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Per un Paese dove la musica costituisce l’alfa e l’omega della propria identità, un giubileo tondo come questo equivale a una festa nazionale: il Musikverein compie quest’anno 200 anni e l’anniversario non riguarda solo le elites, ma una intera nazione: l’Austria. Paese che sulla cultura ha costruito la sua immagine nel mondo, facendone l’asse portante della sua politica estera e dell’export.La cultura è talmente profondamente incisa nel dna della nazione che persino in tempi di crisi è stata risparmiata dalla scure dei tagli. «Noi non sentiamo la crisi, non registriamo cali nelle vendite dei biglietti», dice beatamente il sovrintendente del Musikverein, Thomas Angyan, in una intervista ad LSDmagazine. «Ce ne accorgiamo solo quando organizziamo tournè con altri paesi e questi magari devono ritirarsi per ragioni economiche». Una condizione invidiabile la sua, di cui molti altri colleghi nel mondo possono solo sognare, e anche un bilancio personale che non ha eguali: da 25 anni Angyan è alla guida della prestigiosa istituzione, che assieme all’Opera di Stato rappresenta il cuore musicale di Vienna. A settembre festeggerà il suo "giubileo": un quarto di secolo nell’incarico, un ottavo della sua esistenza.Un bilancio impressionante: durante la sua era, il Musikverein è prosperato e cresciuto. Grandi nomi si sono alternati sul podio della sala forse più bella del mondo, famosa per i concerti di capodanno. La casa è stata allargata (oltre alla Sala d’oro e alla Brahms sono state costruite altre quattro sale, due per concerti, una per prove e una per conferenze), il botteghino gode ottima salute e i programmi sono stati ampliati anche a musica moderna e a nuove fasce di pubblico. In tutto circa 800 concerti l’anno (450 in proprio e 350 dando in affitto le sale), 180 solo per il pubblico giovane. Numerosi eventi tutti i giorni. Le finanze sono sane, la crisi non si sente: «In Austria non ci sono stati tagli alla cultura». Tuttavia, dice, dal 1994 gli aiuti pubblici al Musikverein non sono aumentati. Di fatto «la casa si finanzia completamente da sola», con i biglietti e gli sponsor. Su un bilancio di 24 milioni di euro, la mano pubblica stanzia solo un milione (4,5%). La ricetta di Angyan contro la crisi è una e semplice: «qualità». Quest’anno, per i 200 anni, è stato messo insieme un programma che evoca i momenti salienti della vita di questa storica istituzione.A inaugurarlo è stato Riccardo Muti, in concerti il 6 e 7 maggio scorsi con musiche di compositori legati alla casa, le cui partiture sono custodie negli archivi del Musikverein: Salieri, che fu peraltro fra i fondatori della Società degli Amici della Musica (nata nel 1812 e progenitrice del Musikverein che esiste invece nel 1870), Haydn e Schubert. Per il ciclo sono state scelte opere dedicate alla casa, o che ebbero qui la loro anteprima, o i cui manoscritti sono custoditi sui suoi archivi, o che hanno segnato tappe cruciali della sua esistenza, come il concerto della fondazione, del 29 novembre 1812, che sarà ripetuto da Nikolaus Harnoncourt il prossimo 28 novembre nel concerto di chiusura del ciclo. In mezzo altri famosi direttori: Fabio Luisi, Zubin Mehta, Daniel Barenboim, Mariss Janson. Altri grandi sono in cartellone nei prossimi mesi: Claudio Abbado, con cinque concerti in autunno (due con l’Orchestra di Lucerna assieme a Maurizio Pollini, e tre con la Mozart a novembre), Riccardo Chailly a marzo con l’Orchestra del Gewandhaus. E ancora Muti: a novembre, e a maggio 2014 con i Wiener Philharmoniker, e a ottobre 2014 con la Chicago Symphony Orchestra: «Muti lo vogliamo legato a noi, deve stare qui ogni stagione almeno una volta», sottolinea Angyan.