è il mio modo di essere, di comprendere quello che mi è accaduto intorno. È veramente la mia casa» come ha spiegato Grossman. Ma anche nell’’Uomo che camminà c’è un pò dello scrittore. «Cammino, cammino, /non sono sveglio e non/dormo, cammino/e mi svuoto/di ogni pensiero,/dei desideri,/della tristezza,dell’entusiasmo,/dei segreti,/della forza di volontà,/di ogni cosa che è me…» dice. Il Ciabattino invece chiede: «com’è, figlia mia, quando si muore?/E come stai/laggiu?/E chi sei/laggiù?». A queste si aggiungono tante altri voci fra cui quella del Duca, dei Viandanti, di una Donna nella rete e di un’altra in cima alla Torre Campanaria. Un viaggio di poesia, in cui la lotta è contro l’oblio, che commuove e coinvolge e dove si sente che anche trovare le parole «spezza il cuore».
DAVID GROSSMAN, CADUTO FUORI DAL TEMPO (MONDADORI, PP 183, EURO 18.50).