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E’ stata inaugurata il 17 settembre, presso il Mart di Rovereto (http://www.mart.tn.it/), la grande mostra “Gino Severini 1883-1966”. Vede circa ottanta opere provenienti dalla principali collezioni internazionali (tra cui la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, il Centre Pompidou di Parigi, la Fondazione Thyssen di Madrid, la Estorick Collection di Londra ed il Moma di New York), oltre alle opere in permanenza al Mart.
L’importante esposizione, a cura di Gabriella Belli (direttrice del museo) e Daniela Fonti (docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università La Sapienza di Roma ed autrice del catalogo ragionato sul grande artista), ha avuto una significativa anticipazione, tra aprile e luglio, al Musée de l’Orangerie di Parigi, con la rassegna intitolata “Gino Severini (1883-1966), futuriste et néoclassique”. Ripercorre, per la prima volta, l’intero arco creativo del maestro, chiuderà i battenti l’8 gennaio.
Toscano di Cortona, dove nacque il 7 aprile 1883, è considerato fra i principali pittori italiani contemporanei poiché seppe unire magistralmente arte e scienza, fantasia inventiva e rigore costruttivo, allorché, tra il 1910 ed il 1915, fuse i valori dinamici del Futurismo con quelli costruttivi del Cubismo.
Giunse a Roma sedicenne dove divenne amico di Umberto Boccioni e fu allievo di Giacomo Balla, che lo avviò al Divisionismo, che approfondì a Parigi dal 1906.
Nella Ville Lumière studiò pure l’Impressionismo ed il Post-Impressionismo, fu in contatto con i maggiori esponenti delle avanguardie artistiche, tra cui i pittori Modigliani, Picasso, Braque, Gris e Signac ed i poeti Apollinaire, Fort, Guillaume e Jacob. Partecipò alla nascita ed allo sviluppo del Cubismo.
Ma non recise il legame con la madrepatria anzi, dopo aver sottoscritto, nel 1910, il “Manifesto della pittura futurista”, svolse un importante ruolo di collegamento fra gli ambienti artistici francesi ed italiani, in particolar modo tra sensibilità cubiste e futuriste.
Nel 1912 firmò il “Manifesto tecnico della pittura futurista” ed organizzò la prima mostra dei futuristi a Parigi, presso la galleria Bernheim-Jeune, successivamente partecipò alle collettive futuriste in Europa e negli Stati Uniti d’America. La sua prima personale la tenne a trent’anni, nel 1913, presso la Marlborough Gallery di Londra, riproposta alla Der Sturm di Berlino lo stesso anno. Sempre nel ’13 sposò Jeanne, figlia del poeta Paul Fort, da cui nacquero Gina, Romana e Jaques (deceduto prematuramente).
Il pittore e critico olandese Theo van Doesburg definì il suo stile psychisch kubisme (cubismo psichico).
Dal 1921, in cui pubblicò il trattato “Du cubisme au classicisme” (Dal cubismo al classicismo), passò da un’estetica cubofuturista ad una pittura neoclassica con echi metafisici. Nel 1923 partecipò alla Biennale di Roma. Dal 1924 al 1934, anche in seguito ad una crisi religiosa, si dedicò quasi esclusivamente all’arte sacra, realizzando grandi affreschi e mosaici. Aderì al movimento Novecento, partecipando alle collettive di Milano (del 1926 e del 1929) ed a quella di Ginevra (1929). Nel 1930 espose alla Biennale di Venezia.
Si ritrasferì a Roma, dove prese parte alla Quadriennale del 1931 e del 1935 (anno in cui vince il Gran premio per la pittura, presentando un’intera sala a lui dedicata).
Tornò a Parigi, dove realizzò una grande decorazione per l’Esposizione Universale. Ma per periodi soggiornò ancora in Italia. Nel secondo dopoguerra riscrisse, in chiave di decorativismo astratto, alcune delle proprie opere futuriste.
Nel 1950 aderì al progetto dell’importante Collezione Verzocchi, attualmente ubicata presso la Pinacoteca Civica di Forlì. Il 30 dicembre 1952 fu nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Trasferitosi definitivamente a Parigi, gli fu assegnata una cattedra di mosaico. A Roma, nel 1964, vinse il premio nazionale di pittura dell’Accademia Nazionale di San Luca.
Nella capitale francese morì il 26 febbraio 1966, il 15 aprile dello stesso le sue spoglie furono traslate a Cortona. Ma questa non può essere che una biografia sintetica.
Video: Athos Tromboni commenta la mostra di Gino Severini al Mart di Rovereto
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