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La seconda edizione della mostra Le Arti del Silenzio sarà visitabile nel Salone degli Affreschi del Palazzo Ateneo a Bari fino al 12 novembre. Curata da Fulvia Fiorino Dotoli e allestita da Carmen Sgarra Seccia, all’esposizione ha partecipato un gruppo di appassionate all’arte del ricamo, che hanno messo a disposizione i lavori in loro possesso, spesso eredità di antenate o raccolte in varie parti del mondo. Il comitato scientifico è composto da Dora Donofrio Del Vecchio, Mariella Giacopino, Angela Milillo Scicutella, Mimma Pasculli Ferrara, Stefania Santelia, Carmen Sgarra Seccia.
La mostra comprende opere sacre e profane, appartenenti alla nostra tradizione e alla nostra devozione religiosa oppure ad altre culture, dai lavori più semplici ai più ricchi ed elaborati, coprendo vari secoli di storia. Fra gli altri, anche pezzi risalenti al Sei-Settecento e al primo Ottocento. A completare l’itinerario espositivo vi sono alcune Bottiglie della Santa Manna e una seicentesca statua del Bambino Gesù sotto una campana di vetro, circondata da preziosi ricami, proveniente dalla Basilica di San Nicola. Sempre dalla Basilica ci giunge un completo di paramenti sacri ottocenteschi. Ulteriori paramenti dello stesso periodo appartengono alla Basilica di San Martino di Martina Franca.
Il ricamo, dalle origini remote (conosciuto nell’antichità da Egizi , Babilonesi, Cinesi, Greci, Romani, Bizantini), è giunto a noi in linea più diretta quando, prima riservato agli uomini organizzati in corporazioni, passò alle mani delle donne che a casa, in convento e in seguito a scuola, imparavano a ricamare il proprio corredo. Nel medioevo il ricamo era spesso ispirato ai rosoni delle chiese. Il soggetto dei ricami, veri e propri quadri eseguiti coi materiali più diversi (lino, tela grezza, lana, cotone e perfino paglia), tocca settori quali il giardinaggio, l’orticoltura, la pittura, e può rappresentare festoni, ghirlande, medaglioni, reti, angeli, animali, fiori, frange, racemi. La parola ricamo deriva infatti dall’arabo raqm che significa segno, disegno. Quest’arte del silenzio, perché silenziosamente veniva praticata, ci è stata tramandata attraverso una apposita letteratura cominciata in Italia negli anni Trenta del Novecento, e dagli imparaticci, quaderni di appunti che servivano a salvare dall’oblio questo patrimonio culturale. In origine appannaggio dell’aristocrazia, l’arte del ricamo finì attraverso i secoli per raggiungere i ceti più poveri. Nell’epoca barocca e rococò, essa si arricchì di materiali preziosi, oro, argento, perle, gemme, corallo, perle di vetro. E mentre nel XIX secolo esso si semplifica, nel 1830 a Sangallo in Svizzera nascono i primi ricami fatti a macchina, fra cui il pizzo chimico macramé. Agli albori del XX secolo sorge la Cooperativa delle industrie femminili italiane, che rilancia il ricamo italiano. Merletto e pizzi hanno grande fortuna fra gli anni Venti e i Trenta grazie a Mario Bennato e agli architetti Tommaso Buzzi e Giò Ponti. In crisi durante le due Guerre Mondiali, conoscono successivamente un recupero grazie alla riscoperta di punti classici, mentre prima degli anni Quaranta vengono pubblicati sull’argomento volumi destinati a un pubblico femminile, le cui autrici sono Emilia Martini, Emilia Ricci, Lydia Morelli. Dopo la guerra viene introdotta nei programmi scolastici ministeriali una nuova disciplina, l’Economia Domestica, che fra l’altro fornisce alle fanciulle istruzioni teoriche e pratiche sul cucito e sul ricamo.
Per quanto riguarda la Puglia si ha notizia di ricamatori presenti in Salento dalla seconda metà del Seicento. Risale al Cinquecento la menzione di un Punto Pugliese, non ancora identificato.
Famiglie, chiese, conventi e confraternite, custodiscono tesori costituiti da corredi, vesti e paramenti liturgici, stendardi, gonfaloni, vestiti di statue, ex voto ricamati. I punti usati sono i più vari: dal Punto Erba al Punto Catenella, al Punto Scritto, al Punto Lanciato, dal Punto Quadro al Punto Pieno, fino al Punto Rodi, al Punto Principessa, al Punto Pittura e così via, dai più semplici ai più raffinati. L’auspicio di Fulvia Fiorino Dotoli, autrice dell’introduzione al catalogo, nonché curatrice della mostra, è che questa pratica, arte e artigianato ad un tempo, possa essere raccolta dalle giovani generazioni e ancora tramandata, insieme a tante altre, come mestiere, in laboratori, atelier e botteghe, segno di una civiltà antica, a rendere le nostre città più umane.
Le immagini del catalogo sono dei fotografi baresi Antonio e Roberto Tartaglione.
LE ARTI DEL SILENZIO
NON SOLO RICAMO
27 ottobre- 12 novembre 2011
Salone degli Affreschi- Palazzo Ateneo
Piazza Umberto I, Bari
Orario:
9-13/ 17-19