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Il prof. Valerio Meattini, docente universitario ordinario di Filosofia Teoretica ed Estetica, ha recentemente pubblicato per i tipi della Casa Editrice barese “L’Arco e la Corte” un libello in cui affronta l’atteggiamento polemico e di condanna della mentalità massonica da parte di Benedetto Croce. Il prof. Meattini argomenta da par suo la questione sul piano filosofico e scientifico.
Il Croce in molti suoi scritti parla di “idiota religione dei massoni” e dichiara la sua avversione culturale nei confronti della Istituzione che grande peso aveva nell’Italia post-unitaria. Il punto sottolineato da Meattini è rappresentato soprattutto dall’anti-illuminismo, a volte viscerale, di Benedetto Croce.
La Massoneria ha origini antiche ed incerte, ma fa proprie tutte le tradizioni precedenti, nessuna esclusa, storicizzando quella evoluzione dell’Umanità e dell’umano pensiero in modo laico e senza accettarne una più delle altre. Tutte sono ugualmente valide e serie ed hanno fatto la storia dell’Umanità. Probabilmente, la sua forza trae linfa nel periodo dell’Illuminismo nel Regno Unito, in Germania, in Olanda, in Belgio ed in Francia, proprio perché nel ‘700 e nell’800 si sente l’esigenza di fermare tutti i regimi assolutistici, per impedire che i Monarchi assoluti ed i Papa-Re possano decidere vita o morte di chiunque. Alla stessa stregua con i quali i primi cristiani dovevano nascondersi per non incorrere nella morte certa decretata da Farisei, Imperatori, ecc..
Meattini sottolinea come l’Illuminismo, secondo Benedetto Croce, sia estraneo alla storia ed alla cultura italiana e che nasca negli Stati del Nord Europa proprio lì dove nel ‘500 e nel ‘600 si diffusero i movimenti della Cristianità Riformata, quindi è in quegli Stati che la Massoneria ha ragione d’essere e non in Italia.
Di fondo quella è la battaglia che portò alla doppia scomunica della Massoneria da Clemente XIV nel 1738 in poi. Per la chiesa romana apostolica, la Massoneria era frutto indigesto non solo perché sviluppatasi nei secoli dei Lumi, ma anche perché la diffusione si ebbe soprattutto negli Stati della Riforma Luterana e Protestante.
In Italia, nella seconda metà dell’ 800, di fronte ad un tasso di scolarizzazione modesto, voler sostituire la occupazione sociale della chiesa cattolica con una Società in cui la religione rimane relegata all’intimo dell’individuo e della sua famiglia, senza invasioni di campo nella scuola, nell’Università, nella politica ecc., non poteva essere gradito. Impedire discriminazioni per idee politiche, religiose, sessuali, culturali, di razza, ecc. ancora oggi risulta difficile.
Lo stesso Fichte, cui fa ampio riferimento il Meattini, scrisse la “Rivendicazione della Libertà di Pensiero” in riferimento alla nota polemica che vide coinvolta la censura al suo libro “Saggio di una critica di ogni rivelazione”. Quindi anche Fichte, massone chiamato a testimoniare in favore della Istituzione, seppure anteriormente alle critiche di Benedetto Croce, di fatto si esprime per la “Libertà di pensiero”, cavallo di battaglia dell’Illuminismo quale espressione di una “cultura alta”, la cui carenza viene imputata da Croce alla Massoneria.
Inoltre, Benedetto Croce evidenzia una mancanza di storicismo nella mentalità massonica. Ma, forse tale posizione gli si potrebbe ritorcere, in quanto le sue considerazioni probabilmente traggono origine dalla situazione contingente dell’Italia tra il 1900 ed il 1925. In tale periodo le istanze sociali per una redistribuzione delle risorse in favore dei ceti deboli della società e le rivalse verso un potere temporale che aveva ampiamente travalicato l’aspetto religioso e spirituale erano fortissime.
La ghigliottina imposta da Mastro Titta a tanti oppositori, il rogo di Giordano Bruno del 17 Febbraio 1600, la santa Inquisizione ed il rogo dei libri proibiti, la scomunica di Casa Savoia e dei rappresentanti del Regno d’Italia, il “non expedit” di Pio IX, l’esecuzione di padre Ugo Bassi e di Ciceruacchio, ecc., davano forza a movimenti anti-clericali e laicisti per una Libertà di religione fino allora sconosciuta. L’industrializzazione ed urbanizzazione dell’Italia, la diffusione delle idee socialiste e la rivendicazione dei diritti dei lavoratori, l’estensione del diritto di voto portarono ad una certa conflittualità tra gli ambienti proletari ed agricoli e quelli ricchi, spesso coincidenti con la classe al Governo. La Massoneria fu, da Francesco Crispi in poi, alveo di diffusione delle idee liberali e democratiche, i dirigenti di essa erano rappresentanti dei Partiti più attenti alle problematiche della società: Radicali, Socialisti moderati, Democratici, Repubblicani e Liberali: Zanardelli, Ernesto Nathan, Ettore Ferrari, Leonida Bissolati, ecc.. Area politica che Benedetto Croce, Ministro del Governo moderato di Giolitti, aveva pesantemente avversato, dimenticando spesso che l’amico Giovanni Giolitti era particolarmente attento ai bisogni dei lavoratori e dei ceti meno fortunati, ed era stato degno braccio destro ed erede del vituperato Francesco Crispi. Non solo ma Giolitti era stato tra i maggiori sostenitori del Sindaco di Roma Ernesto Nathan, già Gran Maestro della Massoneria, il quale aveva costituito maggioranze in Consiglio Comunale con i Socialisti moderati, i Repubblicani, i Liberali ed i Radicali, senza l’apporto dei consiglieri clericali. Il così detto “Blocco Laico”.
Nel 1908 la Massoneria ebbe la sua più grande scissione. Alcuni storici attribuiscono le manovre della scissione proprio agli ambienti reazionari e conservatori della società, in alcuni casi anche clericali. In seguito della proposta di legge di introdurre l’insegnamento delle religione cattolica nelle scuole del Regno d’Italia, la Massoneria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, invitò i Parlamentari massoni a votare contro tale proposta di Legge, in quanto lesiva della libertà di religione. Il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato ed il suo Sovrano Gran Commendatore, il pastore protestante Saverio Fera, al quale apparteneva la maggioranza dei Parlamentari massoni e, si riteneva anche Sua Maestà Vittorio Emanuele III ne facesse parte, si oppose a questo diktat proponendo la libertà di voto e di coscienza ai Parlamentari massoni. Il contrasto fu lacerante il Rito Scozzese preferì separarsi dal Grande Oriente d’Italia. L’accusa del GOI agli scissionisti fu di essere al soldo della chiesa romana e del Governo il quale pur di governare con i deputati clericali era disposto a pagarne il dazio.
Ancora oggi è evidente la prepotenza di coloro che ritengono di avere più ragione degli altri, che la loro religione sia migliore delle altre, che le proprie tradizioni siano migliori di quelle degli altri, ciò rende difficilissima la civile convivenza. Le guerre, le crisi politiche e sociali continueranno a dividere il mondo in Guelfi e Ghibellini. Non fu un caso che il grande Dante Alighieri preferì essere un Ghibellino, andare e morire in esilio.