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Simili a quelli usati nei programmi spaziali, ma con un compito del tutto inedito. Sono dei microscopici "missili" multistadio fatti di silicio che, carichi di farmaci, vengono "lanciati" nell’organismo ed hanno la capacità di centrare solo il bersaglio scelto: le cellule del cancro. Le colpiscono e le inondano del farmaco che le ucciderà, ma senza disperderne neanche un pò sulla altre cellule sane. È l’innovativa tecnologia alla quale lavora Mauro Ferrari, scienziato italiano a capo di uno dei maggiori centri di ricerca statunitensi, il Methodist Hospital Research Institute di Houston, e "padre" dei più recenti progressi delle nanomedicina. «L’approccio – spiega Ferrari in occasione del Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), dove il suo istituto presenta vari studi – è semplice: applicare le nanotecnologie alla medicina e, in questo caso, alla lotta ai tumori». La nanomedicina, rileva, «sta cioè trasformando il modo di pensare alle terapie: la cautela è d’obbligo, ma i risultati sono estremamente promettenti». I primi nanofarmaci, spiega Ferrari, «risalgono a circa 20 anni fa, ma quelli che stiamo sperimentando sono farmaci con "nano-vettori" di ultima generazione: Finora l’obiettivo era costruire "vettori" che trasportassero il farmaco solo alle cellule malate ed in quantità massiccia, dato che con la chemioterapia gran parte del farmaco si "disperde" prima di raggiungere la meta, e senza toccare le cellule sane al fine di evitare i forti effetti tossici». Ma c’è un altro problema: «Per arrivare alle cellule "bersaglio" – chiarisce l’esperto – il vettore deve superare indenne le tante barriere dell’organismo e del sistema immunitario. Da qui la nostra idea di costruire dei "micro-missili multistadio", con "moduli" che si sganciano nelle diverse fasi, superando un ostacolo per volta per arrivare, alla fine, alla cellula cancerosa». Micro-missili finalizzati, in primo luogo, prosegue Ferrari, «a colpire le metastasi; l’obiettivo è arrivare cioè a colpire il tumore anche nella sua fase più avanzata». Su questo fronte i risultati sono molto incoraggianti: «Abbiamo verificato su topi di laboratorio che i nano-vettori trasportatori di farmaci arrivano ad eliminare le metastasi, con un considerevole aumento della sopravvivenza». Una prospettiva sulla quale punta anche il governo Usa: «Per questo programma di ricerca – dice lo scienziato – disponiamo di ingenti fondi federali, pari a circa 80 mln di dollari, e contiamo di iniziare i test sull’uomo, ovvero la fase clinica – annuncia – già nel 2014».
Ferrari non ha dubbi: «Oggi circa il 5-10% del mercato dei farmaci è rappresentato da farmaci nanotecnologici; credo che in pochi anni si arriverà al 50% e, nel tempo, alla totalità».
Insomma, l’obiettivo di mettere il cancro all’angolo sembra oggi più vicino: «Arriveremo ad un futuro in cui – afferma Ferrari – anche se il cancro non potrà comunque essere sconfitto del tutto o estirpat0, potrà essere però tenuto sotto controllo, ed i malati avere una altissima sopravvivenza, convivendo con una patologia ormai "gestibile"». Proprio come è accaduto per l’Aids e anche per il diabete che, ricorda l’esperto, «fino a soli 70 anni fa rappresentava una malattia letale».