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E’ morto Steve Jobs. Che qualcosa di grave stesse per accadergli lo si era capito nel agosto di quest’anno quando tutti i principali network televisivi si erano affrettati a riproporre il discorso-testamento fatto il nel giugno 2005 ai neo-laureati di Stanford. Discorso epocale oramai noto con il titolo "Siate affamati, siate folli" (http://youtu.be/OzKAfKYD-pQ). Gli Stati Uniti spesso creano miti e profeti, e Jobs eclettico Ceo della Apple, ora da morto è definitivamente entrato nel Pantheon di cui fa parte Martin Luther King. A poche ore dalla ferale notizia i commenti sulla rete impazzano.
A qualcuno potrebbe venire il sospetto che si possa trattare di una "morte a rilascio controllato", ossia che per evitare un tracollo dei titoli di borsa legati ad Apple, tra i più fiorenti del listino americano, si sia voluto controllare il flusso di informazioni fino a questa data, preparando così l’opinione pubblica alla scomparsa di quello che è già acclamato come un nuovo Albert Einstein del nostro tempo. Jobs è stato un interprete ed un creatore dei bi-sogni degli ultimi 30 anni. Se ne parlerà e se ne scriverà ancora a lungo.
In queste stesse ore, però, due gravi problemi affliggono la rete. La chiusura per autocensura dell’enciclopedia satirica Nonciclopedia ad opera di Vasco Rossi, che da stella di prima grandezza del rock europeo la società di rating hanno per questo declassato a mero cantante italiano, e il pesante rischio di chiusura, certamente più grave, della enciclopedia più famosa del mondo WIKIPEDIA nella sua versione italiana.Questo accadrebbe sotto gli effetti di una proposta di legge in discussione in questi giorni, atta a trasformare in legge il decreto approvato dalla Camera Dei Deputati l’ 11 giugno 2009, modificato dal Senato della Repubblica il 10 giugno 2010. Indipendentemente dalle coalizioni politica e dai detentori degli interessi malcelati sotto tale proposta essa si pone come una pesantissima limitazione alla libertà di stampa e diffusione dell’informazione in Italia in aperta contraddizione con molti articoli della vigente Costituzione della Repubblica Italiana che garantisce tra le principali libertà dell’individuo quella di stampa, e quella all’istruzione. In particolare il comma 29 della proposta di legge in discussione, infatti, recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» Se infatti pare legittimo nei suoi principi, auspicando la diffusione solo di informazioni non lesive di chiunque, esso chiude tutte le porte al contraddittorio imponendo violentemente la voce di chi vuole smentire una notizia, o correggerla o modificarla o manipolarla, rispetto al lavoro all’impegno di chi si da da fare per reperirla, costruirla e diffonderla. Da giornalisti e collaboratori di Wikipedia, in cui il nostro magazine è spesso citato in bibliografia decidiamo di aderire all’appello di Wikipedia Italia, certamente politico ma decisamente apartitico. Con questo crediamo anche di onorare la memoria di Steven Jobs profeta della rete e degli scambi tecnologici che uniscono le persone.
"Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita. Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni. Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato. Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti. In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa. L’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell’Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell’onore e dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione. Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all’arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi". Vogliamo poter continuare a mantenere un’enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia "