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Martedì 20 marzo, alle 20.30, al Teatro Petruzzelli di Bari, il grande Giorgio Albertazzi sarà protagonista dello spettacolo di teatro danza “Cercando Picasso” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in coproduzione con l’Ente Autonomo Teatro di Messina e Orkestra Entertainment Srl, ospite della Stagione 2012 della “Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari”.
Di scena la Martha Graham Dance Company che interpreterà le coreografie storiche di Martha Graham e originali di Janet Eilber. A curare la regia Antonio Calenda, le scene e costumi Pierpaolo Bisleri, i video Antonio Giacomin, le luci Nino Napoletano.
Sulle note di Manuel de Falla, Igor Stravinsky, Perez Prado, Francis Lemarque, Camille Saint-Saens, Wallingford Riegger, Henry Cowell, Zoltàn Kodàly lo spettacolo offrirà al pubblico un percorso emozionale che nasce dall’incontro tra danza e pittura, tra musica e prosa nel segno dell’indimenticabile artista spagnolo.
In replica mercoledì 21 marzo alle 20.30, giovedì 22 marzo alle 20.30, venerdì 23 marzo alle 20.30. Biglietti in vendita al Botteghino del Teatro Petruzzelli e su www.bookingshow.it
Informazioni: 080.975.28.40.
Giorgio Albertazzi in Cercando Picasso
«Un genio che solo la morte ha saputo dominare» così lo scrittore e politico francese André Malraux definì l’amico Pablo Picasso, cogliendone appieno in queste poche parole la personalità irregolare, il furore creativo, l’eclettismo, la natura esplosiva e rivoluzionaria.
Ed è proprio a questa natura d’artista, a questa indomabile creatività che guarda Antonio Calenda, nell’apprestarsi a porre la figura di Picasso al centro di un nuovo progetto teatrale: «Affrontare Picasso – sostiene infatti il regista – significa rispondere alla sua fantasmagoria, dare voce alla sua irruente visionarietà. Perciò sarà necessario discostarsi dagli stilemi del naturalismo per ricreare invece le tensioni dell’irripetibile atmosfera culturale che circondava Picasso, per ricercare nel mondo delle sue motivazioni interiori attraverso la figurazione evocativa e coreografica, attraverso
e sue stesse parole ed i pensieri che riverberano potenti da passi tratti dai suoi scritti, dai suoi poemi, dai testi teatrali»
Fra questi, Le désir attrapé par la queue (Il desiderio preso per la coda) rappresenterà il cuore dello
spettacolo, proprio per quel suo meraviglioso respiro onirico e surreale, per quel suo essere “irregolare” privo di chiare evoluzioni logiche, singolare nella punteggiatura, eppure vitalissimo, animato da personaggi come il Piedone, l’Angoscia grassa, la Cipolla, il Silenzio, la Torta…
Se Quenaeau vide in Le désir una fantasiosa rappresentazione del caos e dei mali che l’uomo soffriva a causa della guerra e che assediavano il gruppo di intellettuali parigini che lui stesso assieme a Picasso frequentava, è anche vero che nel testo il grande pittore spagnolo manteneva viva
tutta la visionarietà tipica della sua pittura, la sua inventiva inarrestabile, la sua espressività. Un tourbillon che è al contempo testimonianza poetica e delle lacerazioni della guerra, dei bombardamenti, e soprattutto della fame.
«Vivremo Le désir attrapé par la queue – spiega il regista – come un excursus nel suo immaginario.
Questa necessità di evitare causalità e concretezza, di muoverci nell’impalpabile della fantasia, dell’immaginazione di questo grande artista ci ha spinto verso una scelta espressiva inusuale: quella
di intrecciare nello spettacolo all’evocazione della pittura di Picasso, il linguaggio coreografico di Martha Graham. Sono segni potenti, dell’arte e dell’espressività del Novecento, codici inestimabili
la cui pregnanza riecheggia costantemente nell’immaginario contemporaneo. Ad essi si fonde la recitazione di un maestro della statura, della sapienza scenica e del vigore di Giorgio Albertazzi, un attore che sa fare della parola un esercizio stilistico supremo, sa rendere ogni battuta finissima, poliformica, astratta… Poter contare in scena su un dialogo intenso fra questo e la danza della Martha Graham Dance Company significa assicurare semanticità ulteriore allo spettacolo, liberarlo dagli impacci naturalistici, librarlo in un’atmosfera di allusione astratta che ci appare in qualche modo omologa all’animo del grande pittore, all’eredità che ha lasciato, a ciò che di lui desideriamo raccontare».