Tempo di lettura: 5 minuti
Quando un gruppo di soldati romani in congedo giunsero qui, sovrapponendosi a una popolazione iberica indigena, iniziando a sottrarre la terra all’acqua e inaugurando la prima vera urbanizzazione del sito, battezzarono il luogo con un nome beneaugurante che di fatto preannunciava quello che poi la città sarebbe diventata, ovvero ricca, valente: Valenzia (Valencia).
Se la si osserva su una mappa, le prime tre cose che si colgono sono la città antica, il Turia e la Città delle scienze e della arti che ben raccontano, di per sé, una storia. Partendo dal primo nucleo cittadino del chiosco antico, la città ha conosciuto un’evoluzione che si è esplicata attraverso mirabili interventi di ingegneria – il fiume Turia che negli anni ’50 è stato convertito in parco – per arrivare all’approdo modernissimo del complesso della Ciudad de las ciencias y de las artes, opera di Calatrava.
La città vecchia è compresa all’interno del perimetro dell’antica cinta muraria su cui oggi possiamo localizzare le due torri (de Serranos e de Quart), il MUVIM, la stazione del Nord e la porta de la mar.
Partendo dalla estacion del Norte, costruita ai primi del novecento in uno stile razionalistico e decorata con le ceramiche tipiche del luogo, si procede verso nord attraverando Plaza dell’Ayuntamiento, coronata con sontuosi palazzi, come quello delle poste, poco lontano dal quale è ubicato il cinema – teatro Rialto, che con le sue rassegne cinematrografiche d’essay manifesta la vivacità culturale della città.
Procedendo si arriva al mercato centrale, il più grande di prodotti freschi d’Europa concepito negli stessi anni della stazione centrale, che si erge proprio difronte alla Lonja, patrimonio UNESCO, costruita nel ‘400 con l’intento di stupire gli operatori del commercio che qui si riunivano per ospitare le varie contrattazioni commerciali. Con un certo senso di ironica oscenità, l’esterno della Lojas alterna elementi di pregiatissima fattura (come le decorazioni dei finestroni), a simpatici mascheroni e statuette che salutano l’osservatore con le proprie nudità e con atti non proprio ortodossi.
Attraverso un breve dedalo di stradine costellate da piccoli ristoranti-bar, superando la singolare Plaza Redonda, si giunge a Plaza de la Reina, che offre una splendida vista corale della torre del Miguelete e della cattedrale con tutto il suo complesso. La cattedrale, dedicata alla Virgen de los desamparados ovvero degli indifesi, annovera un museo e in una cappella è custodito il Santo Calice, un calice di agata che sembra essere quello autentico utilizzato durante l’Ultima Cena.
Dalla piazza, che ospita una bella fontana simboleggiante il Turia e i suoi affluenti, si dipana calle Caballeros, arteria principale del caratteristico barrio del Carmen.
Tangente al chiosco antico è il parco del Turia, anticamente un fiume il cui corso è stato deviato a seguito di una devastante inondazione, convertito in una splendida area verde con piste ciclabili e attrazioni per i bambini, come Gulliver. Il parco è lungo circa 8 chilometri, comincia a ovest con il bioparc e termina a est con la Città della scienza e delle arti. Lo spettacolare complesso, portato a termine dieci anni fa, ospita l’Hemisferic, il museo della scienza e l’acquario più grande d’Europa.
Sebbene l’espanzione urbana abbia portato di fatto Valenzia sul mare, la città non sembra essere una città di mare. Nonostante un’enorme spiaggia dove si mangia la migliore paella della città, nonostante le strutture alberghiere e il modernissimo porto – ristrutturato per l’America’s cup 2007 – nonostante la vita che pulsa tra i quartieri dei pescatori mirevolmente ritratti negli splendidi quadri del pittore valenciano Sorolla, il mare di Valencia non è il meglio della città, anche se può offrire una piacevolissima passeggiata.
Il tempo è bello la maggior parte dell’anno, anche se è molto rilevante l’escursione termica dal giorno alla notte e la città è veramente molto umida. Un’altra caratteristica di Valenzia è che la sua acqua (e non mi riferisco alla locale bevanda alcolica che porta questo nome) è molto calcarea, tratto che pare renderla perfetta per la preparazione della paella. La paella valenciana, preparata con verdure, mariscos, carne di coniglio e ovviamente riso, è l’autentica paella, tipica di questa zona perché la coltivazione del riso n abbonda intorno alla città – la huerta valenciana – in particolare nei pressi del lago Albufera.
La città conta giardini e un parco botanico nonché numerosi musei, tra cui l’IVAM (istituto di arte moderna), il museo di Belle Arti (che custodisce, tra gli altri, quadri di Goya, Velazques e Sorolla), l’Almoina, il museo etnografico e il Museo della ceramica. Nel centro della città è visitabile anche un antico bagno turco, oggi non in uso ma suggestivo da vedere.
Come in tutta la Spagna, il calendario conta numerosissime feste, quasi tutte in occasione di festività religiose. Las fallas, in onore di San Giuseppe, sono una festa tipica di Valenzia. Dal 1 al 19 marzo ogni giorno alle 14 in Plaza dell’Ayuntamiento si svolge un’esibizione di petardi chiamata Mascletà, mentre con l’appropinquarsi del 19 marzo i cieli si illuminano di spettacoli pirotecnici esagerati. Per due settimane e senza interruzione non si sentono che petardi e bande per tutta la città. Las fallas in realtà sono anche un omaggio alla donna: le vedrete vestite con i tipici vestiti e le elaboratee pettinature che ricordano tanto lquella della regina Amidala di Star Wars. Las fallas sono anche occasione della processione dell’Ofrenda, un’infinita processione di persone in costume che si dirigono da ogni zona della città verso Plaza de La Virgen offrendo fiori che vanno a formare il vestito di un’enorme statua di legno che rappresenta la Vergine. Las fallas sono delle installazioni giantesche di cartapesta e polistirolo che ogni quartiere allestisce e che sono la versione valenciana e mobile dei nostri carri allegorici del carnevale; vengono collocate nelle piazze e il giorno di San Giuseppe vengono bruciate. E’ possibile vederne qualcuna salvata dal fuoco per acclamazione popolare al museo fallero.
Russafa, una zona anticamente nota agli arabi come i giardini di Valencia, è il quartiere bohemien dove artisti, musicisti e proprietari di pub particolarmente dediti al loro lavoro rendono sorprendentemente interessante la vita notturna.
Passeggiando per le strade di Valencia, se guardate in basso, per esempio i tombini, vedrete spesso l’effigie di un pipistrello che non sta lì a indicare che in realtà siete a Ghotam city, ma è il simbolo di Valenzia e della sua squadra di calcio, e trae origine da una leggenda circa la riconquista cristiana della città; se guardate intorno, vedrete ovunque alberi e in particolare aranci, che ispirano il colore simbolo della città, l’arancione appunto, e che regalano a partire dai primi di marzo un profumo decisamente inebriante.