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Fanizzi Maggipinto è un’agenzia di comunicazione con sedi a Bari e Milano. Fondata nel 1996 da Piero Fanizzi e Giovanni Maggipinto e successivamente impreziosita dalla collaborazione con il direttore creativo Nick Pitscheider, Fanizzi Maggipinto ha lo scopo di mettere al servizio di importanti imprese la propria esperienza, nazionale ed internazionale, offrendo una consulenza completa, e per farlo si avvale della collaborazione di Nick Pit dei creativi di punta .Tutte le aree della comunicazione in un unico interlocutore. L’agenzia è infatti costituita da persone specializzate che sviluppano in modo integrato e sinergico progetti completi di branding, advertising, foto/video e web/app. Ha ideato e progettato per numerosi clienti tra i quali: Natuzzi, Primadonna, Marinagri, Simbols, Osey, Ixina, Piero Guidi.
Il vostro lavoro si basa fondamentalmente su di una notevole capacità di comunicare e rappresentare mediante immagini. Cosa ne pensate della preparazione che la facoltà di Scienze della Comunicazione offre ai suoi studenti?
P.F. : Riceviamo quotidianamente curriculum vitae di ragazzi che hanno fatto questo percorso di studi, e onestamente riteniamo sia una facoltà piuttosto blanda. Questi studenti investono tre anni della loro vita per non aver poi sviluppato nessuna specifica competenza, cosa invece estremamente importante nel mondo del lavoro nel quale intendono inserirsi. Una facoltà di questo genere, dove si studiano differenti discipline della comunicazione, potrebbe essere meglio organizzata per insegnarle in maniera differente, magari con un biennio uguale per tutti e a seguire un periodo di specializzazione a scelta dello studente.
Quali sono le competenze più richieste ai professionisti del settore?
G.M. : Nello svolgere qualunque lavoro è necessario che ci sia un apporto personale. Ognuno di noi nasce con una predisposizione e gli studi consentono di affinare queste capacità fornendo un metodo. Studiare è il punto di partenza per capire come potersi migliorare. Sia le mie competenze che quelle di Nick si sono evolute rispetto a quelle che erano, appena terminata la facoltà, e così il nostro lavoro non è lo stesso rispetto a quello che svolgevamo vent’anni fa. La capacità più che la competenza è dunque quella di essere costantemente in evoluzione, modificare il nostro lavoro seguendo quelle che sono le nuove direzioni e le nuove tecnologie di comunicazione.
Dunque si rendono necessarie figure sempre più settoriali, esperte in un determinato ambito e con conoscenze tecniche?
N.P. : Si, oggi nascono dei profili che si occupano per lo più di tutte le nuove tecnologie. Sono professionisti che studiando e arrivando al mondo del lavoro in quest’epoca sono già inseriti in quella che è la comunicazione interattiva, hanno competenze tecniche ormai essenziali. In un’agenzia come la nostra una figura del genere deve esserci per poter offrire servizi inerenti alla comunicazione via Internet, specie su cellulari e tablet. Queste discipline svilupperanno il domani e noi non ne conosciamo ancora le reali potenzialità tecniche. Noi dirigiamo i risultati, mediante il lavoro di queste persone.
Quali carenze riscontrate maggiormente nei candidati che si presentano alla vostra agenzia?
G.M. : Ciò che emerge fin da subito è la mancanza del senso di sacrificio unito alla totale mancanza di umiltà. Quando si presenta da me un ragazzo molto più giovane io mi metto in discussione, ammetto che da lui posso imparare qualcosa guardando mediante lui l’attualità. Ma allo stesso modo le mie esperienze e i miei anni di lavoro per loro dovrebbero essere una risorsa, invece dopo una ventina di giorni iniziano a cedere e a non dedicare il giusto tempo al lavoro. È vero che all’inizio le condizioni lavorative non saranno delle migliori ma solo imparando e ampliando le proprie capacità si potrà acquisire maggiore potere contrattuale, intraprendendo così un percorso a scalini che solo la tenacia ti farà salire. Il nostro punto di vista è condiviso anche da altri imprenditori del settore con cui ci siamo confrontati. La cosa che stupisce è che anche noi siamo stati dipendenti prima di essere titolari e a nostro tempo abbiamo deciso di sposare a pieno la causa dell’agenzia per cui lavoravamo, avvertendo il senso di responsabilità nei confronti del progetto che dovevamo portare a termine a prescindere dal nostro ruolo. Pensandoci questo è un vero e proprio paradosso, poiché i giovani d’oggi hanno più possibilità rispetto a quante ne avevamo noi, hanno un attitudine a pensare più rapidamente proprio perché figli di quest’era. Dovrebbero sfruttare la situazione di avanzamento culturale in cui vivono per non perdere occasioni.
