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E’ un astronauta a fare i primi passi sul palco del Palazzetto dello Sport – un po’ come Neil Armstrong fece sulla Luna quarant’anni fa – dove sono attesi per la loro seconda tappa barese i Negramaro. Un grande telo bianco con stampata la cover dell’ultimo album della band, "Casa 69", crolla a terra e mentre il gruppo comincia a suonare vengono svelati i mega schermi posizionati sul palco: una struttura divisa in tre blocchi, due laterali e una sospesa al centro a fare da schermo alla band che canta la prima canzone come fosse "ingabbiata" tra i led. Il palazzetto dello sport è pieno, sold out. I fan sono seduti ovunque, arrampicati: ragazze, coppie, ometti sulla quarantina e un parterre ricco di "vip nostrani" e non.
E’ sul secondo brano, "Se un giorno mai", che la struttura si apre e libera la band: gli schermi che rappresentano le immagini di una Luna rossa si innalzano e Giuliano saluta Bari prima di apparire alla folla e incitarla nel battere le mani, e in barba a chi sostiene che i Negramaro siano solo Giuliano Sangiorgi o che l’ultimo disco sia uscito un po’ in sordina, il pubblico impazzisce fin da subito, senza troppe manfrine, ma con una carica e un impatto visivo davvero potente, cantando le nuove canzoni come se le conoscesse da sempre.
"Bari, Puglia fatevi sentire", urla il cantante, "E’ passato tanto tempo ma questo amore cresce ancora" e attacca "Mentre tutto scorre" che fa esplodere la folla in un coro unico che copre quasi la voce di Giuliano. Il Nostro prende la chitarra e solo in un angolo del palco si esibisce in un assolo, attimi durante i quali il pubblico sembrerebbe perdere un po’ l’attenzione, salvo poi applaudire il suo beniamino che intona "Quel matto sono io". Dopo l’omaggio a Domenico Modugno (che Giuliano chiama amichevolmente Mimì) con "Meraviglioso", parte "Manchi", egregiamente introdotta dal batterista e da Sangiorgi che incita il pubblico a "muovere il culo".
"Londra brucia" è uno dei momenti più alti del concerto. La canzone, quella che si fa più attendere forse per via di un lungo e suggestivo intro, impegna Giuliano in un’esibizione poco urlata e con qualche falsetto in meno (attenzione lettore, non ho detto che non c’erano falsetti, ho solo precisato che n’erano un po’ meno), mossa che mette in risalto le sue le doti canore.
"Questo è un momento importante, è il momento del ‘Teatro 69’": è con questa frase che Sangiorgi invita sul palco Ippolito Chiarello, attore teatrale leccese impegnato nel pellegrinaggio europeo con il suo "Fanculo pensiero". L’attore sul palco legge anche un brano, "Lettera a un bambino che sarà", scritto insieme a un drammaturgo siciliano.
"Ancora su le mani per il grande teatro d’Italia", urla il cantante alla folla, "Togliamo le mani davanti agli occhi… VIA LE MANI DAGLI OCCHI! Ascoltate!" ed il palazzetto trema per un attimo per via della potenza dei suoni della canzone appena annunciata, una delle hit di maggior successo della band e uno dei pezzi più adatti ad essere eseguiti dal vivo, con luci, pubblico, mani, cori e pause musicali realizzate ad hoc.
Si riprende con gli omaggi, questa volta dedicati a Mario Monicelli ("Ciao Mario, grazie Mario"), Michele Santoro e Rai per una notte, sui quali parte "Casa 69". Nonostante non ci sia stata un’interruzione del live, sembra partire una seconda parte del concerto: mentre la prima era incentrata più sui brani tratti dall’ultimo album, la seconda è dedicata alle canzoni più datate che splendono di luce propria per via di immediatezza e credibilità ma che vengono messe un po’ in discussione da un’esecuzione a volte un po’ poco fedele all’originale.
"Solo tre minuti", "Un passo indietro" e "L’immenso" sono accolte con grande partecipazione e affetto da parte del pubblico che si prepara a saltare su "Nuvole e lenzuola". Poi Giuliano, in versione "Messia", va sulla torretta di fronte e che porta Sangiorgi in alto a tutti per "Apollo 11": "Ciao a tutti’ urla quando da lassù canta le ultime parole della canzone "Irraggiungibile, irraggiungibile".
Il momento in cui la band dovrebbe lasciare il palco per poi rientrare per i bis, è sostituito da uno zapping generale durante il quale vengono proiettate scene prese dalla televisione italiana. Scorrono così le immagini di Bruno Vespa, Amici, Star Academy, Berlusconi, qualche spot e qualche fiction: "Anziché fare la pausa guardiamo un po’ di televisone", annuncia Sangiorgi tra i fischi del pubblico (ovviamente indirizzati alle immagini), e terminato di cantare "Io non lascio traccia", aggiunge: "Non dovete avere paura di dire che la televisione italiana è una merda. Forza Bari, muovi il culo!!".
Il concerto si chiude con "Solo per te" e "Basta così" cantate da Giuliano al pianoforte, che lascia al pubblico le prime due strofe prima di intervenire con gridolini, alternati da momenti piuttosto suggestivi… ma, colpo di scena, sui titoli di coda arrivano "Estate" e "Parlami d’amore", non proprio due pezzi minori. Buonanotte, la carovana di "Casa 69" ora deve ripartire per altri lidi.
Foto di Antonella Zotti