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“Maria Grazia Cipriani ha riscritto l’Amleto per il Teatro Del Carretto leggendolo come un diario del protagonista rivissuto con passione e fantasia davanti alla scacchiera della vicenda”, così il critico Franco Quadri – morto poco più di un anno fa – descriveva l’Amleto messo in scena dalla compagnia Teatro del Carretto, che il Kismet OperA di Bari ospita domenica 4 marzo alle 21 per la sua stagione “Il nostro tempo”.
Interpretato da Alex Sassatelli, Elsa Bossi, Giacomo Vezzani,Nicolò Belliti, Giacomo Pecchia,Carlo Gambero e Andrea Jonathan Bertolai, il lavoro del Carretto è stato finalista al Premio Ubu 2010 come “Spettacolo dell’anno” e propone una sorta di Shakespeare in pillole nella formula di una favola grottesca.
Riscrittura di un sanguinoso melò sulla vendetta, della tragedia della vendetta l’Amleto conserva l’apparenza. Sollevato il velo dell’apparenza, quello che viene alla luce è il dramma dell’uomo che, non potendo più ridurre l’universo a semplici formule, lotta per trovare una ragione d’essere. Sembra infatti che Amleto faccia della vendetta solo o soprattutto l’argomento della sua rappresentazione.
Proveremo a leggere il testo nella prospettiva del protagonista, con le altre figure, fantasmatiche o reali, filtrate dalla sua sensibilità o dalla sua immaginazione: proiettando il dramma come in un sogno… in una riscrittura che attraverso spostamenti, cesure e montaggi caratterizzi una struttura che pur dal taglio quasi cinematografico, metta in evidenza o infranga ogni convenzione teatrale, sempre sovrapponendo moto tragico a moto comico e che lasci l’interpretazione psicanalitica come quella politica visibili in trasparenza, per mettere in luce il dramma dell’uomo oppresso da pensieri sul senso dell’esistenza: solo con i fantasmi, il dubbio, l’essere o non essere…
…La scena è rotta da pannelli purpurei, un rosso che risucchia e risputa un bianco di personaggi, ne svela dalle morbide fessure frammenti improvvisi o insinuanti, al ritmo disarmonico di una mente turbata… Alle spalle di Amleto un canto di Gertrude e un ghigno di Re, davanti a sé un teatrino in miniatura con i personaggi del dramma che vanno svanendo ad ogni colpo mortale, e lo Spettro dentro… il Principe galleggia in un presente dilaniato tra misfatto subìto e ingannevole follia… “fragilità, il tuo nome è femmina”
Irrompe un frastuono lussurioso all’eco lontana di festini e battaglie, personaggi ebbri di vita si spengono nella loro nudità ai fianchi della scena… Entrano gli attori, accade la pantomima, turbamento e divertimento, odore di vendetta che si fa strada e che non verrà consumata… Pioggia di petali che ingoia Ofelia, danza di scheletri, preludio al duello finale, climax in scala di marionette che irrompe in dramma su scala umana…
Info o8o.579.76.67; repliche anche il 2 e 3 marzo per la stagione del Comune di Bari.