Un buon art director come lo si potrebbe definire?
G.M. : Un buon art director deve conoscere la fotografia, il web, il cinema, la musica e la letteratura, deve possedere le nozioni più importanti di tutto, se ne deve nutrire. Questo è assolutamente necessario poiché quotidianamente avrà a che fare con argomenti e prodotti sempre diversi, e per realizzare il progetto migliore dovrà costantemente studiare, tenendo conto che il nostro lavoro è quello di fare arte applicata alla vendita. Inoltre un punto di forza delle strutture polifunzionali è la possibilità di condividere le varie capacità e fare raffronti. Un art director deve sempre sapersi confrontare con altri creativi.
Entrambi avete lavorato all’estero, tu Nick per più tempo, quali differenze riscontrate?
N.P. : Ho vissuto sette anni a Londra, lì tra i miei clienti ho avuto Bayer, HSBC, Sky, molti grandi marchi di mercato europeo e globale. La differenza tra il mercato italiano e quello estero è soprattutto l’educazione sia dei professionisti che dei clienti. Ovvero in Italia manca quell’abitudine alla programmazione sistematica del lavoro, ma per lo più si fa appello alla proverbiale arte dell’arrangiarsi italiana, all’effetto scotch. Indubbiamente il nostro è un vantaggio, ma è anche un’arma a doppio taglio, può farci arrivare dove altri non sarebbero capaci proprio perché la condizione meno schematica e un po’ raffazzonata crea maggiori stimoli.
La vostra agenzia ha sede anche a Bari, vi è mai capitato di sentirvi un po’ fuori dal solito linguaggio pubblicitario locale?
G.M. : Per noi la qualità è un punto fermo e non intendiamo cambiare. Economicamente questo attualmente non ci ripaga in modo proporzionato, ma la qualità che diamo è un investimento che permette ai nostri Clienti di distinguersi e di conseguenza distingue noi. Ottenere risultati vincenti in questo momento di crisi economico-sociale significa contribuire alla ripresa ed aprire il proprio mercato, per beneficiarne maggiormente quando il trend sarà nuovamente in crescita. Basta vedere cosa c’è in giro per capire che spesso ci sono campagne pubblicitarie molto al di sotto degli standard minimi, ma quella è una direzione che è destinata a morire.
N.P. : Infatti i settori che in questo periodo vanno per la maggiore sono il gioco e i compro oro, testimoniando la forte crisi economica. Nonostante questo noi porteremo avanti la nostra battaglia totalmente finalizzata alla diffusione di immagini di qualità e che abbiamo contenuti.
Quanto il fruitore influenza il vostro lavoro?
P.F. : Il nostro lavoro è particolarmente relazionato ai fruitori, infatti il suo fine ultimo è quello d’informare le persone, cosa che cerchiamo sempre di fare nel modo più intellegibile possibile. Abbiamo una nostra etica, per esempio non fotografo mai un nudo se pensiamo che non sia funzionale al contenuto, siamo attenti a non essere mai volgari, questo perché la qualità visiva è più utile per far recepire un messaggio. E’ anche vero che bisogna immedesimarsi nel destinatario al variare del prodotto che dobbiamo pubblicizzare, ed è proprio in questo caso che entra in gioco quel quid in più che ti permette di trovare il giusto canale di comunicazione.
Info: http://www.fanizzimaggipinto.it/new-site/index.php?lang=it